Fresca di conclusione con il rilascio degli ultimi cinque episodi che ne compongono la prima stagione, Bang Bang Baby è una succosa novità nel panorama della serialità televisiva italiana. A metà strada tra pulp e crime con una spruzzata di teen drama, ecco dieci buoni motivi per guardare la serie di Prime Video.
1. Una ventata di novità
Bang Bang Baby sancisce, finalmente, un passo in avanti nella serialità televisiva italiana. Difatti, la serie ideata da Andrea Di Stefano, regista di Escobar e The Informer – Tre secondi per sopravvivere, ha dato vita a un prodotto ibrido, a metà strada tra una struttura più puramente di stampo cinematografico e un’altra decisamente al pari delle serie TV più blasonate del momento. Una fusione, questa, che ne conferma la bontà e la qualità ben al di sopra della media all’interno del panorama italiano coevo nonché la conferma di come, questa serie, sia un coraggioso esperimento che guarda al di fuori dei confini nazionali.
2. La trama
Uno dei maggiori punti di forza di Bang Bang Baby risiede proprio nella solidità della trama. Con un incipit in medias res, la serie di Andrea Di Stefano prende, lentamente, le mosse e ci presenta la sua protagonista, Alice, ragazzina sedicenne come tante la cui vita viene stravolta quando scopre che il padre creduto morto in un agguato di malavita, è in realtà vivo. Da questo momento in poi, Alice per amore paterno riallaccia i rapporti con la di lui famiglia, un clan di ‘ndranghetisti, pur di recuperare gli anni perduti. È l’inizio di una catabasi infernale e di un battesimo del fuoco nel mondo del crimine organizzato.
3. La caratterizzazione dei personaggi
Se è vero che il personaggio principale di Bang Bang Baby è quello di Alice Giammatteo/Barone, è una più che corretta constatazione che i comprimari in scena, che vanno a formare un vero e proprio microcosmo eterogeneo e grottesco, non sono da meno dal punto di vista della caratterizzazione. Personaggi come Santo Maria Barone, magistralmente interpretato da Adriano Giannini, il capoclan Lina Barone o ancora la coppia di cugini Nereo e Assunta Ferraù si rubano vicendevolmente e in perfetto equilibrio la scena, regalando momenti alquanto memorabili. Ed è proprio ai Ferraù che sono legati gli istanti più grotteschi e, al tempo stesso e paradossalmente, toccanti sul finire della serie, al di là di quelli incentrati sul rapporto padre-figlia di Santo e Alice.
4. Una solida regia
La punta di diamante di Bang Bang Baby è il piglio registico sicuro di sé e capace di regalare scene e sequenze di una qualità da lasciare a bocca aperta. Nonostante la regia a sei mani di Michele Alhaique, Giuseppe Bonito e Margherita Ferri, la serie riesce a rimanere perfettamente coerente allo stile e ai tecnicismi su cui è costruita: quindi spazio ai grandangoli, ai close up, ai dolly dall’alto e a inquadrature decisamente tarantiniane nei momenti più concisi o chiave dei singoli episodi.
5. La fotografia notturna e al neon
Subito dopo la regia, non può mancare un meritatissimo plauso alla fotografia che dimostra come, a monte, ci sia un lavorio millimetrico e altamente ricercato. Difatti, essendo il tempo narrativo ambientato negli anni Ottanta, non poteva mancare una fotografia che, appunto, mette in risalto le peculiarità sia di tanto cinema di riferimento appartenente a quella decade sia ai generi a cui la serie di Di Stefano si ispira. Ecco che le ambientazioni notturne e al neon vengono messe in risalto da un sapiente utilizzo delle luci e da una squisita palette cromatica che vanno a ricreare, nei fatti, un perfetto immaginario legato al noir con scene in piena notte a suon di vicoli, pioggia, bar in periferia, stazioni di rifornimento che si ergono come roccaforti fantasma e nightclub.
