La Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe è quasi giunta al capolinea: sul grande schermo si congederà dagli spettatori a novembre, con l’uscita dell’atteso Black Panther: Wakanda Forever, mentre su Disney+ il tassello conclusivo è costituito dal debutto di She-Hulk, protagonista della propria serie disponibile a cadenza settimanale dal 18 agosto fino al 13 ottobre, per un totale di nove episodi.
Nove capitoli che, come cercheremo di spiegare in questa recensione di She-Hulk: Attorney at Law, analizzandone solo il primo, si annunciano diversi dal solito: se da un lato, infatti, i progetti dei Marvel Studios non sono mai stati privi di momenti leggeri (a volte in sovrabbondanza, come nei film di James Gunn e Taika Waititi), dall’altro è la prima volta che la Casa delle Idee punta, in ambito seriale, sul formato comico da mezz’ora, rifacendosi a modelli come Ally McBeal e Boston Legal per l’ibridazione di racconti giuridici e trovate umoristiche, inclusa la rottura della quarta parete.
She-Hulk: Attorney at Law
Genere: Commedia, giudiziario, supereroi
Durata: 30 minuti ca./9 episodi
Uscita: 18 agosto 2022 (Disney+)
Cast: Tatiana Maslany, Mark Ruffalo, Tim Roth
La trama: Non c’è cosa più divina che infettare la cugina
Jennifer Walters (Tatiana Maslany), la protagonista di She-Hulk: Attorney at Law, è la cugina di Bruce Banner (Mark Ruffalo, accreditato come ospite speciale) e ha davanti a sé una brillante carriera giuridica. Solo che un giorno, mentre stanno parlando del più e del meno, i due cugini si ritrovano coinvolti in un incidente, e il sangue di Bruce si mescola con quello di Jennifer, dandole gli stessi poteri che da anni tormentano il dottor Banner. Lui cerca di insegnarle a controllare il tutto, ma la situazione di Jennifer è molto diversa: laddove Bruce ha passato una decina d’anni a cercare di capire come controllare il suo lato più brutale (l’episodio chiarisce alcuno dettagli legati alle sue ultime due apparizioni cinematografiche), Jennifer rimane l’unica personalità all’interno del corpo verde, e impara rapidamente a gestire i cambiamenti fisiologici causati dalle radiazioni gamma. Ma sarà in grado di riconciliare la sua doppia identità in ambito lavorativo?
Ironia, portami via: legal comedy in ambito supereroistico
La serie si rifà fedelmente alle più apprezzate incarnazioni fumettistiche del personaggio, quella a firma di John Byrne (che introdusse l’interazione diretta fra She-Hulk e il lettore/spettatore) e quella di Dan Slott (con un approccio molto leggero alla questione della professionale legale, a partire dal primo numero dove Jennifer viene licenziata per aver usato la fotocopiatrice aziendale per immortalare il proprio sedere). E se nel primo episodio è soprattutto questione di backstory, anche per chiarire il posizionamento cronologico dello show all’interno della Fase Quattro (per l’esattezza, poco dopo gli eventi di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli), si intuisce già il potenziale di una legal comedy in ambito supereroistico, con le conseguenze delle azioni di eroi e cattivi (sappiamo già dai trailer che nelle prossime settimane vedremo in azione Emil Blonsky/Abominio e lo stregone Wong, quest’ultimo divenuto una sorta di Nick Fury per la Fase in corso), e un’applicazione molto diversa del concetto sempiterno dei grandi poteri e delle grandi responsabilità.
Una CGI altalenante
Nei giorni precedenti il debutto della serie, la sceneggiatrice Jessica Gao ha svelato che, a post-produzione già avviata, la Marvel avrebbe chiesto alla squadra che lavora allo show di ridurre il numero di scene in cui Jennifer è effettivamente She-Hulk, presumibilmente per questioni di budget. Ed è proprio quello il principale difetto di questo primo episodio, dove la CGI è abbastanza altalenante in quasi tutte le scene dove appare la protagonista (diverso il discorso per Banner, forse anche perché nel suo caso il modello digitale esiste da qualche anno), e questo mette in evidenza quanto sarebbe stato meglio o lavorarci più a lungo – di recente è uscito un articolo sulle difficoltà delle aziende di effetti speciali per le scadenze troppo strette imposte da clienti come la Casa delle Idee – o ripensare la strategia editoriale e far debuttare Jennifer al cinema, con i vantaggi del caso (vedi gli altri personaggi che appariranno nella serie con annessi elementi in computer grafica già collaudati).
L’esordio di Tatiana Maslany
Al netto dell’apparato estetico intermittente, la serie conferma l’ottimo lavoro dei Marvel Studios sulla caratterizzazione dei personaggi, e Tatiana Maslany è, insieme a Oscar Isaac e Iman Vellani, l’ennesimo esordio forte nel franchise in questi mesi conclusivi della Fase Quattro, in vista di un’importanza maggiore nei piani futuri della major (improbabile che Marc Spector, Kamala Khan e Jennifer Walters non facciano parte degli Avengers nei due film incentrati sulla minaccia di Kang il Conquistatore). La personalità dell’attrice, abituata a ruoli sci-fi con identità multiple (vedi alle voci Orphan Black e 3Below), è perfettamente in sintonia con il disegno di Kevin Feige e soci, e il motivo principale per cui le otto settimane a venire su Disney+ dovrebbero giustificare la mezz’ora richiesta per seguire le avventure di She-Hulk.
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La recensione in breve
Il primo episodio di She-Hulk: Attorney at Law convince per l'uso dei personaggi e per l'impostazione umoristica, ma lascia un po' a desiderare per quanto riguarda la CGI. Ottima l'interpretazione di Tatiana Maslany.
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Voto ScreenWorld