Se Il Monologo della Speziale fosse un dipinto, sarebbe un capolavoro della dinastia Ming, un arazzo ricco di dettagli minuziosi e ombre che celano arcani segreti di corte. E se avesse una voce, sarebbe quella di Maomao: tagliente, ironica e astuta, seppur non totalmente libera da ogni deferenza imposta dall’epoca in cui sopravvive. Immersa sino alle spalle in un oceano di veleni, piante medicinali e intrighi, la sua mente affilata diventa la katana con cui affronta una corte imperiale avvolta in menzogne e sotterfugi.

Malgrado ci provi a restar fuori dalle noiose macchinazioni di palazzo, Maomao non si limita mai a essere mera spettatrice. A causa del suo ingegno e una curiosità felina, diventa presto la mente in grado di svelare i meccanismi nascosti e spesso mortali che mandano avanti la corte. In un gioco di potere dove la conoscenza è l’unica vera moneta di scambio, la giovane serva e assaggiatrice si trasforma nella protagonista di una storia che non è solo un susseguirsi di misteri, ma un raffinato studio sulla conoscenza come strumento di sopravvivenza.

Una voce fuori dal coro

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
Il monologo della speziale, © Crunchyroll

In un mondo che vede le donne quali mere pedine nel gioco degli uomini e merce di scambio, Maomao si rifiuta di essere controllata, salvata o protetta. Cresciuta in un bordello, ha sviluppato un pragmatismo feroce che la rende impermeabile alla paura e alla vanità: ella stessa ammetterà di non essere in grado di comprendere appieno sentimenti ed emozioni umane.

Smisi presto di piangere.

La bellezza, per lei, non è una risorsa, bensì una minaccia. Essere troppo attraenti significa anche essere vulnerabili, succulenti prede agli occhi degli uomini. E così, Maomao sceglie l’invisibilità, preferendo i veleni alle stoffe pregiate, le lentiggini alla pelle candida. L’abilità della giovane nel riconoscere sostanze letali e malattie la rende preziosa a corte, ma al tempo stesso pericolosa. Nessuno si fida completamente di una femmina istruita o che sa troppo, e in una corte dove la conoscenza è potere, quest’ultimo non deve e non può essere nelle mani di una sporca donna, essere infimo e inferiore.

Tuttavia, è proprio la sua mente acuta ad attirare l’attenzione dei più, in particolar modo del bell’eunuco Jinshi. L’uomo, avvolto da un alone di mistero, la spinge a decifrare segreti sepolti, a smascherare complotti e a risolvere misteri che altri preferirebbero ignorare. Poiché Maomao non si limita a osservare: analizza, seziona la realtà come un chirurgo impietoso, scovando la verità anche quando questa si rivela scomoda. Sia per lei, che per gli altri.

La Corte Imperiale, gabbia dorata

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
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Il palazzo imperiale, con i suoi giardini lussureggianti e i corridoi tappezzati d’oro, è una gabbia dorata dove la libertà dei suoi abitanti è solo un’illusione. Le concubine, fanciulle splendide e fragili come porcellana, si contendono l’attenzione dell’Imperatore, mentre eunuchi e funzionari tessono trame muovendosi nell’ombra.

Ed è proprio in questo gomitolo di intrighi che Maomao si distingue non per il suo status o per l’aspetto, bensì per la sua indipendenza di pensiero. Non cerca il favore di nessuno, né vuole scalare la piramide del potere: il suo unico interesse è la conoscenza, unito ad un vano tentativo di tenersi fuori dagli intrighi di corte.

