Un labirinto di ghiaccio, un orologio che si ferma, il bianco nitido, soffice e riflettente di un paesaggio completamente innevato. Distribuito da Tucker Film a partire dal prossimo 13 marzo, The Breaking Ice irrompe con delicatezza nelle nostre sale, imprimendo la sua essenza in immagini e simbolismi che intonano ritornelli malinconici, in rima baciata fra le solitudini e le resistenze di un tempo della vita inquieto e in stato d’attesa: la giovinezza.

Dopo la vittoria della Caméra d’or con il precedente Ilo Ilo, Anthony Chen passa ancora da Cannes (2023) per presentare il suo cinema al pubblico, avvalendosi di un altro raffinato sussurro d’intimità. Questa volta il suo edificio narrativo ha fondamenta instabili poggiate su scenari desolanti, sconfinati. Custodi liminali di una purezza esistenziale ricolma di domande e palpitante di ansie, paure e fallimenti prossimi al precipizio. Lì, a solo un passo dallo schianto, The Breaking Ice aggroviglia e interseca le traiettorie di tre giovani che si osservano tenendosi a distanza, si accalorano della reciproca presenza. La gioventù si congeda dalla vita riscoprendola nei gesti semplici e nelle connessioni anemiche, nel comune perforamento di una paralisi emotiva che plana sulla morte sperando in una rinascita.

Al confine fra Cina e Corea, passato e futuro, vita e morte, The Breaking Ice mostra le cicatrici fisiche e psicologiche di un triangolo di individualità smarrite: anime in fuga da un dolore suggerito, quasi mai verbalizzato ma gradualmente rimarginato dalla condivisione di un calore umano che nel prendersi cura dell’altro finisce per guarire anche se stesso. Sensibile, elegante e mai enfatico, Anthony Chen raduna nella fine dell’adolescenza un racconto di smarrimento e amicizia dai contorni discontinui, diradati in un tempo immobile che impara dolcemente a rimettersi in moto.

Identità ibernate e isolate in un tempo statico

Un'immagine di The Breaking Ice
Un’immagine di The Breaking Ice – @ Tucker Film

Di Nana, Xiao e Haofeng non sappiamo molto. The Breaking Ice calibra le nozioni sul loro vissuto e ci trasporta con Nana nella ritualità del suo lavoro di guida turistica: l’incontro con Xiao mentre cucina nel ristorante dove conduce il suo gruppo, la presentazione di Haofeng fin dal primissimo fotogramma del film – assopito e distratto di fronte alla maestosa riproduzione fotografica che ritrae il monte Changbai e prelude all’epifania di un percorso ancora da compiersi.

Proprio sulla cima di quel monte culminerà il cuore dell’opera, condensato in una triplice parabola introspettiva percorsa su strade tortuose e con meteo avverso, increspata da un sentore tragico e dal limite massimo di una vita che a piccoli passi si riappropria della sua vastità. La camera di The Breaking Ice si accosta al disorientamento umano dei tre protagonisti agitandosi e ritraendosi, carrellando dagli uni agli altri nel tentativo di coprire le distanze, di approssimarli empaticamente a quel tipo di connessione visceralmente e silenziosamente desiderata.

Lo Sapevi?

Lo scorso anno Singapore scelse proprio The Breaking Ice come rappresentante per la categoria Miglior film internazionale agli Oscar 2024. Sfortunatamente, però, il film di Anthony Chen non riuscì a entrare nella cinquina dei candidati finali.

Con il suo tratto allegorico e pulito, Anthony Chen pennella la narrazione di simbolismi che propagano l’imprigionamento mentale dei ragazzi, isolati dentro un’impalpabile staticità echeggiata dall’austerità degli ambienti esterni – dai vincoli geografici, culturali e psicologici che li pietrificano in un presente intontito, raggelato.

“Sono andato ovunque, solo per scoprire che ovunque era uguale”

Una scena di The Breaking Ice
Una scena di The Breaking Ice – @ Tucker Film

I confini fisici della città di Yanji dividono la Cina dalla Corea del Nord, parlano di contaminazioni culturali e disertori fuggitivi, evasi da un passato che continua a inseguirli senza sosta. Come quel latitante nordcoreano che a più riprese ricorre sul loro cammino, anche Nana, Xiao e Haofeng sono scappati da qualcosa. In fuga da loro stessi, da delusioni, aspettative e insuccessi di un’esistenza che alla fine li ha sempre riacciuffati – impartendo loro l’unica lezione disponibile: la vera difficoltà sta nella scelta di esistere, nel coraggio di tornare a se stessi.

