Oltre ventimila. Questa la stima approssimativa di quanti anime esistano sulla faccia della terra, ad oggi. Solo nel 2024 sono stati registrati ben 200 titoli nuovi (tra serie TV e OVA), un numero impressionante per chi ci lavora. Va da sé, dunque, che fare una valutazione dei titoli meno celebri, sottovalutati o incompresi, sia complesso, oseremmo dire impossibile. Tuttavia, abbiamo deciso di darci una possibilità e provare a stilare un minuscolo elenco di alcune delle serie anime più sottovalutate degli ultimi 20 anni, a nostro parere.
Ci teniamo, come al solito, a ribadire una cosa: le liste sono personalissime, frutto di una selezione in merito a quelli che sono gli anime che abbiamo effettivamente visto, lungi dal millantare onniscienze in tal senso. Pertanto, questi sono i titoli che, secondo noi, meriterebbero una seconda possibilità, gli emarginati dell’animazione. Serie anime che, per motivi differenti, non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano.
Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu

Yotarō è un ex detenuto deciso a diventare rakugo-ka dopo aver scoperto quest’arte in prigione. Si rivolge a Yakumo, un maestro tormentato dal passato e legato a un amico-rivale attraverso una lunga storia di arte, sacrifici e passioni. Per mezzo di un intenso flashback, lo spettatore viene immerso nel mondo del rakugo, genere teatrale tradizionale del giapponese, che prevede un singolo narratore, accovacciato su un cuscino, che interpreta diversi personaggi attraverso un monologo.
Opera del 2016, adattamento del celebre quanto incantevole Descending Stories di Haruko Kumota, quest’anime non riuscì a catturare l’attenzione della massa. Il motivo? Forse la tematica troppo di nicchia: il rakugo. Difatti, questa delicata arte non ha mai avuto un richiamo internazionale. Pertanto, nonostante la scrittura eccellente, personaggi complessi e sfaccettati, le nomination a Manga Taisho Award e Kodasha Awards, la vittoria nella XXI edizione del Premio Culturale Osamu Tezuka, molti lo hanno ignorato etichettandolo come “troppo lento” o “troppo culturale”.
Paranoia Agent

La disegnatrice Tsukiko Sagi sostiene di essere stata aggredita da un misterioso ragazzino sui pattini, armato di mazza da baseball dorata. Inizialmente viene sospettata di aver mentito, ma la sua versione trova conferma quando altri individui vengono attaccati dallo stesso aggressore, soprannominato Shonen Bat. I detective Ikari e Maniwa, dunque, iniziano un’indagine che li conduce in un labirinto di illusioni, paranoie e psicosi collettive…
Paranoia Agent è probabilmente uno dei lavori più sottovalutati del maestro Satoshi Kon, autore di capolavori come Perfect Blue e Paprika. Opera inquietante e ambigua, è spesso attribuita al genere “horror”, mentre in realtà è una sofisticata critica sociale e ai media. La serie, però, risulta un po’ difficile da seguire per chi è neofita, a causa di una narrazione non proprio lineare, densa di simbolismo e volutamente destabilizzante, atta a mostrare come la società – incapace di affrontare un disagio – alimenti la leggenda metropolitana di Shonen Bat.
Una serie che riflette il malessere moderno e che non offre allo spettatore “eroi” moralmente superiori. Un’opera scevra di fanservice e che manca, dunque, di elementi vendibili: proprio per questo motivo – forse – è stata ignorata dalla massa. Solo dopo la morte di Kon l’anime è stato in parte riscoperto, ritagliandosi un posto nelle classifiche, quantomeno per la sua originalità.
Planetes