Uno dei personaggi che si intreccia più strettamente al destino di Maomao è Jinshi. Il loro rapporto sfugge alle definizioni canoniche e stereotipate: non è una classica dinamica romantica, ne’ una relazione di subordinazione. In tal caso, Natsu Hyūga è la regina dello slow cooking (come definita dai fan). Jinshi è affascinato dalla mente di Maomao, dalla sua mancanza di interesse nell’assicurarsi i favori dell’imperatore, dalla sua capacità di trattarlo come un uomo qualunque, senza lasciarsi ammaliare e confondere dalla sua bellezza. Maomao, dal canto suo, è incuriosita dalla natura sfuggente di Jinshi, ma il suo cuore rimane ben sigillato dietro un gelido muro di pragmatismo. Eppure, pian piano, qualcosa si sta sciogliendo…

A cavallo tra realtà e finzione: la medicina

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
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Vien da sé, dunque, chiedersi se Il Monologo della speziale sia basato su fatti realmente accaduti, su luoghi e persone effettivamente vissute in un passato lontano. In tal senso, la risposta è negativa: l’opera di Natsu Hyūga non si basa su eventi storici autentici. Nonostante ciò, affonda le sue radici nella cultura e nella società della Cina imperiale, fornendo a lettori e spettatori una panoramica accurata della storia antica.

L’universo narrativo dell’opera  si svolge in un regno immaginario di nome Li. L’autrice attinge a diverse epoche per costruire un mondo vivido e stratificato: l’abbigliamento e l’etichetta di corte richiamano la dinastia Tang (618-907 d.C.), mentre l’architettura e i progressi in campo medico rimandano anche alla dinastia Ming (1368-1644 d.C.). Difatti, è proprio durante le dinastie Tang, Song e Ming che la medicina tradizionale cinese conosce un’espansione straordinaria. Le pratiche erboristiche si affinano, i testi medici si moltiplicano, e la corte imperiale si riempie di medici e speziali incaricati di proteggere la salute degli abitanti del palazzo.

La medicina cinese si fonda sul principio del Tao, origine di tutto, che si manifesta in due forze complementari: è l’equilibrio tra yin e yang a determinare la salute umana. Durante la Dinastia Tang, fu il Buddhismo a influenzare la medicina, sancendo la nascita di scuole mediche: furono redatte centinaia di prescrizioni per febbri, ginecologia e igiene. Sotto i Song si sviluppò la scuola dello Yin Nutriente e venne codificata la fitoterapia nel Zhen Zhu Nang (4 energie, 5 sapori e movimenti delle piante). Sotto i Ming nacque la teoria delle malattie da caldo, distinte da quelle fredde per il forte patogeno infettivo, il contagio per via orale/nasale e il trattamento con erbe fredde.

Tuttavia, Maomao non viene dipinta quale guaritrice, ma come un surrogato di scienziata. Il suo approccio alla farmacologia è pragmatico e analitico, basato sull’osservazione e sulla sperimentazione. Non crede in fantasmi e rimedi miracolosi, bensì nella conoscenza di pratiche reali, documentate persino in testi classici della medicina cinese, come il Compendio di Materia Medica di Li Shizhen. Anche gli intrighi legati agli avvelenamenti e ai rimedi segreti sono resi con un’attenzione meticolosa ai dettagli, contribuendo a immergere il lettore in un mondo in cui il sapere può essere tanto una benedizione quanto una condanna.

A cavallo tra realtà e finzione: la struttura sociale e architettonica

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
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Anche l’architettura, con la sua simmetria rigorosa, i tetti a doppio spiovente e i giardini rigogliosi, richiama l’estetica della dinastia Ming, aggiungendo ulteriore profondità visiva e storica alla narrazione.

Tuttavia, l’elemento che maggiormente affascina de Il Monologo della Speziale è probabilmente la rigida struttura sociale della corte imperiale cinese, assieme al sistema delle concubine e una gerarchia stratificata quasi impossibile da dissezionare. Qui, la bellezza è un’arma a doppio taglio, l’intelligenza una condanna, e la libertà un miraggio irraggiungibile per chi nasce dalla parte sbagliata della società.

L’opera, attraverso l’occhio vigile e disilluso di Maomao, affronta tematiche profonde e spesso controverse, tuttavia senza appesantire troppo la trama. Temi quali la condizione delle donne nella corte, il peso delle aspettative sociali, la brutalità con cui le vite vengono sacrificate sull’altare del potere, fanno tutti da sfondo alla storia della protagonista.

