Thor, figlio di Odino e dio del tuono della mitologia norrena, è un personaggio talmente tanto famoso e conosciuto che negli ultimi anni è diventato un’icona della cultura pop grazie a diversi prodotti d’intrattenimento che vedono il pantheon norreno come snodo centrale della storia o della narrazione. La potente entità, personificatrice della folgore, del fulmine e della tempesta è apparsa, in diverse forme, nel videogame Assassin’s Creed: Valhalla (2020), nel romanzo American Gods (2001) e nella serie ispirata al libro (2017-2021), nello show Netflix Ragnarok (2020 – in corso) e in molti altri titoli. Ovviamente, tra questi esempi, quello più rappresentativo riguarda la presenza della divinità nel Marvel Cinematic Universe, dove ha il volto di Chris Hemsworth. Sicuramente la versione supereroistica del personaggio mitologico è particolarmente interessante per diversi motivi, ma l’aspetto più importante da analizzare è la sua forte partecipazione all’interno del piano strategico della Casa delle Idee.
Thor ha debuttato ufficialmente all’interno del Marvel Cinematic Universe nel film Thor (2011), uno dei tasselli fondamentali della Fase 1 di questo universo narrativo. Il dio del tuono, quindi, ha fatto parte sin da subito del piano strategico dei Marvel Studios, essendo, tra l’altro, uno dei volti più autorevoli e importanti insieme ad Iron Man (Robert Downey Jr.) e Captain America (Chris Evans). Dopo la sua apparizione in Avengers (2012), il personaggio è stato protagonista di un altro lungometraggio individuale, Thor: The Dark World (2013) che, rispetto al titolo precedente, è stato accolto in maniera più fredda dalla critica e, a posteriori, è stato giudicato come un progetto piuttosto fallimentare, tra i più anonimi del piano di Kevin Feige fino a quel momento. Ecco che quindi, al di là del successivo prodotto corale che lo ha visto presente ovvero Avengers: Age of Ultron (2015), c’era bisogno di uno svecchiamento del supereroe norreno perché era evidente che qualcosa non stava funzionando con la sua caratterizzazione. Ma quindi qual è stata la svolta che ha reso Thor l’eroe più longevo dell’MCU?
Il rinnovamento comico di Taika Waititi
Come un fulmine nei cieli di Asgard, l’arrivo di Taika Waititi (What We Do in the Shadows, Jojo Rabbit) è stato inaspettato. Il filmmaker, che aveva fino a quel momento all’attivo ben quattro pellicole, è stato coinvolto alla regia di Thor: Ragnarok (2017), cinecomic che ha ridefinito completamente l’identità e la caratterizzazione di Thor. L’autore neozelandese, infatti, ha voluto dare carattere al personaggio, al suo background e alla storia di riferimento puntando su elementi comici e umoristici, non solo per aggiungere più colore alla narrazione, ma anche per costruire un ritratto più umano e intenso del dio del tuono. Se i detrattori della pellicola hanno sottolineato come gli aspetti irriverenti siano andati a ledere il progetto, in realtà questi sono stati propedeutici per l’evoluzione del protagonista, da eroe tragico, ma fuori posto (negli altri film) ad eroe comico, ma più consapevole e riflessivo. Questa versione rilassata e scanzonata del figlio di Odino, oltretutto, mostra la sua vera natura in Avengers: Infinity War (2018) ed Avengers Endgame (2019) dove si è fatto totalmente prendere dall’angoscia.
In particolare, in Avengers: Endgame, Thor è totalmente deluso dalle sue imprese e si rende conto di aver fallito sia come supereroe in generale (per non essere riuscito a fermare Thanos in tempo prima del blip), sia come sovrano di Asgard e protettore della sua gente. Uno sconforto che ha portato la divinità a chiudersi in sé stessa, a giocare ai videogiochi per tutto il giorno in compagnia dei suoi amici Korg e Miek, abbandonando la sua forma fisica scultorea. Alla vista del Thor in sovrappeso il pubblico si è diviso tra chi ha apprezzato questa svolta inaspettata e chi, al contrario, lo ha trovato ridicolo e senza senso. Se però si prosegue nella visione dell’opera si comprende bene come il supereroe vive un conflitto interiore terribile che riesce parzialmente a superare al termine di Endgame, quando decide di prendersi un periodo di pausa dagli impegni della sua terra natia per viaggiare insieme ai Guardiani della Galassia.
Il presente di Thor in Love and Thunder
E proprio da qui si riparte in Thor: Love and Thunder (2022), altro cinecomic in mano a Waititi che, in modo del tutto coerente con Thor: Ragnarok, ha portato avanti la sua personale visione del personaggio, riuscendo a svilupparlo ancora più minuziosamente, come abbiamo avuto modo di raccontare nella nostra recensione del film. Fino a questo momento non era ben chiaro come fosse esattamente avvenuto l’addio tra Thor e Jane Foster (Natalie Portman) e soprattutto, per quanto fossimo a conoscenza del fatto che il dio era ancora innamorato della bella scienziata, non avevamo idea di quanto profondamente. Il film fa luce su questi punti oscuri, raccontando un’interessante e tragica storia d’amore alla quale tra l’altro allude lo stesso titolo, marcando ancora di più la sua importanza nell’economia della narrazione. Con questo progetto abbiamo visto da vicino un altro aspetto del supereroe ed ora, francamente, non sappiamo cosa potrebbe accadere in futuro, visto e considerato che molti si aspettavano una chiusura definitiva del personaggio proprio con Thor: Love and Thunder.
Il futuro di Thor
Il pubblico, la critica e persino il protagonista e Taika Waititi sono stati piacevolmente smentiti perché sì, senza dubbio Thor tornerà. Dopo ben 4 film (senza contare le pellicole in cui è apparso di supporto) il mito costruito in anni e anni da Chris Hemsworth sembra non aver raggiunto ancora il suo capolinea. Sarà stata la rilettura di Waititi? Il talento dell’attore australiano? O è il classico legame che si è creato tra gli spettatori e personaggio nel momento in cui è diventato più umano e meno divino? Forse tutti e tre le risposte sono affermative, ma è comunque affascinante osservare che forse un’altra grande parte della sua caratterizzazione su schermo deve essere ancora scritta. Con una nuova figlia adottiva alle spalle, Love (che tra l’altro è la reale figlia della star hollywoodiana) e la pace riportata ad Asgard, il dio è pronto alla sua prossima avventura e, a giudicare da quello che abbiamo visto nelle scene dopo i titoli di coda di Thor: Love and Thunder, lo porterà nuovamente ad Onnipotence City, dove lo attendono Zeus (Russell Crowe) ed Ercole (Brett Goldstein).