Ovviamente tra i film dello studio Ghibli portati in sala da Lucky Red in questa torrida estate italiana non poteva mancare Porco Rosso che, proprio nel 2022, compie i suoi trent’anni. In assoluto una delle opere più affascinanti e senza tempo del Maestro Miyazaki, il film data l’ambientazione ha ancora più ascendente per noi italiani.
Nei giorni scorsi vi abbiamo già proposto un’analisi di questo capolavoro dello studio Ghibli. Oggi, invece, vi presentiamo la nostra spiegazione del finale di Porco Rosso.
Ambientazione italiana
Marco Peagot è un aviatore, più precisamente un cacciatore di taglie che si aggira sul Mar Adriatico a bordo del suo idrovolante rosso all’inseguimento dei cosiddetti pirati dell’aria. Nel suo passato ha servito la Regia Aeronautica, una delle quattro forze armate del Regno d’Italia. Mentre prestava servizio durante la Prima Guerra Mondiale, incappa insieme ai suoi compagni in uno scontro. Rimarrà l’unico sopravvissuto e si ritroverà con il volto di un maiale. Con l’ascesa del fascismo decide di non prestar più servizio nell’Aeronautica del regime, preferendo come detto l’attività di cacciatore di taglie.
Tutto il film di Miyazaki porta avanti un’ambientazione italiana peculiare, in cui il Mar Adriatico assume le sembianze dei laghi del Nord d’Italia, costellato da quelle piccole isole tipiche per esempio del Lago di Como. Abbiamo anche un ambiente urbano: una Milano dove i navigli, per ragioni comprensibili di trama, la fanno da padrone. È proprio nel capoluogo lombardo, più precisamente alla Piccolo S.p.a il luogo dove Porco si dirige con l’intento di far riparare il suo idrovolante. Miyazaki in questa piccola parte di film ambientata a Milano non lesina di piccoli dettagli, più o meno corretti, sull’Italia del tempo: pensiamo ai figli maschi di Piccolo (non casualmente simile a Miyazaki), tutti andati in America alla ricerca di maggior fortuna; la tavola di famiglia imbandita dove servire spaghetti accompagnati da vino rosso; le signore con il capo coperto e gli abbigliamenti in generale.
La parentesi milanese ha un ruolo centrale nell’economia del film non solo per la mole di dettagli, per le sorti dell’idrovolante e per l’iconica frase antifascista ma per l’introduzione della giovane Fio, personaggio centrale in Porco Rosso e che non abbandoneremo più fino ai titoli di coda.
Lo scontro finale con Curtis
Addentriamoci ora nella nostra spiegazione del finale di Porco Rosso. Tornato sull’Adriatico con Fio, Porco deve risolvere la sua disputa con Curtis, il pilota ingaggiato dai pirati dell’aria per sconfiggerlo. Il giovane americano durante l’assenza del cacciatore di taglie ha tentato di corteggiare Gina, amica del protagonista e proprietaria dell’isola-hotel preferito del Mar Adriatico. Durante la loro conversazione scopriamo l’amore di lei nei confronti di Porco: un sentimento non dichiaratamente corrisposto ma sul quale lei ha scommesso con se stessa.
Intanto Porco e Fio sono stati raggiunti al loro rifugio da tutti i pirati dell’aria, ai quali si aggiunge presto Curtis. Fio prende presto in mano la situazione e organizza un incontro tra lui e Porco, ad armi pari, per il giorno seguente: in caso di sconfitta Curtis dovrà pagare il debito di Porco con la ditta Piccolo; in caso di vittoria potrà prendere Fio come sposa. Il mattino seguente ha così inizio lo scontro volante tra i due ma ben presto si arriverà a una semplice scazzottata. Mentre entrambi sono k.o. arriva anche Gina sul luogo, con l’intento di avvertire i vari pirati dell’arrivo dell’Areonautica fascista. In quel momento, grazie alla sua voce, si riprende Porco che viene dichiarato vincitore della disputa. Tutti fuggono dal luogo, Porco chiede a Gina di riportare Fio a Milano insieme ai soldi appena vinti mentre lui e Curtis distrarranno gli aerei fascisti.
I minuti finali e la faccia da maiale
Le immagini dei minuti finali sono accompagnate dalla voce fuori campo di Fio che ci racconta il futuro dei personaggi. Sono passati gli anni del fascismo e della guerra: lei ora gestisce l’impresa di famiglia; Gina, con la quale ha stretto una bella amicizia, possiede ancora l’albergo nell’Adriatico che è rimasto molto frequentato anche da vecchi amici; con Donald Curtis ha mantenuto un rapporto epistolare, non è ancora diventato Presidente ma è riuscito a diventare un attore (dando al personaggio una vicinanza con Ronald Raegan); per quanto riguarda Porco, Gina e la scommessa preferisce mantenere il segreto.
Se però si presta un poco di attenzione, mentre si vede l’idrovolante di Fio passare sopra l’isola di Gina si possono vedere molti idrovolanti parcheggiati. Sul retro, in prossimità del giardino privato della proprietaria si scorge un singolo aereo rosso: quello di Porco. Così possiamo pensare che finalmente Marco Peagot, in pace con se stesso, abbia deciso di abbandonare le proprie remore e vivere il resto della sua vita con Gina.
Per quanto riguarda invece il volto da maiale del protagonista Miyazaki non ha voluto fare sconti né rivelarci nulla. Le uniche cose che sappiamo derivano dal racconto di Porco fatto a Fio la notte prima dello scontro con Curtis: un flashback in cui si vede l’esperienza premorte dell’aviatore, quasi rammaricato dall’essere l’unico sopravvissuto. A questo aggiungiamo due singoli episodi avvenuti durante il film: quella stessa notte Fio scorge per un attimo il volto umano di Marco, assolto nei suoi pensieri; al termine dello scontro, quando ormai tutti hanno lasciato l’isola, Curtis chiede a più riprese di guardare il volto del protagonista, convinto di aver notate le sue sembianze umane. A conti fatti potremmo pensare che la “maledizione” che ha trasformato il volto di Marco in quello di un maiale possa essere auto-indotta, come una sorta di punizione o di pentimento che prova per aver visto i suoi compagni morire e essere sopravvissuto.
Ma d’altra parte Miyazaki durante tutto Porco Rosso sembra in realtà disinteressato a parlarci della mutazione. E ci sembra giusto quindi goderci il film per quello che è: un meraviglioso racconto di una speciale estate italiana.