Oltre ventimila, come avevamo già accennato: oltre 20000 anime in giro per il mondo. Eccoci alla seconda parte dell’articolo dedicato agli anime meno celebri, sottovalutati o incompresi, un minuscolo e personalissimo elenco di alcuni dei titoli più sottovalutati degli ultimi 20 anni, a nostro parere.
Nel precedente pezzo abbiamo citato Showa Genroku Rakugo Shinju, ma anche Paranoia Agent, concludendo con Land of Lustrous. Tuttavia, stavolta esamineremo altre 5 serie anime che – secondo la nostra personale esperienza – non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano per innumerevoli e immeritati motivi.
86 – eighty six

La Repubblica di San Magnolia combatte da nove anni contro l’Impero di Giad, apparentemente usando droni militari senza pilota. In realtà, le unità da combattimento “Juggernaut” sono guidate da giovani emarginati, gli 86, appartenenti alla minoranza perseguitata dei Colorata. Considerati “subumani”, vivono isolati nell’86° distretto e vengono mandati a morire per difendere uno Stato che ne nega l’esistenza. Lena, un’ufficiale Alba, diventa supervisore dello Squadrone Spearhead, guidato da Shinei “Il Becchino” Nōzen. I due scopriranno insieme le verità nascoste dietro questa sanguinosa guerra, in una storia che fa luce su discriminazione, umanità e resistenza.
Nonostante la sua qualità tecnica e narrativa, 86 non ha destato immediatamente l’interesse del pubblico. Il materiale promozionale lo faceva sembrare il solito anime mecha-style, quando in realtà tratta temi profondi come razzismo, propaganda e trauma psicologico. La sua natura seria e priva di fanservice o comicità lo ha reso meno virale e meno discusso rispetto ad altri. Inoltre, problemi di produzione hanno causato ritardi nella trasmissione della seconda parte, spezzando il coinvolgimento del pubblico. Per di più, la sfortuna ha voluto che uscisse in una stagione dominata da colossi come L’Attacco dei Giganti e Demon Slayer, che ne oscurarono ulteriormente la visibilità.
È un’opera che richiede attenzione da parte dello spettatore, adatta a chi cerca un anime maturo, intenso e attuale nelle sue tematiche. 86 merita assolutamente di essere recuperato. Soprattutto in vista di una nuova stagione…
Mushishi

In un Giappone sospeso tra realtà e mito, esistono i Mushi, enigmatiche forme di vita primordiale, invisibili agli esseri umani comuni. Né buoni né malvagi, seguono semplicemente la loro natura, ma spesso causano disturbi, malattie o eventi inspiegabili. Ginko, un solitario Mushishi (cacciatore di Mushi), viaggia senza sosta per aiutare chi entra in contatto con queste creature. Esperto nell’individuare e comprendere i Mushi, tenta di ristabilire l’equilibrio tra mondo umano e mondo degli spiriti. E ogni episodio racconta una storia.
Ve ne abbiamo già parlato in un articolo dedicato agli anime che celebrano il pianeta Terra: Mushishi è certamente una delle opere più sottovalutate di sempre. Non perché scevro di qualità e profondità, bensì per il suo stile unico, poco adatto al grande pubblico. La serie ha un ritmo lento, meditativo, privo di azione o climax narrativi. Ogni episodio è autoconclusivo e narra storie poetiche e malinconiche che puntano il focus sul fragile equilibrio tra uomo e natura.
Da molti etichettato quale “noioso”, Mushishi non offre personaggi memorabili in senso commerciale, né scene spettacolari, vantando un’estetica sobria e un tono riflessivo che non si prestano al marketing o ai social. Eppure, per chi cerca un’esperienza diversa, immersiva e contemplativa, Mushishi è una gemma silenziosa, capace di lasciare un segno profondo come pochi altri anime. Un’opera da riscoprire con calma, lontano dal rumore del mainstream.
Wonder Egg Priority

La quattordicenne Ai Ohto è una ragazza solitaria e vittima di bullismo, segnata dal suicidio della sua unica amica, Koito Nagase. Sconvolta dall’accaduto, Ai smette di frequentare la scuola e si chiude in sé stessa, fino a quando incontra una misteriosa entità che le dona un Wonder Egg, promettendole che salvare le anime rinchiuse in quelle uova potrebbe riportare in vita Koito. Ai viene così catapultata in un mondo onirico e surreale chiamato Egg World, dove, in seguito alla schiusa delle uova, deve proteggere ragazze defunte che si sono tolte la vita a causa di bullismo, abusi e traumi emotivi. La giovane dovrà combattere mostri, vere e proprie incarnazioni delle sofferenze e delle paure delle ragazze da salvare. Ma non è sola!
Nonostante la sua originalità e la qualità tecnica eccellente, Wonder Egg Priority è pressoché sconosciuto. Probabilmente i motivi sono da ricercare nelle tematiche affrontate dalla serie: suicidio, bullismo, il senso di colpa, l’emarginazione, traumi mostrati allo spettatore con grande coraggio e sensibilità. Il tutto sempre accompagnato da animazioni spettacolari e un simbolismo visivo ricco. Tuttavia, gravi problemi di produzione ne hanno compromesso il finale all’epoca, e l’episodio conclusivo uscì mesi dopo, risultando affrettato e insoddisfacente, deludendo profondamente i fan.
Bungo Stray Dogs, i cani sciolti della letteratura

