Il 20 luglio 2012 usciva nelle sale americane il capitolo finale della trilogia di Batman firmata da Christopher Nolan: Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, ovvero quel The Dark Knight Rises che ancora adesso rappresenta la conclusione monumentale di una trilogia per molti versi unica.
Nel fiorire di prequel, sequel e capitoli che rendono le saghe attuali dei veri e propri filoni infiniti, il trittico del Cavaliere Oscuro è stato un esempio di misura narrativa e lungimiranza produttiva, avendo avuto un inizio, un intermezzo e un finale, così come era accaduto per lo Spider-Man di Raimi nei primi anni Duemila. Batman Begins è il prototipo del reboot: molti altri film si sono ispirati ad esso per trarre spunto quando hanno reimpostato una serie (pensiamo fra tutti a Casino Royale, esordio dello 007 di Daniel Craig sul grande schermo) e, del resto, mai erano state raccontate le origini dell’Uomo Pipistrello come fatto dall’avvio della trilogia. Il Cavaliere Oscuro è un incontro sublime tra action, thriller e dramma, impreziosito dal Joker del compianto Heath Ledger e da un impianto narrativo e scenografico straordinario: semplicemente un capolavoro. Dopo la scomparsa dell’attore statunitense, Christopher Nolan intese prendersi del tempo per venire incontro alle esigenze di Warner Bros. Pictures e DC Comics di avere comunque una chiusura di un percorso tanto apprezzato dal pubblico internazionale.
Dopo aver realizzato Inception nel 2010, Nolan decise di comporre definitivamente la trilogia e progettare, insieme al fratello Jonathan e al suo gruppo creativo, un finale che avrebbe consegnato il suo Batman alla leggenda. A dieci anni di distanza, Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno mantiene intatta la propria portata epica.
Le premesse de Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno
Dopo l’approvazione delle misure di contrasto alla criminalità che portano la firma del procuratore distrettuale Harvey Dent, Gotham è adesso una città sotto controllo. Batman aveva assunto su di sé il peso della morte di Dent, inevitabile dopo che quest’ultimo era stato spinto dal Joker a volgersi verso il male, lasciando dietro di sé una scia di omicidi. Bruce Wayne ha così riposto armi, costume e mezzi nella caverna del suo maniero, chiudendosi nel rimorso per aver perso Rachel e lasciando che fosse la giustizia civile e non più Batman ad estirpare la violenza dalle strade. Ma la bugia sulla quale si regge l’effimera tranquillità di Gotham non potrà proseguire a lungo. Una minaccia incombente avanza dai bassifondi della metropoli: quella di Bane, un folle terrorista che attacca i punti nevralgici del potere costituito puntando a far uscire Batman nuovamente allo scoperto. Nel frattempo, anche il detective John Blake è sulle tracce del Cavaliere Oscuro, preoccupato dalle condizioni nelle quali versa la parte povera di Gotham, sempre più in crisi. A sparigliare le carte potrebbe però essere la magnetica Selina Kyle, un’affascinante ladra in cerca di riscatto e redenzione.
Le ragioni di un successo planetario
Un miliardo e ottantadue milioni di dollari: questo fu l’incasso al botteghino de Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, che era atteso come un evento e tale si confermò nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Soprattutto dopo l’uscita de Il Cavaliere Oscuro, la popolarità del Batman nolaniano aveva raggiunto un picco altissimo, il che richiese al cineasta britannico un lavoro ancora più impegnativo nella preparazione del capitolo conclusivo: la trilogia era stata l’idea che Nolan aveva illustrato alla Warner Bros. già da quando venne scelto per rilanciare il franchise dell’Uomo Pipistrello, che fino al 2004 era rimasto fermo alle delusioni di metà anni Novanta.
Il punto di partenza fu certamente il casting. Ai confermati Christian Bale (Bruce Wayne/Batman), Michael Caine (Alfred Pennyworth), Gary Oldman (Jim Gordon) e Morgan Freeman (Lucius Fox) vennero affiancati Tom Hardy nel ruolo di Bane, Anne Hathaway in quello di Selina Kyle/Catwoman, Marion Cotillard in quello Miranda Tate e Joseph Gordon-Levitt in quello di John Blake. A parte la Hathaway, gli altri tre interpreti erano reduci dal successo di Inception, confermando come Nolan adori circondarsi di attrici e attori che hanno già lavorato con lui in precedenza. Un siffatto cast artistico e i personaggi da loro impersonati presupponevano un lavoro di scrittura ben calibrato, per concedere a ogni linea narrativa il giusto spazio. Tanto che nel film i nuovi ingressi si prendono la scena per tutta la prima parte: Batman entrerà in azione dopo ben 45 minuti, quando avrà spazzato i dubbi su un suo ritorno in azione dopo otto anni di isolamento volontario.
Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno fece poi qualcosa di estremamente semplice, ma non così comune per i blockbuster contemporanei: chiuse un percorso narrativo mantenendo le premesse dell’intera trilogia. “Batman può essere chiunque” sarà il motto che ispirerà continuamente il Giustiziere di Gotham interpretato da Bale: Batman non è altro che un simbolo, un’ispirazione dalla quale ogni persona può trarre il coraggio per scegliere la via della legalità. Il Vigilante mascherato non intende restare tra le strade della sua città per sempre, ma vuole fungere da stella polare per cambiare radicalmente una metropoli che, dopo l’omicidio di Thomas e Martha Wayne, era progressivamente sprofondata nella rassegnazione di fronte alla criminalità dilagante. Il terzo capitolo della trilogia non tradisce lo spirito iniziale e conserva una straordinaria coerenza, anche quando la tempesta si abbatte con estrema violenza su Batman e su Gotham, ovvero quando Bane riuscirà a mettere in ginocchio il Pipistrello e poi l’intera città. Prima che il fuoco della Giustizia riemerga, fino ad elevarsi definitivamente in uno straordinario scontro finale, scandito dalla colonna sonora di Hans Zimmer.
