Faccia da schiaffi: se dovessimo sintetizzare la caratteristica che più definisce la star Harrison Ford, che oggi compie 80 anni, sarebbe proprio questa. In altre parole quella spavalderia, sempre sorretta da ironia, arguzia e battuta fulminante (poco importa che dipendesse dalla sceneggiatura), perfettamente equilibrata con una sana dose di umanità e fragilità, che ce lo hanno reso al tempo stesso intimo e familiare, come se lo conoscessimo da sempre. Queste le qualità che hanno fatto di Harrison Ford uno degli ultimi grandi divi del cinema. Come accennato, non ha importanza se le battute argute fossero già scritte su un copione o se invece originassero da improvvisazioni sul set: è il modo strafottente e canagliesco con cui Ford le porge che le rendono uniche e impresse nella memoria di fan e cinefili. Altra peculiarità che distingue molti personaggi di Ford, e che l’attore sa rendere alla perfezione, è lo spaesamento del pesce fuor d’acqua, ovvero dell’individuo che capita, più o meno per caso, in un contesto che gli è totalmente alieno, nel quale le certezze e gli usuali punti di riferimento vengono a mancare. Un ambiente in cui il nostro dovrà cavarsela con le sue sole forze: situazioni in cui Ford sembra sguazzare davvero bene.
Vogliamo poi accennare al fatto che Harrison Ford abbia incarnato i due personaggi assolutamente più iconici nelle due saghe, sci-fi e d’avventura, più famose, redditizie e immaginifiche della storia del cinema? E che abbia inoltre interpretato un altro personaggio, un certo cacciatore di androidi, in uno dei film più belli della storia del cinema? Che oltre a questi sia stato protagonista in decine e decine di altri bellissimi film con i più importanti cineasti della settima arte? Dobbiamo davvero scriverlo tutto questo? Andiamo a scoprire quali sono, a nostro parere, i migliori film con Harrison Ford, quelli da vedere che proprio non possono mancare in un’ideale filmografia del divo.
1. Guerre stellari (1977)
È la nave che ha fatto la rotta di Kessel in meno di dodici parsec: questa leggendaria e vanagloriosa battuta sintetizza molto bene il carattere di Han Solo, contrabbandiere dello spazio che ha dato fama imperitura ad Harrison Ford. Per i pochi sul pianeta che non ricordino la trama, ecco una breve sintesi: in una galassia lontana lontana c’è una principessa da salvare, Leia Organa, un oscuro nemico dai grandi poteri mentali, Darth Vader, un mentore saggio, Obi Wan-Kenobi e un giovane contadino spaziale di nome Luke Skywalker che, dopo un primo rifiuto, risponde al richiamo dell’avventura per combattere un malvagio l’impero galattico dalle sembianze naziste. Gli archetipi narrativi di Campbell e Jung sono tutti rispettati nell’iconico capitolo introduttivo (poi diventato il quarto) della saga fantasy di George Lucas. Una saga che avrebbe influenzato non solo la settima arte, ma l’intera cultura pop, i modi di dire, perfino il modo di vedere il mondo (si pensi alla Forza a cui saremmo tutti interconnessi). Tra le nuove leve attoriali lanciate da Star Wars, Mark Hamill e Carrie Fisher, Ford sarà però l’unico ad avere la strada spianata, grazie alla memorabile canaglia dalla battuta pronta, dal carattere vanesio e apparentemente cinico, dai modi sbrigativi, ma dal cuore d’oro. Da qui in poi la carriera del trentacinquenne Harrison verrà scolpita nella storia del cinema.
2. I predatori dell’arca perduta (1981)
Un antico artefatto biblico dai poteri illimitati, l’Arca dell’Alleanza, i nazisti, stavolta quelli veri, una caccia al tesoro attraverso paesi esotici, inseguimenti mozzafiato. Questi gli elementi de I Predatori dell’arca perduta, saga nata da un’idea geniale di George Lucas che voleva riportare in auge i vecchi serial di avventura che venivano proiettati nelle matinée dei cinema americani degli anni ’50, e portata sullo schermo dalla maestria di Steven Spielberg. Ma l’intuizione più geniale è stata forse quella di affidare il ruolo del protagonista, ovvero Indiana Jones, ad Harrison Ford che regalò all’archeologo con cappello e frusta la sua carica unica di sfrontatezza, autoironia e umanità. Tramite Indy, Harrison Ford definisce una modalità di eroe post-moderno, che non si prende tanto sul serio, come James Bond (fonte d’ispirazione dichiarata), e che esce vivo, ma comunque ammaccato, dalle situazioni più incredibili. Leggendaria ed esilarante la scena in cui Indy abbatte con un colpo secco di pistola lo spadaccino arabo, dopo che questi gli ha sventolato davanti la sua scimitarra per quasi un minuto.