Atsushi Nakajima, cacciato dall’orfanotrofio e ridotto a vivere per strada senza cibo né un letto, salva sul ciglio di un fiume un uomo che tenta il suicidio: Osamu Dazai. Ma quel che Atsushi non sa è che Dazai e il suo partner Kunikida appartengono a un’agenzia di detective molto particolare: indagano su casi troppo pericolosi per la polizia, e per farlo usano i loro poteri soprannaturali. Quando scoprono che ad Atsushi è legata una tigre apparsa in zona – e che lui può trasformarsi in una tigre bianca – lo reclutano. Atsushi diventa apprendista, trova una nuova famiglia tra colleghi dai poteri singolari e si impegna a combattere la criminalità di Yokohama.
Personaggi ispirati a veri scrittori, poteri che rimandano a temi letterari, caratterizzazione magistrale, protagonisti in preda a crisi esistenziali e design accattivante. Tuttavia, forse è stata proprio questa originalità ad aver allontanato spettatori in cerca di qualcosa di immediato, leggero e familiare. I riferimenti “colti” funzionano da arma a doppio taglio, arricchendo l’esperienza per chi li coglie, ma lasciando molti fautori del medium fuori dalla piena comprensione delle sfumature.
Lo stimolante mix di commedia, noir, azione sovrannaturale e dramma potrebbe disorientare il pubblico, poiché l’opera di Asagiri e Harukawa cambia continuamente registro, così come il ritmo risulta irregolare, sospeso tra archi potentissimi ed episodi più leggeri. Oltretutto, come già accennato, la forza della serie sono i personaggi: complessi, tormentati, con background dettagliati, e questo richiede tempo per essere apprezzato. In un’epoca in cui molti decidono di abbandonare serie anime dopo pochi episodi, Bungou Stray Dogs rischia dunque di perdere gli spettatori meno pazienti.
Eppure, Bungo Stray Dogs resta una gemma per chi ama anime complessi, personaggi sfaccettati, atmosfere noir, storie concatenate, e a nostro parere vale la pena darle una chance (o più di una!).
Fire Force

Nell’anno 198 dell’Era Solare, l’umanità è minacciata da un fenomeno di combustione spontanea che trasforma le persone in mostri chiamati Infernali. Per combatterli nasce la Fire Force, una squadra di individui dotati di poteri pirocinetici. Shinra Kusakabe, un giovane della Terza Generazione soprannominato “Demonio”, si unisce all’Ottava Brigata per estinguere gli Infernali e scoprire la verità sull’incendio che ha distrutto la sua famiglia. Tra battaglie, complotti e verità nascoste che minacciano l’equilibrio dell’intero mondo, l’ottava Brigata dovrà far luce su cosa sia accaduto durante la Grande Catastrofe…
Azione spettacolare, temi profondi e un mondo originale, Fire Force potrebbe essere considerato un vero e proprio capolavoro anime. Eppure, per anni (prima ancora dell’attuale stagione 3) è stato sottovalutato dai più. I motivi sono però molteplici e disparati. Innanzitutto, l’inizio della serie risulta lento e il tono è altalenante: alterna momenti seri e cupi a gag comiche che alcuni spettatori hanno trovato fuori luogo, creando una dissonanza che ha spiazzato chi cercava una narrazione più coerente e matura.
Il fanservice, soprattutto legato al personaggio Tamaki, è stato percepito come eccessivo e gratuito. Quest’ultimo distraeva spesso dall’intreccio narrativo e – a quanto pare – ha allontanato parte del pubblico, che avrebbe preferito un approccio più serio, considerando anche le tematiche trattate. Infatti, sotto lo strato superficiale di azione, battaglie e spettacolo, l’anime spinge il pubblico a riflettere su temi importanti quali la fede, il concetto di autorità, la manipolazione religiose e il libero arbitrio, che spesso passano inosservate a causa del focus sugli scontri e sugli effetti visivi.
Il treno dell’Hype
Ad oggi, grazie anche alla spettacolare terza stagione che trovate su Crunchyroll, il pubblico è tornato in massa a seguire le avventure di Shinra e i pompieri della Brigata 8. Un caso? Assolutamente no, considerando la massiccia campagna promozionale che ha accompagnato il ritorno in gran stile dell’anime, atteso dai fan dell’opera di Okubo da ben 5 anni (e che, onestamente, non ci credevano neanche più). Il caso di Fire Force, infatti, ci mette dinanzi ad una realtà tanto scomoda quanto palese: siamo schiavi dell’hype, della pubblicità, del marketing più di quanto vorremmo ammettere. L’anime in questione, come tanti in questa lista, era ormai finito nel dimenticatoio, relegato ai margini del catalogo di qualsivoglia piattaforma streaming, mentre il manga continuava a macinare numeri, ad incantare lettori.
Tuttavia, solo quando è stata annunciata la terza, attesissima stagione, il pubblico è tornato a rispolverare l’opera, con reel, post, articoli e stories che analizzassero (in maniera più o meno discutibile) la storia narrata da Okubo, le sue influenze, il significato nascosto dietro le scelte del protagonista. C’è ancora speranza, dunque, per gli anime della nostra lista: basterà attendere il treno dell’hype.