Sono passati 60 anni dalla morte di Marilyn Monroe e presto verrà affidato alla brillante Ana de Armas il compito di fare rivivere la sua eredità sul grande schermo, con Blonde di Andrew Dominik, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022. Prima che Andy Warhol la catturasse per sempre nelle celebri serigrafie pop del 1967, la drammatica notte tra il 4 e il 5 agosto 1962 pietrificò il volto di Marilyn. La diva venne trovata morta nella sua casa di Los Angeles, nuda sul letto, a faccia in giù, con un telefono in una mano, i flaconi vuoti di pillole, prescritte per curare la sua depressione, sparsi per tutta la stanza. Dopo una breve indagine, la polizia di Los Angeles concluse che la sua morte fosse stata “causata da un’overdose di farmaci sedativi autosomministrati e che la modalità del decesso è un probabile suicidio”.
Nel 1961 Marilyn, afflitta da depressione, iniziò a sottoporsi alle cure costanti di uno psichiatra. Sempre più irregolare negli ultimi mesi della sua vita, visse come una reclusa nella sua casa di Brentwood, a Los Angeles. Fu la sua domestica Eunice Murray, dopo la mezzanotte del 5 agosto 1962, a notare per prima la luce della camera da letto della Monroe accesa. Quando trovò la porta chiusa a chiave e si accorse che Marilyn non rispondeva alle sue chiamate, chiamò lo psichiatra dell’attrice, il dottor Ralph Greenson, che riuscì ad intervenire rompendo una finestra. La morte di Marilyn Monroe, tra verità e bugie è uno dei gialli più complessi di Hollywood e i numerosi complotti e presunte rivelazioni che si sono stratificati negli anni, non contribuiscono certo a fare chiarezza.
Nata Norma Jeane Mortenson, la carriera di Marilyn iniziò come modella nel 1944 e decollò nel 1946, firmando un un contratto a breve termine con la 20th Century Fox, che la fece diventare a tutti gli effetti “Marilyn Monroe”. Sono le interpretazioni in Nido d’amore (1951), Il magnifico scherzo (1952) e Niagara (1953) che ne rendono celebre la voluttuosità e il fascino, enfatizzati al massimo coi ruoli che ne decretano la fama internazionale di sex-symbol in Gli uomini preferiscono le bionde (1953), Come sposare un milionario (1953) e Follie dell’anno (1954). Marilyn Monroe raggiunse tale popolarità grazie a una tempesta perfetta di biografia e contesto culturale, un potenziale che l’industria hollywoodiana riuscì a capitalizzare con un’accorta gestione dell’immagine.
Marilyn Monroe è morta nel 1962, ma in quello stesso momento è nata una leggenda. E se la sua vita ha gettato le basi per lo status di leggenda, è la sua morte che l’ha catapultata nell’immortalità iconica.