Nella tetra oscurità del futuro, c’è solo guerra
Il 41esimo millennio non pare essere un luogo particolarmente ospitale. Perennemente in guerra, l’umanità ha conquistato le stelle, ma nel freddo dello spazio non ha trovato quella frontiera da esplorare tanto agognata, bensì una distesa smisurata di conquiste completamente sanguinosamente. Questo è l’insegnamento di Warhammer 40k, uno degli universi sci-fi più amati, nato inizialmente come setting per giochi di miniature e diventata poi contesto narrativo espanso in altre dimensioni.
Dopo esser stata per decenni il regno di appassionati, Warhammer 40k si è imposto al grande pubblico grazie alla sua espansione in media più generalisti. Fondamentale in tal senso anche la visibilità data da volti noti, come Henry Cavill, che non mancano di farsi portavoce della bellezza di questa violenta ambientazione, ma a sostenere le potenzialità del 41esimo millennio è l’incredibile cura con cui è stata concepito.
L’evoluzione di un universo

Gli appassionati di giochi da tavolo possono testimoniare quanto Warhammer 40k si sia evoluto dalla sua prima apparizione. Quando la sua prima incarnazione, Rogue Trader, fa la sua comparsa nel 1987, appare subito chiaro come questo nuovo gioco da tavolo basato su miniatura sia una promettente ambientazione.
Mentre la fantascienza contemporanea cercava di sfruttare il grande successo di cult come Star Wars o Blade Runner, Rick Priestely immagina per il suo gioco un setting completamente diverso. L’alieno torna a essere il nemico, le stelle non sono l’ultima frontiera ma un luogo inospitale e ferale, mentre l’umanità è una forza in costante espansione, animata da un istinto bellicoso e opprimente.
Sarebbe ingiusto dimenticare il fondamentale apporto di Andy Chambers, che dopo Rogue Trader contribuì in modo sostanzioso a definire quelli che sarebbero stati i dogmi di Warhammer 40k. Tramite giochi da tavolo ed espansioni e con la comparsa di una ricca serie di pubblicazioni, fumettistiche e letterarie, il 41esimo millennio prende sempre più forma, arricchendosi di elementi ora divenuti cult, come Adeptus Astartes (o Space Marines) e l’Inquisizione.
Hard sci-fi e bolter

Andando oltre alla fascinazione per le regole e per il carisma di alcune figure di questa ambientazione, Warhammer 40k si fa portatore di una vena critica tipica della fantascienza, adattata alle esigenze delle regole di gioco in modo incredibilmente articolato. La natura fortemente razzista dell’umanità, l’oppressivo dominio dell’Imperium e la mentalità essenzialmente bellica di questa società futura sono figlie di un incipit narrativo in cui viene messa sotto indagine la natura stessa dell’uomo.
Nella complessità della narrazione di Warhammer 40k, l’aspetto principale è la tendenza a vedere la conoscenza come un male, un pericolo da scongiurare. Al punto che la poca tecnologia rimasta viene considerata quasi divina, specie da fazioni come l’Adeptus Mechanicus, e la ricerca di competenze perdute viene monitorata e, quando possibile, ostacolata.
L’ingegno individuale o la curiosità sono severamente controllati o addirittura puniti, perché la conoscenza è un potere che non è conciliabile con una società rigidamente regolata. L’Imperium, infatti, è una spietata teocrazia, governata da una machiavellica burocrazia, che ha come scopo il controllo delle masse. Obbedienza e sacrificio, in nome di una religione di stato che vede nell’Imperatore il suo fulcro, relegano la popolazione in una condizione di schiavitù perenne, contrastata dalla presenza di una ristrettissima cerchia di nobili che incarnano, sin troppo spesso, il ruolo di veri oppressori.
L’Imperatore protegge

Una mentalità chiusa e rigida, fortemente protetta da strumenti di potere come Inquisizione o Adeptus Astartes. Se da un lato uno dei motti più rappresentativi di questa forma mentis recita
Una mente aperta è come una fortezza senza guardie e con i suoi cancelli aperti
dall’altro la visione gotica di questo universo ne ribadisce l’essenza. Per trasmettere il senso di oppressione, vengono idealizzati edifici che uniscono l’aspetto di venerazione al culto imperiale, incarnato da una spinta architettonica verso l’alto, all’idea di forza e costante presenza dell’Imperium, tradotto in una dimensione massiccia e scarsamente illuminata degli edifici stessi.
Nuovamente, il cittadino comune viene messo in soggezione, tramite questa manifestazione di potenza architettonica. Non paghi di essere circondati da giganti inarrestabili come gli Space Marines, o di esser costantemente sotto l’occhio censore di una burocrazia che soffoca ogni segno di individualità, gli uomini e le donne dell’Imperium costantemente sono condannati a ricordare la propria condizione.
Una situazione che, come conseguenza, spesso li porta ad avvicinarsi ai nemici del Trono Dorato. Che si tratti di rivolgersi a società aliene, come i Tau, o di cedere alla tentazione dei Poteri Perniciosi del Chaos, queste ribellioni sono spesso una reazione alla depersonalizzazione dei cittadini di questa teocrazia oppressiva.
L’essenza di Warhammer 40k

Per quanto, dunque, Ultramarines, Inquisitori e grandi eroi dell’Imperium siano investiti del ruolo di paladini e fan favorites, non si può ignorare come il 41esimo millennio di Games Workshop sia una realtà in cui violenza e morale distorta siano centrali. Che si tratti di leggere i volumi dedicati alle imprese dei Capitoli di Adeptus Astartes o di sondare i misteri delle forge marziane del Mechanicus, è evidente che i presupposti sociali delle regole dell’Imperium siano spesso travisati.
La narrativa di Warhammer 40k consegna agli appassionati una visione più nitida e sporca rispetto a un medium come il videogioco, in cui si privilegiano gesta eroiche che vengono solo marginalmente sporcate da un’accezione negativa.
Sotto questo aspetto, è più formativa la lettura della Horus Heresy. Ambientata diecimila anni prima, nel 31 esimo millennio, questa titanica saga racconta la guerra fratricida guidata da Horus Lupercal, che da figlio prediletto dell’Imperatore diviene il simbolo del Chaos.
Fare luce su questo momento fondamentale dell’universo di Warhammer 40k ha fatto sì che venissero messe a nudo criticità del credo imperiale, dando maggior sostanza a leggende o figure sino a quel momento etichettate con incredibile semplicità.
La lezione di Warhammer 40k è anche questa, il saper come sviluppare in più direzioni l’ambientazione, creando spunti e punti di vista diversificati. La lore ne ha giovato, consegnando non solo agli appassionati, ma a tutti coloro che cercano una saga sci-fi di spessore un universo in cui vivere incredibili avventure.