Li abbiamo amati e seguiti fin dal loro esordio come serie originale YouTube. Poi con l’arrivo su Netflix hanno conquistato un pubblico sempre più vasto e caloroso. Ma d’altronde i ragazzi e gli adulti di Cobra Kai si sono meritati tutto il grande successo che hanno avuto grazie al perfetto mix di nostalgia e novità, divertimento e azione. Ed è per questo che continuiamo a rimanere affezionati nonostante già con la precedente stagione, la quarta, abbia cominciato a dimostrare tutti i suoi limiti.
Come vedremo in questa recensione di Cobra Kai 5, che la serie abbia già da tempo compiuto il cosiddetto “salto dello squalo” è ormai palese, ma d’altronde una delle caratteristiche fondamentali è sempre stata il tenersi il più lontano possibile dalla realtà e dalla verosimiglianza, quasi come fosse una soap opera ambientata nel mondo delle arti marziali in cui ci sono sì tradimenti e cambi di fronte un giorno sì e l’altro pure, ma in cui i calci volanti prendono il posto di baci e abbracci appassionati.
Cobra Kai – Stagione 5
Genere: Azione/Commedia
Durata: 30 minuti ca./10 episodi
Uscita: dal 9 settembre su Netflix.
Cast: Ralph Macchio, William Zabka, Xolo Maridueña, Tanner Buchanan e Mary Mouser.
Una trama che parte da una sconfitta
E proprio come per le migliori soap opera, cominciamo da un bel riassunto delle puntate precedenti: il dojo Cobra Kai è ora in mano al temibile Terry Silver, che in un colpo solo è riuscito a liberarsi del suo ex amico e alleato John Kreese spedendolo in galera ma anche di entrambi i rivali Daniel La Russo e Johnny Lawrence. Entrambi infatti hanno perso il torneo All Valley e quindi, come da scommessa, devono chiudere per sempre con il karate. Johnny sembra intenzionato a farlo davvero, preso da questioni personali come il ritrovato rapporto col figlio Robbie e il cercare di portare avanti una relazione con Miguel e la bella Carmen. Daniel invece ha addirittura richiamato dal Giappone il suo ex rivale Chozen ed è alla ricerca di nuovi alleati per affrontare Silver una volta per tutte,
In tutto questo anche tra i ragazzi continuano le rivalità di sempre, ma al tempo stesso cominciano anche ad emergere i primi dubbi: Samantha si trova a riflettere sulla necessità o meno di continuare ad allenarsi e combattere, mentre Tory non riesce a togliersi di dosso la sensazione di aver vinto il torneo solo grazie all’arbitro corrotto dal suo sensei.
Inutile dire che ben presto arriveranno nuove occasioni per scontrarsi e battersi, e anche anzi la guerra sta per espandere sempre di più i propri confini.
Terry Silver, pericolo globale
Con Kreese relegato in carcere (e con una sua storyline ben specifica), Terry Silver è l’unico grande villain di questa quinta stagione. Un cattivo ancora più ambizioso e pericoloso del suo predecessore, visto che, con le numerose risorse a sua disposizione, può espandere a macchia d’olio il suo controllo sulla Valley. Ma in realtà, come ben presto si scoprirà, il suo piano è ben più ambizioso e punta a fare del Cobra Kai e del suo karate un brand a livello mondiale: per fare questo porta anch’egli dal Giappone nuovi esperti delle arti marziali che formeranno insieme a lui una temibilissima squadra.
Il passato che ritorna
Un’altra delle caratteristiche della serie fin dalla seconda stagione è stata quella di ripescare sempre di più dal passato – ovvero dalla saga cinematografica anni ’80 Karate Kid. Caratteristica che rimane immutata anche in questa quinta stagione, con alcuni ritorni già annunciati da trailer e materiali promozionali (il Mike Barnes di Sean Kanan) e altri invece meno scontati e più sorprendenti. Il risultato finale – al netto di quella sensazione da soap opera già accennata e che comunque in qualche modo abbiamo tacitamente accettato – è una continua espansione di un universo narrativo che continua ad aggiungere nuove pedine ed elementi. E lo fa spesso in modo intelligente, donando nuova linfa vitale ad una serie che sembrava aver già da tempo finito le cartucce a sua disposizione.
Cobra Kai… assemble!
Nonostante dei primi episodi tutt’altro che esaltanti ed alcune parentesi fondamentalmente inutili (vedi la storyline messicana), arrivati al finale questa quinta stagione di Cobra Kai si conferma non solo avvincente e divertente il giusto, ma anche la più ambiziosa in assoluto. Sia in termini di messa in scena, ma anche per come riesce in qualche modo a legare tutte le varie storie e concludere in grandissimo stile, con tutti i protagonisti presenti contemporaneamente. Quasi come fosse un finale di un film degli Avengers, con gli schieramenti pronti a sfidarsi una volta per tutte.
Al contrario dei film Marvel, qui non ci sono morti e nessun addio è mai definitivo. Anzi Cobra Kai sembra prometterci qualcosa di ancora più grandioso già per la prossima stagione, e noi siamo ben contenti di farci trovare pronti. Speriamo magari che ci sia anche qualcosa di un po’ più nuovo e differente, perché la serie ne ha disperatamente bisogno.
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La recensione in breve
Arrivato ormai alla quinta stagione Cobra Kai non fa nulla per nascondere i suoi difetti e i suoi limiti, ma spinge ancora di più sul pedale dell'eccesso. Il risultato è sempre divertente e, soprattutto negli ultimi episodi, appassionante e coinvolgente. Non sappiamo ancora quanto potrà andare avanti una serie che sembra davvero essersi giocata tutte le carte a disposizione, ma al tempo stesso non vediamo l'ora di continuare a scoprirlo.
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Voto ScreenWorld