The Breaking Ice si rivela allora la cronaca del lento scongelamento di quel ghiaccio che intitola il film. Il passaggio da uno stadio all’altro di una fibra emotiva che progressivamente ritrova la forza di sentire, volteggiando nei vuoti impermeabili di una quotidianità priva di cose da fare e piena di tempo per farle, con la migliore delle compagnie desiderabili. The Breaking Ice è una pausa dalla vita in mezzo a un istante pieno di vita, in cui il tempo si arresta e lo spazio si muove, intenerendo per l’essenzialità con cui racconta di una fragilissima scintilla di umanità.

Solitudini che si sfiorano

Un momento di The Breaking Ice
Un momento di The Breaking Ice – @ Tucker Film

Lunghe notti e lunghi giorni trascorsi a vagabondare per le strade di Yanji, in sella a una moto o tra le mura voluttuose di un appartamento, dove lo spazio per la carnalità è conteso con quello del sentimento e dove il triangolo amoroso percorre tracciati imprevedibili, rivelando solo schegge di quella distanza emotiva che flirta con l’altro per compensare assenze e soffocare vecchi dolori. Depressione e malessere pervadono un campo sublimato sempre dal bianco della neve, dal suo angosciante torpore che tutto avvolge e tutto sospende, partecipando alla stasi esistenziale dei ragazzi e preservandone al contempo il candore, la speranza nitida in una nuova fioritura.

In questo fluire e fermarsi della vita The Breaking Ice intreccia le solitudini dei protagonisti, deposita nella reciproca prossimità l’inattesa scoperta di una comprensione e di un contatto – di una temperatura umana capace di alterare la monotonia dell’esistenza. Le loro storie semplici nascondono una sofferenza sommessa, accennata per mezzo di sguardi nostalgici e percezioni di inadeguatezza. Una frustrazione incanalabile in una manciata di parole e condivisa in ogni gesto ed esperienza di quei giorni percorsi insieme: di disconnessione in profonda rivelazione – in mezzo all’alcol, il sesso e i dolenti momenti di fermo.

Un’intima porzione di mondo in cui perdersi (e poi ritrovarsi)

I protagonisti di The Breaking Ice
I protagonisti di The Breaking Ice – @ Tucker Film

Le moderate timbriche interpretative degli attori si amalgamano alla misura narrativa di un racconto raccolto, incapace di esuberare. Un’opera intessuta dei toni vulnerabili di una gioventù che fra le crepe delle proprie insicurezze ritrova la voce di sentimenti inespressi e poi la sprigiona via, urlandola a squarciagola e osservandola prendere il volo oltre qualsiasi friabile confine identitario.

Suggestivo e tangibile, The Breaking Ice è il punto di osservazione su un’intima porzione di mondo, l’evocazione epidermica di un freddo pungente permeato sulla pelle e nelle emozioni. La fugace sosta in un labirinto di ghiaccio dentro cui perdersi, sfiorarsi e poi finalmente ritrovarsi. Soli, forse, ma almeno non più immobili.

Conclusioni

7.0 Inquieto

The Breaking Ice fonde con garbo il gelo emotivo di tre solitudini che s’incontrano nel reciproco avvicinamento, dentro un tempo della vita sospeso tra i dolori del passato e un futuro spaventoso. Un triangolo amoroso che più che d’amore racconta di amicizia, delle ansie e delle inquietudini di una generazione che sollecita la morte per riappropriarsi della vita.

  • Voto ScreenWorld 7
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Laureata in CAM (Cinema, Arti della scena, Musica e Media) e Comunicazione presso l’Università degli Studi di Torino. Attualmente collaboratrice di ScreenWorld.it e NPC Magazine. Della realtà mi piace conoscere la mente, il modo in cui osserva e racconta le sue relazioni umane. Del cinema mi piace l’ascolto della sua sincerità, riflesso enfatico di tutte le menti che lo creano. Di entrambi coltivo l’empatia, la lente con cui vivere e crescere nelle sensibilità e le esperienze degli altri. Nella vita scrivo, studio e mi circondo di cinema, perché penso non esista niente di più bello.