Batman non è mai cambiato e non è stato adattato in base alle percezioni del pubblico, ma è rimasto quello concepito inizialmente da Nolan insieme a David S. Goyer già in Batman Begins: anche questo aspetto ha dato ai tre film una direzione univoca, della quale ha beneficiato l’intero trittico.
La drammatica contemporaneità di Bane
Come già accaduto con il Joker de Il Cavaliere Oscuro, che intendeva “regalare a Gotham un criminale di maggior classe” e non era altro che “in anticipo sul percorso” rispetto agli eventi che avrebbero attacco alle fondamenta la metropoli, anche il Bane di The Dark Knight Rises si inserisce in un contesto (purtroppo) contemporaneo, sia per quanto riguarda il terrorismo urbano che per il messaggio di fondo che utilizza per lanciare la sua offensiva contro le istituzioni cittadine.
Egli si serve della bruta violenza per stabilire una nuova dittatura, equiparando onesti cittadini e criminali, che dovrebbero “prendere il controllo” sulla loro città. Il concetto di democrazia rappresentativa viene così demolito, in nome di una finta libertà che in realtà cela un piano eversivo. Negli ultimi anni si è spesso dibattuto nei Paesi occidentali dell’avanzata di nuovo populismi che hanno predicato l’abolizione delle istituzioni in favore di una amministrazione diretta della cosa pubblica; molti politici hanno fondato le loro campagne elettorali sul superamento delle democrazie classiche in favore di nuove forme di governo. La vittoria di Trump negli Stati Uniti è stata probabilmente l’apice del trionfo populista, i cui effetti sono stati assolutamente deleteri: l’ondata razzista e suprematista contro la comunità afroamericana e le minoranze etniche, la messa in discussione di diritti fondamentali acquisiti con lunghe battaglie di civiltà e, infine, il drammatico assalto al Campidoglio di Washington avvenuto nel gennaio 2021. Un tentativo di insurrezione che molti accostarono, con le dovute proporzioni, a quello che accade in The Dark Knight Rises con il sollevamento antidemocratico propugnato da Bane, come se, in qualche maniera, la fantasia avesse anticipato la realtà.
Oltre a questi parallelismi, quello che resta della trilogia di Nolan è l’aver trattato alcune tematiche sociopolitiche di grande rilievo attraverso il genere fantastico: quando si parla di realismo di questi tre film non ci si riferisce soltanto a un Batman più vicino all’action che al fantasy (a differenza, ad esempio, del colorato Pipistrello di Joel Schumacher) ma anche agli elementi narrativi proposti, che hanno reso ancora più affascinante l’intero progetto firmato dal regista britannico.
Il pesante testimone de Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno
Se proprio volessimo trovare un difetto a Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno è probabilmente nella durata: ampia, ma paradossalmente troppo ristretta. La parte centrale, quella che anticipa soprattutto lo scontro conclusivo a Gotham, è forse troppo condensata, anche per evitare di andare oltre i 164 minuti che rappresentano la durata ufficiale della pellicola. Un vero peccato, ma è chiaro che in fase di produzione, e infine di montaggio, a volte occorra fare delle scelte non semplici: è sempre rimasta però la sensazione di come alcuni passaggi sarebbero risultati ancora più efficaci se approfonditi in maniera più dettagliata.
Ma queste sono sottigliezze: la trilogia del Cavaliere Oscuro rasenta, senza dubbi, la perfezione assoluta, ancora adesso non superata da nessun altro cinecomic, né di casa Warner/DC, ancor meno di casa Marvel/Disney. Nolan ha alzato l’asticella così in alto che a “pagarne le conseguenze” è stata proprio Warner Bros. Pictures, che ha girato a vuoto per diverso tempo con il DC Extended Universe, affidato inizialmente a Zack Snyder e attraverso il quale sono stati progressivamente introdotti tutti i supereroi della Justice League, da Superman a Wonder Woman, fino a Flash, Cyborg e Aquaman, oltre al nuovo Batman di Ben Affleck. Nonostante l’approccio molto vicino ai fumetti e la grande cifra tecnica della regia di Snyder, le incertezze e gli errori di valutazione hanno danneggiato l’intero progetto, uscito già battuto in partenza nel paragone con la chiarezza produttiva della trilogia nolaniana, sebbene il DCEU si muovesse su presupposti ben differenti (ma troppo vicini al Marvel Cinematic Universe) e proponesse un Pipistrello più maturo e violento, ma rimasto appena abbozzato nello sviluppo complessivo.
Con il recente The Batman, però, qualcosa è finalmente cambiato. Matt Reeves ha creato una Gotham cupa, oscura e quasi invivibile, aggravando il tono rispetto all’opera nolaniana ma traendo da quest’ultima il rigore narrativo e la definizione dei personaggi, inserendoli perfettamente nel contesto contemporaneo come già fatto dal Batman di Bale e dai suoi villain, soprattutto il Joker di Ledger e il Bane di Hardy. Il Vigilante mascherato portato sullo schermo da Robert Pattinson ha ampiamente superato la prova, così come il film, che ha regalato uno spettacolo straordinario e a lungo atteso. Esso potrebbe rappresentare il primo capitolo di una nuova trilogia, che certamente potrà affiancarsi a quella di Nolan ma suggerendo una propria direzione, senza dubbio più riuscita dei precedenti tentativi dell’Universo esteso.