La Sezione Space Debris della Technora Corporation è impegnata nel recupero di detriti spaziali per prevenire incidenti in orbita. A bordo della vecchia nave Toy Box, Fee, Yuri e Hachimaki svolgono un lavoro rischioso e sottovalutato, ma fondamentale. Ambientata tra il 2075 e il 2080, la serie mostra una società proiettata verso la colonizzazione dello spazio, tra utopie progressiste e tensioni politiche. Un gruppo terroristico, il Fronte per la Difesa Spaziale, si oppone a queste ambizioni, costringendo i protagonisti a confrontarsi con minacce esterne e conflitti interiori.
Planetes si distingue dalle altre opere di fantascienza per il suo realismo scientifico, descrivendoci lo spazio come un ambiente ostile e silenzioso. Qui gli astronauti affrontano rischi concreti, veri, come traumi psicologici, ma anche radiazioni, o l’insorgere di malattie quali osteoporosi e cancro. Nonostante l’accuratezza scientifica, frutto della collaborazione con l’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA), la serie esplora profondamente la condizione umana, analizzando solitudine, ambizioni e affetti dei personaggi.
La condanna di Planetes, però, fu proprio l’eccessivo realismo, soprattutto nella resa delle emozioni provate dai protagonisti. Qui non troverete “epiche battaglie spaziali”, bensì una riflessione sulle disuguaglianze sociali e sull’etica del progresso. Questo approccio umano e riflessivo alla fantascienza – non spettacolarizzata come altre opere del genere – lo penalizzò, e a nulla valse la presenza di Hachirota, protagonista fragile, umano e autentico, guida per lo spettatore in un viaggio esistenziale attraverso lo spazio. Scevro di campagne marketing, Planetes è rimasto per anni confinato a una nicchia, ma è una perla nascosta per chi cerca un’opera profonda, attuale e sorprendentemente realistica nel raccontare lo spazio e l’umanità.
The Tatami Galaxy

Uno studente universitario, deluso dalla sua esperienza accademica, rivive ciclicamente gli stessi due anni all’università di Kyoto, cercando disperatamente di godersi la “rosea vita del campus”. In ogni episodio, si iscrive a un club diverso nel tentativo di trovare amici, successo, la sua strada. In ogni episodio, il protagonista vaga di notte lungo una strada misteriosa di Kyoto, dove incontra regolarmente una chiromante che descrive con sorprendente precisione la sua situazione e lo mette in guardia su un “qualcosa” che, sebbene abbia sempre davanti agli occhi, lui continua a ignorare…
Il motivo principale che ha contribuito ad allontanare gli spettatori all’epoca fu probabilmente il suo stile narrativo sperimentale: ogni episodio si apre con l’iscrizione del protagonista all’università, ma tutte le volte egli sceglie un club studentesco diverso. Pur partendo sempre dallo stesso punto, il racconto si evolve in maniera differente: il tempo sembra bloccato, ma gli eventi, i personaggi e le esperienze del protagonista cambiano, spingendolo lungo percorsi alternativi. E ciò rende la visione impegnativa e – a tratti – confusa.
Anche lo stile visivo, altamente stilizzato, ha spiazzato molti spettatori abituati a estetiche più convenzionali.
Oltretutto, non vi sono azione, fanservice o personaggi facilmente “vendibili”: tutto ciò, unito ad una scarsa promozione, lo ha reso invisibile al grande pubblico. Un peccato, considerando il valore di un’opera – a nostro parere – intelligente, ironica e visivamente unica.
Land of the Lustrous

In un futuro remoto, la Terra è abitata da Gemme immortali, esseri asessuati e antropomorfi che incarnano pietre preziose, guidati da un misterioso Sensei. Minacciate dai Seleniti, invasori lunari che vogliono catturarle, le Gemme difendono la loro fragile pace. Phos, la più debole, è esclusa dal combattimento e cerca disperatamente di sentirsi utile, desiderando aiutare l’emarginata Cinnabar. Nel tentativo di cambiare, Phos affronta trasformazioni radicali che mettono in crisi la sua identità…
Molti spettatori rifiutano a priori gli anime in CGI per via di precedenti esperienze negative. Difatti, nonostante Land of the Lustrous vanti una computer grafica di altissimo livello (probabilmente la migliore mai vista in una serie anime), il pregiudizio ha tenuto lontano un’ampia fetta di pubblico che lo ha definito “poco emozionante”. Un altro motivo che giustificherebbe il labile successo della serie è da ricercare nella stagione anime in cui è stata pubblicata. My Hero Academia, la seconda stagione de L’Attacco dei Giganti e Made in Abyss furono i titoli di punta del 2017. Un mercato saturo, l’assenza di spiegoni e la natura filosofica di una storia che richiede pazienza e attenzione, hanno ridotto l’appeal per il pubblico occasionale.
Se vuoi conoscere altri cinque titoli, non ti resta che aspettare qualche giorno! Nel frattempo, perché non recuperarne un paio da quest’elenco?