6. La colonna sonora
A completare il pacchetto scenotecnico della serie ci pensa una curata, variegata ed eclettica colonna sonora che pesca a piene mani dagli anni Ottanta in tutti i sensi: di fianco ai leitmotiv a base di musica elettronica e sintetizzatore ecco far capolino classici come The Killing Moon, Ma che freddo fa, Club Tropicana e tanti altri brani. Felicità di Al Bano e Romina Power, ad esempio, accompagna una sequenza in montaggio alternato che vede da una parte Alice e dall’altra suo padre Santo alle prese con una rissa in luoghi differenti. Infine, a completare l’ensemble musicale ci pensa il singolo di Madame L’eccezione, che fa da sottofondo con il giusto sound a una delle sequenze chiave del decimo e ultimo episodio della prima stagione.
7. Un concentrato di cultura pop
Ebbene sì, una creatura ambientata e pensata per essere un prodotto Pure Eighties non poteva essere priva di un totale amore per la cultura pop. Fin dal primo episodio, infatti, non solo vi è una mirata ricostruzione di mode, abitudini e contesti (dalla pubblicità agli stili di vita, passando per i prodotti di consumo) ma anche una messa in scena tangibile di oggetti e citazioni: dalle Big Babol a Pac-Man, dalle Charlie’s Angels alla musica stessa che compone il soundtrack. Un mare magnum pop, quindi, che va di pari passo con il citazionismo prettamente cinematografico.
8. Il citazionismo
Se, come già affermato, c’è un certo ricorso in riferimento ai prodotti, alle mode e alle musiche degli anni Ottanta (basti pensare all’ossessione di Nereo Ferraù per George Michael), tuttavia Bang Bang Baby non si limita solo a questo poiché, al suo interno, vive un pulsante citazionismo che pesca a piene mani da Martin Scorsese e dai suoi famigerati scoppi di violenza, per poi passare ai momenti di black humour e sui generis di Tarantino o alle semicitazioni a Sergio Leone e, infine, anche al nostrano Gomorra per quanto concerne la scena in cui, Alice, si lascia andare all’ebbrezza di scaricare un intero caricatore di kalashnikov in aria. Infine, già il nome stesso della protagonista è una analogia con il personaggio creato da Lewis Carroll, anche se qui non vi è il Paese delle Meraviglie ma quello del sangue, della morte e del crimine.
9. Il finale che non ti aspetti
Senza ricorrere a qualsivoglia spoiler il finale di Bang Bang Baby lascia, in prima battuta, tramortiti ma con il sopraggiungere di un più che giusto plot twist che lascia le porte aperte a una potenziale (e probabile, si spera vivamente) seconda stagione, la parte conclusiva del decimo episodio è una carrellata di minuti in cui, dramma e tensione, si amalgamano dando vita a una sequenza da antonomasia. Merito anche del già citato brano L’eccezione di Madame, che fa da sottofondo musicale a questa azione chiave e che rende ancora più vibrante e potente quello che è il leitmotiv di tutta la serie: fino a che punto ci si può spingere per amore?
10. Arianna Becheroni, protagonista assoluta
In conclusione dei dieci motivi per cui guardare Bang Bang Baby ve n’è uno imprescindibile, ed è proprio legato alla protagonista della serie, Alice, interpretata con verve e intensità dalla giovanissima attrice Arianna Becheroni, star emergente dallo sguardo intenso e magnetico, capace di trasfigurare il suo personaggio da adolescente indifesa e smarrita a ragazza dura che non esita a rischiare la sua stessa vita pur di salvare l’amato (e “odiato”) padre Santo Maria. È una interpretazione magistrale e ad hoc quella della Becheroni, che ne fa il cuore pulsante della serie e, al tempo stesso, già icona pop nell’attuale immaginario collettivo. Un banco di prova, quindi, superato grandiosamente e che si conferma come solo l’inizio di una brillante carriera attoriale.