Nel vasto universo narrativo di My Hero Academia, intriso di ideali di giustizia, eroismo e crescita personale, emerge una serie che si sviluppa lungo un sentiero più oscuro e disincantato: My Hero Academia: Vigilantes. Spin-off e prequel dell’opera principale di Kohei Horikoshi, Vigilantes racconta la storia degli eroi dimenticati, degli esclusi, dei reietti. Un sistema che, pur costruito sull’illusione di un mondo migliore, cela il marcio nelle crepe profonde.
Una storia atipica che svela l’altra faccia della medaglia, quella usurata da ingiustizie, degrado urbano e una giustizia che non può più aspettare l’arrivo delle autorità. Con la conclusione del manga nel maggio 2022 e il debutto recente dell’adattamento anime su Crunchyroll, ci siamo ripromessi di cogliere il valore di un’opera che invita prepotentemente a guardare il mondo degli eroi con occhi diversi, penetranti, alla The Boys.
C’era una volta un mondo più acerbo e vulnerabile

La trama di My Hero Academia: Vigilantes si colloca cinque anni prima degli eventi che vedono protagonista Izuku Midoriya. In questo periodo, i personaggi che popolano gli episodi di My Hero Academia sono ancora troppo giovani, così come il Number One Hero – All Might – viene presentato quale figura più leggendaria che tangibile. È qui che la storia prende vita, tra i vicoli putridi di una città fragile, dove il crimine si radica con forza e dove la definizione di “eroe” è ancora lontana dal rigore che caratterizza le fulgide divise della YUEI.
In questo contesto, Koichi Haimawari si differenzia nettamente dal nostro Deku. Pur essendo anch’egli un fervente ammiratore di All Might, il nostro nuovo protagonista non vanta un Quirk straordinario. Il dono del giovane è piuttosto semplice, quasi insignificante: lo Slide and Glide, un potere che gli consente di scivolare rapidamente. Abilità che non gli permetterebbe di divenire un protagonista nell’Universo creato da Horikoshi: Koichi – per quanto desideroso di fare del bene – non è destinato ai riflettori. Ma tutto cambia quando il giovane incrocia il cammino di Knuckleduster, un misterioso vigilante senza poteri.
Un mentore senza licenza e senza poteri

Knuckleduster incarna perfettamente il cuore pulsante di Vigilantes: un uomo senza licenza d’eroe, senza poteri, ma con un’energia devastante, che si muove nell’ombra. Emblema della forza bruta, a tratti becera, che si oppone a un mondo che pare aver dimenticato l’eroismo genuino e umanamente pratico. Il suo personaggio, inestricabilmente legato alle figure dei vigilanti oscuri quali Batman o The Punisher, rappresenta la parte più cruda e disillusa del concetto di giustizia. Proprio come profetizzava il compianto Stain.
Lì dove All Might è il simbolo luminoso di un’utopia scintillante, Knuckleduster è la reazione violenta a un sistema che non funziona. È attraverso di lui che Koichi scopre una nuova via per aiutare gli altri, intraprendendo un cammino che, pur essendo pericoloso e spesso solitario, porta con sé una forza che potrebbe scavalcare anche i Quirk più potenti. Insieme a Pop Step, una giovane artista di strada, formano un trio di improbabili vigilanti che lottano senza licenza e senza protezione legale. Ogni missione diventa un rischio tangibile, ogni passo falso potrebbe costare la vita.
Non tutti possono diventare eroi

Se My Hero Academia si nutre delle atmosfere delle grandi epopee moderne, Vigilantes attinge a un immaginario decisamente più cupo, che si avvicina alle ombre di opere come Watchmen di Alan Moore. La minaccia iniziale non è un nemico dotato di poteri spettacolari, ma un criminale comune, perverso, violento, che tenta di abusare di Pop Step. Una scena disturbante e crudele, che ci catapulta subito in un mondo dove non c’è posto per l’innocenza: una realtà che non vende infantili sogni di gloria. In questo mondo, l’eroismo non è un’utopia a stelle-e-strisce, ma una lotta estenuante contro la quotidiana brutalità.
Uno degli insegnamenti più potenti che l’opera trasmette è l’ineluttabile disillusione legata al sogno dell’eroismo. Mentre nella serie principale ci viene detto che “chiunque può diventare un eroe”, Vigilantes ci mostra la realtà di un sistema che, pur promettendo grandi cose, lascia inevitabilmente indietro chi non ha le carte in regola. Koichi, pur dotato di dedizione e un Quirk potenzialmente utile, non ha ricevuto la benedizione di una grande eredità, né il favore di All Might. Il suo cammino è segnato da frustrazione, fallimenti e delusioni: eppure, non si arrende. Lotta contro il male non per la gloria, ma per la giustizia, quella vera, quella che nasce dalla volontà di fare del bene, anche quando le circostanze sono sfavorevoli. Una storia che, seppur dura, si fa più umana, più autentica e terrena, meno ideale.
Non c’è nulla di più appagante che prendere a pugni un delinquente

Il cuore pulsante di Vigilantes è una riflessione profonda e piuttosto cruda sul concetto stesso di Giustizia. I protagonisti, pur agendo per aiutare gli altri, sono dei fuorilegge, il che spinge il pubblico a confrontarsi con dilemmi morali complessi. È giusto infrangere la legge se lo si fa per il bene? Esiste una linea netta tra giustizia e vendetta?
Knuckleduster, con la sua brutalità e un passato oscuro, è la personificazione di questo concetto: fare giustizia per istinto, senza alcun orpello legale a giustificarla. La sua battuta più memorabile è emblema di tale modus operandi: agogna la giustizia, ma ci arriva in modo non convenzionale. Prende ciò che desidera con la forza bruta, invitando lo spettatore a porsi domande su quel confine labile tra ciò che è giusto e ciò che andrebbe fatto.
Knuckleduster è forse il più umano degli “eroi”. A differenza degli alunni della YUEI e degli Heroes classici, quest’uomo combatte contro nemici che nulla hanno in comune con i villains della saga principale. In Vigilantes, i nostri unconventional heroes combattono contro individui umani e perversi, spesso in grado di mettere in crisi le certezze dei protagonisti. A rendere il tutto ancor più alienante è il discorso sulle droghe potenzianti (Trigger), un espediente che potrebbe mettere in difficoltà lo spettatore più sensibile al tema.
Non uno spin-off, ma una serie a sé stante

Ma quindi, ne consigliamo la visione?
Certamente, poiché My Hero Academia: Vigilantes si distingue dalla serie principale, affermandosi non come un semplice spin-off, ma come un’opera a sé stante. Non serve essere fan dell’universo di Horikoshi per apprezzarla. Il manga, in soli 15 volumi, riesce a costruire un racconto emozionante, dove introspezione e azione si intrecciano in modo equilibrato. Nell’universo dei Vigilanti, l’eroismo si spoglia degli ideali cui siamo stati abituati e si rivela per ciò che è: un percorso difficile, spesso solitario, fatto di scelte complesse e sacrifici silenziosi. Non celebra l’eroe come simbolo infallibile, ma lo ritrae nella sua forma più umana.
L’adattamento anime, affidato allo studio BONES e disponibile su Crunchyroll, porta sullo schermo questa visione più cruda e oscura, arricchendo l’universo di My Hero Academia, offrendo uno sguardo nuovo sul concetto stesso di eroismo. Un concetto molto simile a quello del compianto Stain.