È un po’ come succede con gli amici o i colleghi di una vita: ci si arrabbia e si litiga, ci si allontana addirittura; ma dopo un po’, ragionando magari a freddo, diventa evidente che ci stiamo solo facendo male da soli.
Con Il trono di spade è stato così per molti, ammettiamolo. E chi pure non si è sentito tradito in prima persona, ha comunque assistito inerme ad uno strappo tanto improvviso quanto doloroso che ha tolto non poco piacere e gusto a quello che doveva essere l’evento seriale dello scorso decennio.
Perché è vero che di grandi serie TV ce ne sono state e ce ne sono ancora tante, ma come Game of Thrones difficilmente ne vedremo ancora.
Opinione nostra, ovviamente; mentre non deve pensarla così la HBO che ci riprova con il prequel House of the Dragon in arrivo a fine agosto e già rinnovato per una seconda stagione. Ma non solo! Addirittura raddoppia con uno spinoff/sequel che ha spiazzato tutti e che vedrà protagonista proprio lui, uno dei principali accusati di quell’ultima famigerata stagione: il “traditore” Jon Snow interpretato da Kit Harington.
“Il nemico che non puoi vedere è sempre quello più temibile”
Ma quali sono queste accuse e a cosa sono dovute? Nel caso aveste la memoria corta – o più semplicemente avete visto Il trono di spade soltanto dopo, magari durante il lockdown, e quindi lontani dalle polemiche dell’uscita – facciamo un breve recap.
L’ultima stagione de Il Trono di Spade, l’ottava, ci ha regalato momenti davvero incredibili, ma è anche vero che in soli sei episodi si è trovata a dover chiudere le fila di tantissime storie e sottostorie. In una sola parola: fretta.
Troppa, forse anche ingiustificata visto che probabilmente il mondo intero avrebbe preferito più stagioni e più episodi. Una fretta figlia della palese difficoltà da parte degli sceneggiatori – e i due showrunner Benioff e Weiss in primis – improvvisamente orfani del materiale originale fornito dai romanzi e guidati ormai solo da poche indicazioni, il proprio fiuto e la propria coerenza narrativa e tematica.
Non molto se consideriamo la posta in gioco. Di certo non abbastanza per far accettare a gran parte degli spettatori che la loro beniamina Daenerys sarebbe ben presto diventata la villain principale del gran finale e che il suo “principe nero” (azzurro a Jon Snow non si può dire nemmeno con le virgolette) invece che salvarla o sposarla avrebbe dovuto ucciderla.
Che poi, una volta messo alle strette, anche il fan più intransigente non potrà che ammettere che la cara regina dei draghi non è che fosse mai stata completamente stabile o innocente. Però quella fretta non lascia scampo, quella fretta è certamente colpevole di questo disinnamoramento di massa e possiamo effettivamente capire il perché.
Il punto però è un altro: ok la delusione iniziale, ok anche le (inutili) proteste del momento e le conseguenti petizioni, ma davvero è valsa la pena di rovinarsi così il finale di questa meravigliosa serie?
Davvero vogliamo cancellare le tantissime emozioni che ci ha regalato, quegli incredibili momenti di televisione, i molteplici personaggi memorabili?
Davvero pensiamo che spetti a qualcun altro, e non a noi stessi, farci fare pace con quel capolavoro chiamato Il Trono di Spade?
Il vero finale sta arrivando… o forse no?
E veniamo quindi a quello che secondo noi – perdonateci fan dello scrittore – è il vero colpevole di tutta questa situazione: George R. R. Martin. Che, per chi non lo sapesse, è l’autore dei cinque lunghissimi romanzi che (finora) compongono la saga originale e che ormai da un decennio avrebbe dovuto completare gli ultimi due volumi e dare ai fan il finale che tanto agognano. È vero che il caro Martin, Signore dei Procrastinatori, in questi anni ha avuto comunque il suo da fare con la serie TV (e mille altri progetti anche slegati da Game of Thrones) ma per sua stessa ammissione fin troppe volte è stato pigro, poco ispirato, spesso distratto dalla mondanità e dalla crescente fama internazionale per dedicarsi quanto avrebbe voluto a concludere la sua opera magna.
In una intervista di non troppo tempo fa ha anche ammesso di essere rimasto molto deluso dal fatto che la serie abbia superato i suoi libri e che sia arrivata al finale molto prima di quanto abbia fatto lui.
Sapessi noi caro George, sapessi noi…
Delusione a parte, però, la domanda è assolutamente legittima e molto attuale: questi ultimi due libri, The Winds of Winter e A Dream of Spring, arriveranno mai? E se sì, quando?
La speranza è l’ultima a morire, vero, ma se c’è qualcuno in grado di ucciderla (magari durante un banchetto nuziale mentre l’orchestra suona The Rains of Castamere) quello è proprio George R. R. Martin.
Che poi, se anche prima o poi uscissero davvero questi famigerati romanzi, il contenuto di essi, quantomeno nei suoi avvenimenti essenziali, sarebbe davvero così diverso da quello della serie?
Sia chiaro, non abbiamo dubbi che i problemi principali indicati sopra sarebbero certamente risolti: d’altronde anche solo accostare la parola “fretta” agli scritti di Martin fa risuonare nella nostra testa una risata degna del Re Pazzo. Ma facciamo fatica a immaginare dei destini completamente differenti quantomeno per i personaggi principali.
Ma poi, se anche così fosse, se anche per esempio Daenerys fosse viva, buona e pacifica e regnasse braccio a braccio con il suo Jon, chi se non i fan più puri, quelli che magari fin dall’inizio hanno disconosciuto l’adattamento HBO, sarebbero pronti a cancellare quanto visto e far finta che non sia mai esistito?
A costo di essere considerati blasfemi, ormai quanto visto in TV è da considerare non solo canon ma probabilmente molto più “vero” di quanto lo stesso Martin avrebbe mai voluto. E ogni anno che passa in cui la pubblicazione di quei libri si allontana, più diventa così. E la colpa non è certo di HBO o di Benioff e Weiss, ma solo di George R. R. Martin.
“Cosa diciamo al dio della morte?”
“Non oggi”. L’insegnamento dell’amatissimo e mai dimenticato Syrio Forel che Arya ha fatto proprio fin dalla prima stagione potrebbe quindi valere anche per la serie stessa e l’HBO.
Il Trono di Spade è un brand troppo importante non solo per il canale, ma per il mondo delle serie TV in generale, per lasciarlo morire così, per non poterlo sfruttare più a lungo e più a fondo.
E se nemmeno Martin ha avuto la forza e la voglia di metterci fine una volta per tutte perché dovrebbero farlo la HBO?
Ben vengano quindi i prequel che possono approfittare delle tantissime suggestioni fornite dai libri e gli episodi precedenti; ma a questo punto perché non rischiare anche di più e andare oltre la Barriera? Perché non superare una volta per tutte quel finale tanto discusso e provare a far tornare l’amore per quei personaggi il cui destino, una volta, ci teneva in sospeso settimana dopo settimana?
Perché Jon Snow, Tyrion, Arya, Sansa, Bran, Sam e molti altri sono ancora vivi tanto nell’universo seriale quanto nel nostro cuore. Bisogna solo avere il coraggio di fare il primo passo, di trovare quella forza per perdonare. E ammettere che in fondo stiamo facendo più male a noi stessi che a loro. Che in fondo Jon Snow non ha mai saputo niente eppure gli abbiamo voluto bene. Che senso avrebbe ora prendersela con lui?
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!