3. Blade Runner (1982)
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi“: bastano ormai queste poche battute per suggerire un intero immaginario costruito su suggestivi scorci notturni di città del futuro immerse nella notte, battute da piogge perenni, e illuminate da enormi cartelloni pubblicitari, nonché dai neon malfunzionanti di locali equivoci o di ombrelli futuribili. Il film cult di Ridley Scott, a cui abbiamo recentemente dedicato un articolo per i suoi 40 anni, basato sul romanzo Gli androidi sognano le pecore elettriche di Philip K. Dick, è ambientato nella Los Angeles del 2019 (37 anni nel futuro rispetto all’anno di produzione), città tentacolare, multi-stratificata (in senso etnico e culturale, ma anche fisico) dove i replicanti Nexus 6 (androidi in tutto simili agli umani) sono sfuggiti al controllo e devono essere eliminati. Il nostro Harrison Ford interpreta Rick Deckard, detective dell’unità Blade Runner, specializzato nel “ritiro” dei replicanti. Dubbi etici ed esistenziali per un’avventura fantascientifica che in realtà nasconde un cuore noir di cui Ford incarna alla perfezione l’archetipo del detective hard-boiled scafato e disilluso, disgustato dal marciume in cui è costretto a sguazzare, ma pronto a fare la cosa giusta. L’impermeabile futuribile sgualcito, la faccia contusa dai molti cazzotti incassati e l’origami a forma di unicorno rimarranno segni indelebili legati per sempre al divo.
4. Witness – Il testimone (1985)
Dopo i tre personaggi iconici e avventurosi che lo hanno già consegnato alla storia del cinema (anche se Blade Runner sarà rivalutato solo in futuro), troviamo Ford in un contesto più realistico: per il regista Peter Weir, interpreta il poliziotto di Philadelphia John Book, impegnato a difendere il bambino della comunità Amish, Samuel, testimone involontario di un omicidio. È con questo film che Ford inizia a definire il personaggio fuori dall’acqua: l’uomo d’azione sarà costretto infatti a confrontarsi con una cultura, quella delle comunità amish della Pennsylvania, distante anni luce dalla nostra civiltà e, soprattutto, dal modo di vedere del poliziotto di città. Aiutato dalla dolce e affascinante Kelly McGillis, madre di Samuel, Book si inserirà nella comunità, dimostrando anche di essere un ottimo falegname, mestiere realmente intrapreso da Ford a inizio carriera. Quando sarà il momento di entrare in azione per difendere Samuel, il nostro tirerà di nuovo le mani. Per questo film Ford fu candidato ai premi Oscar come migliore attore. La pellicola, candidata a 8 premi, tra cui miglior film, si aggiudicò in ogni caso le statuette per la miglior sceneggiatura e il miglior montaggio, incassando molto bene e consegnando Weir all’empireo dei cineasti più richiesti dell’epoca. Soprattutto fece conoscere le comunità amish al mondo, caratterizzate dal rifiuto della tecnologia e della violenza, nonché da costumi tipicamente ottocenteschi.
5. Frantic (1988)
Di nuovo l’uomo spaesato in un ambiente che non conosce, a tratti ostile, in una storia cucita addosso a Ford da Roman Polanski, maestro della paranoia moderna e delle atmosfere claustrofobiche e angoscianti. Il nostro interpreta il dottor Richard Walker che, venuto a Parigi per un congresso, si vede la moglie scomparire dalla camera d’albergo. Dietro c’è un complotto spionistico di livello internazionale, ma alla base di tutto c’è il classico scambio di valigie, stratagemma narrativo hitchcockiano, qui portato avanti con grande maestria dal regista polacco. Come in Intrigo internazionale, in cui un uomo qualunque si ritrovava in circostanze eccezionali, Polanski sballottola il povero Ford/Walker nelle situazioni più improbabili e pericolose, mettendogli accanto tra l’altro una femme fatale del calibro di una giovanissima e affascinante Emmanuelle Seigner, musa e poi compagna dello stesso regista. Inseguimenti sui tetti e atmosfere malate, sottolineate dal rock suadente di Grace Jones.
6. Indiana Jones e l’ultima crociata (1989)
Il terzo capitolo delle avventure di Indiana Jones è uno dei più amati, grazie soprattutto agli irresistibili duetti tra l’archeologo e il compassato padre, interpretato da uno Sean Connery in gran forma (l’ispirazione bondiana rientra dichiaratamente nel gioco). Questa volta l’oggetto del contendere è addirittura il Sacro Graal e i cattivi sono di nuovo i nazisti. Tra inseguimenti su dirigibili, aerei, carri armati e a cavallo, sono i confronti padre-figlio il piatto forte del film, ironici, a volte anche amari, ma soprattutto caratterizzati da gag impagabili. Su tutte ricordiamo la scena in cui entrambi i Jones sono legati nel castello nazista e, dopo alcune esilaranti confessioni, a causa dell’imbranataggine del papà, scoppia un incendio provvidenziale. Il confronto con Connery permette tra l’altro a Ford di allargare il suo range interpretativo.
