La terza fatica di Robert Eggers, che arriva a tre anni da The Lighthouse e a sette dalla pellicola d’esordio The Witch, conferma lo stile e il talento del regista statunitense, pur affermandosi come un’opera assolutamente unica nel suo genere. Non si tratta più, infatti, di un film di genere horror dal budget risicato, ma di una produzione imponente, 90 milioni di dollari a disposizione e un cast di prim’ordine composto da Alexander Skarsgård, Nicole Kidman, Anya Taylor-Joy, Claes Bang, Ethan Hawke, Willem Dafoe e Björk.
Come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione, pur distinguendosi dai precedenti lavori del regista, The Northman mantiene intatte le atmosfere a cui Eggers ci ha abituati, soprattutto in The Witch, mescolando la superstizione e il folclore a un approccio votato all’accuratezza storica. Lo fa portando sullo schermo una storia di vichinghi così come non li avete mai visti prima e pescando a piene mani dalla mitologia scandinava (o norrena), per riportare alla luce il mito di Amleto a cui lo stesso Shakespeare si ispirò per la scrittura della sua tragedia. Una lettura, nemmeno da dire, dall’epilogo altrettanto funesto.
Nei paragrafi che seguono cercheremo di analizzare alcuni elementi chiave della pellicola diretta da Eggers fino ovviamente ad arrivare alla spiegazione del finale di The Northman.
Vendetta, tremenda vendetta
The Northman racconta la storia del principe Amleth (Alexander Skarsgård) e della sua implacabile sete di vendetta. Figlio di Aurvandill (Ethan Hawke), sovrano vichingo di un prospero regno insulare nel Nord Atlantico, a soli 10 anni Amleth assiste al brutale omicidio del padre per mano dello zio Fjölnir (Claes Bang). Cresciuto nella logica dell’onore e del sangue, il giovane fugge dall’isola su una barca, giurando di tornare per vendicare suo padre e salvare la madre, la regina Gudrún (Nicole Kidman), ora sposa di Fjölnir. Decenni dopo, Amleth fa parte di una banda di berserker, feroci guerrieri scandinavi invasati dallo spirito di Odino, che commettono stragi e razzie lungo i fiumi dell’Europa orientale. Durante la brutale occupazione di un villaggio, però, l’uomo incontra una veggente (Björk) che gli ricorda il suo giuramento e predice ad Amleth che presto avrà l’occasione di portare a compimento la sua vendetta: il regno di Fjölnir, infatti, è stato rovesciato da Harald di Norvegia e l’usurpatore del trono di Aurvandill vive ora in esilio in Islanda insieme alla sua famiglia. Amleth decide, quindi, di imbarcarsi su una nave che trasporta degli schiavi nella fattoria dello zio, per tenere finalmente fede alla promessa fatta anni prima. Durante il viaggio fa la conoscenza di Olga (Anya Taylor-Joy), una donna slava ridotta in schiavitù che si rivelerà fondamentale nel compimento del destino del vichingo.
Accuratezza storica e mito
Per la realizzazione di questa imponente opera, Robert Eggers si è avvalso di un’équipe di consulenti, storici e archeologi che lo aiutassero a portare sullo schermo, nel modo più fedele possibile, il mondo dei vichinghi, la loro vita, le loro credenze, la mitologia. Un lavoro lungo e impegnativo, soprattutto se consideriamo il fatto che mira a scalfire l’immagine stereotipata e romanzata che ormai troppo spesso ci viene fornita dal cinema e dalla televisione. Il risultato è il ritratto di un popolo particolarmente complesso e sofisticato, caratterizzato sì dalla brutalità e da spaventosi cicli di vendetta ma anche da arte, poesia, progresso tecnologico e, ovviamente, religione. E proprio su quest’ultima fa perno l’opera di Eggers. In The Northman, infatti, ordinario e soprannaturale si fondono, fino a non sapere più dove finisce uno e inizia l’altro. Il regista gioca abilmente con gli elementi della mitologia norrena, con un immaginario fatto di valchirie, corvi e giganti, che diventa parte integrante della narrazione fino a rendere sempre meno visibile il confine tra mito e realtà.
La leggenda di Amleto
Come appena detto, Eggers affonda a piene mani dalla mitologia norrena e lo fa, in particolare, ripescando il racconto dello storico medievale danese Saxo Grammaticus (1160-1220), ripreso dallo stesso Shakespeare nel suo Amleto. Amleto (o Amlóði), infatti, è una figura leggendaria del romanticismo scandinavo, feroce guerriero orfano con la duplice natura di “imbroglione” che inganna lo zio facendosi passare per uno schiavo e di uno “sciocco” che fatica a vedere la verità che ha sotto gli occhi. La scelta di questo mito fa sì che, un racconto che tutti conoscono (quello della tragedia shakespeariana) vada di pari passo con gli aspetti mitologici e spirituali della cultura vichinga, rendendo la narrazione nuova e familiare allo stesso tempo. Di certo risulterà familiare allo spettatore il desiderio di vendetta di Amleto, tanto nella sua versione di Saxo Grammaticus quando in quella di Shakespeare, che troverà il suo compimento nel finale del film.
Il finale
Come vedremo in questa spiegazione del finale di The Northman, nella seconda metà del film il nostro protagonista è messo di fronte a una scelta: fuggire dal proprio destino, fondando una nuova stirpe insieme a Olga, o vendicare il padre come si era ripromesso tanti anni prima? Quando, sulla barca che avrebbe dovuto portarli lontano dall’Islanda, Amleth bacia Olga sulla ferita che ha sul collo, l’uomo ha una visione: la donna è incinta di due gemelli, due bambini grazie ai quali la sua stirpe non avrà fine.
Amleth, capisce, quindi, di dover tornare indietro per compiere la sua vendetta. Tornato alla fattoria dello zio Fjölnir, il vichingo si imbatte nella madre fedifraga e nel giovane fratellastro che uccide, con grande pentimento, dopo essere stato attaccato alle spalle da questi ultimi. Quando Fjölnir torna a casa e trova la moglie e il figlio senza vita, prende con sé il cadaveri dei familiari per celebrarne il funerale e dà appuntamento ad Amleth ai cancelli di Hel, laddove, secondo la profezia della veggente, si sarebbe dovuto compiere il suo destino. E proprio in questa bocca dell’inferno, infatti, si svolge il micidiale duello tra i due: Amleth affronta il suo avversario con la spada Dagr, riuscendo, infine, a decapitarlo. Ma, allo stesso tempo, Fjölnir ferisce mortalmente Amleth, che cade a terra dopo aver avuto la visione dell’amata Olga in salvo, insieme ai suoi bambini.
La vendetta di Amleth si è compiuta, ma è stata davvero una libera scelta la sua? Più volte il film ci suggerisce come l’uomo sia un predestinato, intrappolato in quella logica dell’onore e del sangue tramandatagli dal padre e alla quale non può sfuggire. Il regolamento di conti, infatti, viene prima dell’amore nella cultura vichinga; così, per quanto la sua decisione finale possa apparire allo spettatore quasi inaspettata, in realtà Amleth non è mai stato davvero libero di compiere una scelta. Inoltre, come nella maggior parte delle mitologie antiche, il soprannaturale e il divino esercitano sugli esseri umani un’influenza determinante, tessendo un destino al quale essi difficilmente possono sottrarsi. Ma Amleth il suo destino lo affronta con serenità: prima di morire e di essere trasportato al Valhalla da una valchiria, il nostro eroe avrà la visione dell’amata Olga, insieme ai suoi bambini, al comando del suo regno