Il mercato degli alimentari e prodotti “freschi” sta diventando sempre più bizzarro: possiamo scegliere sia tra quelli del supermercato che tra quelli che vengono “commercializzati” online, preferibilmente su app attrezzate a tale scopo. Nella nostra recensione di Fresh, commedia nera come la pece, presentata in anteprima al Sundance Film Festival e ora disponibile su Disney+, capiremo come queste due tipologie di mercato si combinano per preparare una ricetta insolita.
Fresh parte come una commedia romantica, con focus sulla “posta del cuore” della giovane Noa (l’attrice di Normal People, Daisy Edgar-Jones), o meglio, i continui dissapori con cui si trova a che fare nel mercato delle app di incontri simili a Tinder. Non le piace particolarmente muoversi in quel mondo, ma sembra l’unica possibilità per poter ampliare le sue conoscenze e, su insistenza della sua migliore amica Mollie (Jojo T. Gibbs), inizia a fissare alcuni appuntamenti. Eppure, a giudicare da alcune chat online che ci vengono mostrate approssimativamente, non c’è dubbio che il piano migliore sarebbe rimanere a casa.
Una sera, tuttavia, mentre si reca al supermercato per comprare la cena, Noa si imbatte in Steve (Sebastian Stan, che sembra il fratello più garbato di Noel e Liam Gallagher), un medico spiritoso e cordiale con il quale conversa un poco davanti alla sezione degli altri prodotti freschi (frutta e verdura, ciò che il film si dimenticherà a breve). È un incontro “vecchio stile” e, nonostante la sua esitazione, Noa gli lascia il numero di telefono e i due decidono di incontrarsi per un appuntamento.
Fresh
Genere: Commedia/Horror
Durata: 117 minuti
Uscita: 15 aprile 2022 (Disney+)
Cast: Daisy Edgar-Jones, Sebastian Stan, Jonica T. Gibbs
Da Normal a Psychotic People
Fino allo scoccare della mezz’ora di minutaggio abbiamo l’impressione di assistere a una rom-com dal tocco leggermente spettrale, ma il nostro Mr Right non tarderà a svelarsi in tutta la sua complessità carnale, una volta che i titoli di testa fanno la loro comparsa sullo schermo. Se Fresh si fosse avvalso di un narratore in voice-over per seguire man mano gli sviluppi della trama, questo sarebbe stato Hannibal Lecter: è il suo mix di brutalità e raffinatezza, disgusto e pudore assoluto che guida la drammatizzazione grottesca a cui il secondo e terzo atto del film vanno incontro. Anche se il modo in cui Noa cercherà di giustificarsi di fronte alla situazione rasenta a tratti l’inverosimile, scelta voluta per il tipo di storyline che fa affidamento sul confine labile tra bruciato e surgelato, il piglio da slapstick del film, assieme alla performance perfidamente accattivante di Stan, permette di accettare qualsiasi variazione sul tema della commedia socio-politica e stare al gioco fino alla fine.
Se tutto questo suona nauseante e assurdo, lo è, ma è eseguito con tale aplomb e magnetismo da parte degli attori, che è impossibile non buttarcisi totalmente. Questo è il primo progetto di Edgar-Jones dopo il suo successo nell’ottima serie della BBC Normal People e, se ha accettato un film sontuosamente anticonformista per evitare di rimanere incastrata nei panni dell’eroina di Sally Rooney, Fresh ha fatto il suo dovere. Come Noa, è ironica, freddamente disinvolta e – in un’emozionante e sanguinosa sequenza climatica – assolutamente indimenticabile. Bisogna ammettere, tuttavia, che la sua interpretazione splendidamente distaccata nelle prime sequenze, più incisive e schiette, del film fa sperare di vederla pian piano combinare a questa impostazione caratteriale un po’ della sua esemplare profondità emotiva, che potrebbe portare il nutrimento necessario per il gore al livello successivo: ma c’è una gamma emozionale limitata, dopo tutto, quando si combatte per la propria vita.
Mangiare per vivere, vivere per mangiare
È proprio Sebastian Stan (il Bucky Barnes qui dirottato verso un personaggio totalmente anti-Capitan America) che ottiene la parte più succosa. Maneggia un’imprevedibilità letale nei panni di Steve, mentre insiste nell’auto-definirsi “solo un ragazzo normale”, spiluccando con nonchalance fette di carne di gambe umane dopo l’allenamento, come se fosse il più pregiato prosciutto di Parma. Ma la cosa migliore/peggiore di tutte è che l’impavida Mimi Cave non smetterà di cercare di riconquistare l’originaria, capricciosa connessione romantica tra Noa e Steve, al punto che il vero disagio narrativo non viene da nessuna carne maciullata, ma dai continui tentativi del film – e di Noa – di fare la carina con un mangiatore di carne.
Strutturalmente, Fresh ha molto in comune con film di rapimenti come Misery e The Human Centipede, dove le bizzarre ossessioni del cattivo guidano la storia, e la mutilazione è una naturale (anche se terrificante) estensione della loro patologia. E come molti altri film che condividono un po’ di DNA con Fresh, è il cattivo che occupa il centro della scena: non abbiamo visto Sebastian Stan operare a questo livello di spettacolarità camp dal climax di The Covenant di Renny Harlin. È attraente quando si prende sul serio, ma è una star del cinema soprattutto quando si diverte.
I più attenti scopriranno nei titoli di coda che è Adam McKay il produttore del film e che Lauryn Kahn, sceneggiatrice di Fresh, ha lavorato per anni come assistente del regista di Don’t Look Up, Vice – L’uomo nell’ombra e La grande scommessa. C’è qualcosa dello sguardo politico, ironico e profondamente contemporaneo del cineasta in un film che si colloca nel filone delle revenge-stories femministe, anche se non aspira necessariamente a portarlo in territori così concettualmente brillanti come Una Donna Promettente di Emerald Fennell.
Fresh solleva un bel po’ di domande a cui non si preoccupa di rispondere, a meno che, ovviamente, non sia previsto un sequel, ma la sua forza intrinseca non viene necessariamente dalla trama. Come i migliori primi appuntamenti e i migliori film di mezzanotte, tutto si riduce alla personalità; Mimi Cave sa come affascinare e come respingerci, di solito allo stesso tempo, come farci ridere e odiarci per aver riso. Fresh è un ottovolante emotivo a rotta di collo, e come molte montagne russe, vi farà anche rivoltare lo stomaco.
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Conclusioni
Come abbiamo scritto nella nostra recensione, Fresh vi farà sentire imprigionati e agonizzanti come la sua protagonista, divorata mentalmente dal susseguirsi delle sequenze. La sceneggiatura brillante di Lauryn Kahn non pretende di essere necessariamente originale, ma di trovare una propria profondità narrativa, che vive del carisma dei suoi attori.
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Voto ScreenWorld