Il focus sulla condizione della donna

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
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Nascere donne in Asia era una condanna, come abbiamo visto anche nel nostro articolo su Firefly Wedding. La condizione femminile era fortemente influenzata da un sistema patriarcale che le relegava a ruoli secondari nella famiglia e nella società. La struttura sociale, rigidamente gerarchica, si rifletteva in ogni aspetto della vita quotidiana delle donne. Oltretutto, la filosofia cinese tradizionale attribuiva alla donna un ruolo subordinato, attraverso il concetto di yin e yang. Lo yang (maschile) simboleggiava forza e razionalità, mentre lo yin (femminile) era associato alla passività e debolezza. La cultura cinese considerava la nascita di una figlia come una sfortuna, e molte donne erano destinate a ruoli di moglie e madre, senza la possibilità di ereditare o acquisire proprietà.

Il matrimonio era visto come dovere sociale ed economico per la figlia: le fanciulle venivano date in spose poco più che quattordicenni, passando dalle carceri paterne a quelle matrimoniali. Lo sposo era scelto dai genitori, assistiti nella decisione da gruppi di astrologi per garantire la compatibilità tra i coniugi. Anche qui, le donne non avevano diritto di divorziare, e l’uomo poteva ripudiare la moglie per motivi futili come l’infertilità. Le vedove non potevano risposarsi, ma ad alcune – appartenenti alle classi meno agiate – era consentito.

L’alfabetizzazione femminile

Lo Sapevi?

Il Nüshu era una scrittura segreta usata esclusivamente dalle donne cinesi per contrastare l’analfabetismo imposto dalle norme sociali. Composto da circa 700 simboli, questo codice permetteva loro di esprimersi liberamente senza il timore che gli uomini potessero comprenderne il significato.

Tra le maglie strette di questo sistema, un tema si insinua con forza sovversiva: l’alfabetizzazione femminile. Ne Il Monologo della Speziale, molte delle donne che risiedono a corte non sanno leggere né scrivere, private così dello strumento più potente di emancipazione: la conoscenza. Tuttavia, l’astuzia di Jinshi e Maomao introduce un elemento inatteso: testi erotici, apparentemente frivoli, diventano il cavallo di Troia attraverso cui instillare la curiosità della lettura. Una scelta audace, che trasforma il desiderio in un ponte verso il sapere.

Tuttavia, questa problematica non colpiva solo le classi popolari. Come notificato da Maomao, anche le figlie delle consorti imperiali non sfuggono al meccanismo crudele della predestinazione. La piccola principessa Lingli, erede della consorte Yuye, è ancora bambina, eppure il suo futuro è già incatenato a leggi non scritte. In lei si cristallizza l’essenza di un’esistenza femminile segnata sin dalla nascita: il valore di una principessa non risiede nella sua personalità, ma nella sua utilità come pedina politica. Consapevole delle difficoltà che attendono sua figlia, la consorte Yuye affida la sua educazione a Maomao, cercando di fornirle gli strumenti per difendersi.

Non essendo destinate a una qualsivoglia tipologia di istruzione, sin dagli albori dell’impero le donne delle classi popolari erano costrette a lavorare duramente per contribuire al sostentamento familiare. Erano impegnate nei campi, nella tessitura della seta o nell’allevamento dei bachi da seta. Tuttavia, in periodi di carestia, alcune donne si rivolgevano alla prostituzione per sopravvivere e Il Monologo della speziale ci offre una panoramica atroce della condizione delle prostitute. Dopotutto, Maomao è cresciuta nel Quartiere dei Piaceri, assieme a un manipolo di cortigiane bellissime che le hanno fatto da madri e sorelle.

Le cortigiane, schiave sessuali o artiste?

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
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In un contesto di poligamia accettata, gli uomini cinesi potevano avere concubine e frequentare cortigiane (se disponevano del danaro sufficiente). Tuttavia, c’è una profonda differenza tra i due ruoli. Sebbene la prostituzione venisse vista come una parte accettata della società, le cortigiane non godevano di uno status ufficiale favorevole. Erano donne bellissime e versate nelle arti, la cui occupazione principale consisteva nell’intrattenere uomini ricchi funzionari o nobili. A differenza delle concubine, non coltivavano rapporti di lunga durata con gli uomini, sebbene in molti tentassero di comprarle e – talvolta – liberarle per poterle sposare.