7. A proposito di Henry (1991)
Una svolta intimista per Ford che, con questo film, incontra il regista de Il laureato, Mike Nichols. Lo scaltro avvocato di successo Henry Turner, assente in famiglia, nel corso di una rapina, viene colpito da due proiettili e rimane in coma per qualche giorno. Al risveglio non ricorda più nulla e dovrà imparare da capo tutto, ad amare il prossimo, a essere un avvocato più coscienzioso ed infine ad avere un rapporto più profondo con moglie (la splendida Annette Bening) e figlia .
Sebbene il film non brilli per originalità, coglieva molto bene lo zeitgeist dell’epoca che rigettava lo yuppismo rampante degli anni ’80. E soprattutto permise a Ford di arricchire ulteriormente il suo bagaglio emotivo con un’interpretazione sommessa e delicata, lontana da quelle più estroverse che lo avevano reso famoso.
8. Il fuggitivo (1993)
Harrison Ford è il chirurgo Richard Kimble, in questo rocambolesco action diretto dallo specialista Andrew Davis, in cui viene ingiustamente accusato dell’omicidio della moglie, nonché condannato a morte. Dopo un’incredibile fuga, si ritroverà braccato dallo US Marshal Samuel Gerard, mastino della caccia interpretato da Tommy Lee Jones, che con questo ruolo vinse l’Oscar come miglior attore non protagonista. Ulteriore esplorazione per Ford della situazione da pesce fuor d’acqua: in questo caso un medico dell’alta borghesia newyorchese, abituato a una vita di agi e privilegi, che si ritrova in una situazione kafkiana, prima condannato, poi ricercato e latitante. Dovrà contare chiaramente sulle sue sole forze per sopravvivere e dimostrare la propria innocenza. Spettacolare la scena del treno che investe il pullman del penitenziario, incidente da cui Kimball si salva per un soffio e iconica quella del lancio nella cascata per sfuggire a Gerard. Da una serie televisiva degli anni ’60, a sua volta ispirata a un fatto di cronaca. Da ricordare l’inedito look di Ford con la barba nella prima parte del film.
9. Le verità nascoste (2000)
Robert Zemeckis chiama Harrison Ford per un thriller soprannaturale che ha il sapore delle migliori storie di Richard Matheson (soprattutto Io sono Helen Driscoll). L’isolata casa in cui lo scienziato e docente universitario Norman Spencer abita con la bella moglie Claire (Michelle Pfeiffer) sembra infestata dallo spettro di una ragazza, morta in circostanze violente. Norman cerca di distogliere Claire da quelle che sembrano solo ossessioni. Ma il disseppellimento, in tutti i sensi, della tragica storia della ragazza porterà a galla scomode verità. Thriller a metà strada tra Hitchcock e Polanski, con l’elemento soprannaturale che funge da detonatore per far scoppiare un edificio di bugie e terribili segreti. Per la prima volta Ford si misura con un personaggio terribilmente ambiguo, che dimostra perfino poca empatia nei confronti della moglie in difficoltà. Iconica la scena della seduzione sul tavolo del salotto da parte di Claire invasata dallo spettro e fasciata in un indimenticabile vestito rosso, parodiata tra l’altro in Scary Movie.
10. K-19 (2002)
Era inevitabile che prima o poi la regina dell’action adrenalinico Kathryn Bigelow incontrasse uno degli uomini d’azione più famosi di Hollywood. Lo fa però con un film che traghetta l’autrice verso quel cinema della realtà che esploderà in seguito con The Hurt Locker. K-19 racconta dell’incidente occorso nel 1961 a un sottomarino nucleare sovietico che ebbe un problema di raffreddamento del reattore durante un’esercitazione nell’Atlantico. Molti marinai sacrificarono le loro vite, contaminandosi con le radiazioni, nel tentativo di riparare il guasto ed evitare un’esplosione termonucleare in acque statunitensi che, probabilmente, avrebbe provocato la Terza Guerra Mondiale.
Non solo guerra tra potenze nucleari in questo film, ma guerra di carisma tra due divi del calibro di Harrison Ford e Liam Neeson. Per la seconda volta Ford si ritrova in un ruolo antipatico, quello dell’autoritario, nonché raccomandato, comandante Vostrikov che costringe il sottomarino a manovre pericolose e, ottusamente, si ostina a rifiutare l’aiuto di una nave statunitense, pensando più alla gloria della patria che non alla salute dei suoi uomini. Rinsavirà grazie alla saggezza del capitano Polenin, ovvero Neeson. Una storia vera, dove si percepisce la tensione a mille per le sorti dell’equipaggio e del mondo sull’orlo della guerra. Coraggiosa la scelta da parte di Ford di accettare un ruolo sgradevole, che saprà rendere con sapiente intensità e con le inimitabili espressioni del suo grugno severo.