Ne Il Monologo della speziale facciamo la conoscenza delle Tre Principesse, tre cortigiane di massimo rango della Casa dei Piaceri. Note a tutta la capitale di Li, incluso il Palazzo Imperiale, sono considerate le più belle e talentuose tra le cortigiane, tant’è che si dice che sia necessario uno stipendio annuale per passare una sola notte con una Principessa.

Eppure Pairin, Meimei e Joka ricordano in parte le otto bellezze del Qinhuai (o di Jinling), otto cortigiane di grande fama vissute durante il periodo di transizione tra le dinastie Ming e Qing. Celebri per la loro straordinaria bellezza, si distinguevano anche per le loro abilità nelle arti, tra cui la letteratura, la poesia, la musica, la danza e la pittura. Proprio come le Tre Principesse. Durante la tarda dinastia Ming, le cortigiane d’élite combattevano contro i tradizionali valori confuciani, partecipando attivamente alla vita pubblica e possedendo beni propri. Così facendo, sfidavano apertamente le leggi che vietavano alle donne della nobiltà di coltivare talenti che mettessero in discussione il loro ruolo di mogli e madri.

Le concubine imperiali

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
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Nella corte imperiale, di contro, le concubine occupavano spesso un posto tra i ranghi di corte e potevano esercitare una certa influenza politica. Queste donne vivevano stabilmente con l’uomo ed entravano ufficialmente a far parte della sua famiglia, ma non godevano dello stesso status legale delle mogli. Venivano spesso scelte per generare discendenti maschi, tant’è che a cercarle erano spesso uomini di alto rango sociale, come l’imperatore.

La figura delle concubine imperiali ha radici profonde nella storia cinese, risalendo alle dinastie più antiche e divenendo una componente essenziale nella corte imperiale. Gli imperatori, pur avendo una sola moglie ufficiale – l’imperatrice potevano accumulare numerose concubine, la cui presenza nell’harem aumentò nel tempo. Ne Il Monologo della speziale, Maomao fa spesso riferimento alla vite delle concubine dell’imperatore, essendo una delle dame e assaggiatrice ufficiale della consorte Yuye. In primis, le donne scelte dalla carica suprema rispecchiano i suoi desideri, spesso peculiari: alcuni imperatori preferivano fanciulle con seni abbondanti, altri dame poco più che bambine.

In secondo luogo, il ruolo delle concubine era strettamente legato alla successione dinastica, per garantirgli una discendenza maschile, considerata essenziale per la continuità della dinastia. Un caso esemplare di tale necessaria virtù è quello di Ah-Duo, una splendida concubina scartata per infertilità, simbolo di un sistema che riduce il valore femminile alla funzione riproduttiva. Nemmeno le donne di sangue nobile sono al sicuro, poiché le consorti imperiali vivono sotto costante pressione, educate alla sopravvivenza più che all’autonomia. D’altronde, come narra Maomao, la vita nell’harem non era priva di rivalità e intrighi: concubine e dame di corte erano incessantemente in competizione per conquistare l’affetto dell’imperatore. Anche ricorrendo a veleni e farmaci abortivi.

Gli eunuchi, scarafaggi di palazzo e tessitori di trame

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
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La presenza degli eunuchi è documentata a partire dal 146 d.C., durante il regno dell’imperatore Han. Per più di 2000 anni, la categoria ha rappresentato alcune delle figure più enigmatiche e affascinanti del panorama politico e culturale dell’Impero Celeste. Scarafaggi di palazzo, custodi di segreti e artefici di trame complesse, al contempo strumenti e artefici del potere imperiale, mossi da ambizione e condannati a un destino singolare: la castrazione.

Una pratica estrema che comportava l’asportazione totale delle gonadi e del membro, un atto che marchiava indelebilmente il corpo e lo spirito. Nata come condanna inflitta ai colpevoli di gravi reati, divenne una scelta volontaria di chi vedeva nella mutilazione l’unica via per accedere ai privilegi della corte. Il corpo sacrificato si tramutava così in un passaporto verso il cuore del potere.

All’interno della Città Proibita, gli eunuchi erano molto più che semplici servitori: erano strateghi, consiglieri, manipolatori silenziosi che agivano nell’ombra. Considerati fedeli per la loro impossibilità di generare discendenza, si insinuavano nei meandri della politica influenzando le scelte imperiali, riuscendo ad emarginare i funzionari confuciani, loro rivali.

Tuttavia, come apprendiamo anche ne Il Monologo della Speziale, fortunatamente la castrazione come punizione legale fu abolita: la storia della Cina riporta che tale abolizione avvenne alla fine del regno dell’imperatore Hongwu (r. 1368-1398), fondatore della dinastia Ming. Il ruolo degli eunuchi raggiunse il suo apice, eppure la loro sete di potere divenne anche una rovina. La loro influenza suscitò risentimenti che, con il tempo, portarono a una drastica riduzione della loro autorità.

Nel racconto di Maomao, gli eunuchi sono protagonisti dell’impero, incarnazione di potere e sacrificio, talvolta mossi da desideri inconfessabili. Così influenti da essere al contempo indispensabili e temuti: ad un loro cenno, la vita di servi e serve è appesa a un filo.

L’eredità di Maomao

Il monologo della speziale, © Crunchyroll
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Se Il Monologo della speziale si distingue tra le opere contemporanee, è perché rifiuta di seguire schemi prestabiliti. Come abbiamo approfondito nel nostro articolo sulle eroine manga moderne, la protagonista non è una damigella in pericolo tradizionale, ma una figura complessa, sfaccettata. Maomao non cerca redenzione, non desidera il potere, non si lascia consumare dall’amore. È una testimone del suo tempo, un ingranaggio anomalo in una macchina che non può controllare. D’altronde, tutte le donne della serie dimostrano ingegno e forza. Anche Xiaolan e le consorti Lihua e Yuye incarnano la capacità di adattarsi senza perdere di vista il proprio obiettivo: sopravvivere all’ingiusto sistema senza esserne completamente vittime.

L’anime ha la capacità di fondere realtà storica e finzione con un equilibrio straordinario. Attraverso la figura della protagonista, la conoscenza diventa strumento di potere e sopravvivenza, in un mondo dove il sapere può illuminare la strada, ma anche condurre a lidi inesplorati. È un’opera che affascina, coinvolge e invita a riflettere, lasciando il lettore avvolto nelle spire di un’epoca lontana eppure incredibilmente viva.

Ad oggi, il manga I Diari della Speziale è prodotto da Itsuki Nanao e da Nekokurage, in Italia edito J-POP Manga, mentre l’opera ufficiale – la light novel – scritta da Natsu Hyūga e illustrata da Tōko Shino è edita Dokusho Edizioni. L’anime tratto dalla light novel e intitolato Il Monologo della Speziale è distribuito sia da Crunchyroll (prima e seconda stagione) che da Netflix (prima stagione). La serie è realizzata da Toho Animation Studio e OLM, con Norihiro Naganuma alla regia e alla sceneggiatura, affiancato da Akinori Fudesaka come assistente alla regia. Il character design è affidato a Yukiko Nakatani.

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Napoletana, classe 92, nerd before it was cool: da sempre, da prima che fosse socialmente accettato. Dopo il diploma al Liceo Classico, una breve ma significativa tappa all'Accademia di Belle Arti mi ha aperto gli occhi sul futuro: letteratura, arte e manga, compagni di una vita ed elementi salvifici. Iscritta a Lettere Moderne, ho studiato e lavorato per poi approdare su CPOP.IT e scoprire il dietro-le-quinte del mondo dell'editoria. Dal 2025 scrivo per LaTestata e mi sono unita al team di ScreenWorld in qualità di Capo Redattrice Anime e Manga: la chiusura di un cerchio e il coronamento di un sogno.