Cadute e rinascite, volteggi tra i grattacieli della Grande Mela e arringhe accorate nelle aule di tribunale. Ordinaria amministrazione per Matt Murdock, avvocato cieco di Hell’s Kitchen che lontano dal banco dei testimoni dispensa giustizia come Daredevil, il Diavolo Custode della Casa delle Idee. Oggi figura di spicco del mondo della Casa delle Idee, per molto il Cornetto è stato relegato nelle retrovie del pantheon marveliano, trovando poi fortuna grazie alla sensibilità di alcuni autori.
L’ingresso nel Marvel Cinematic Universe o, meglio, il ripescaggio nel franchise cinematografico marveliano ha consentito anche sul piano fumettistico di portare Daredevil alla ribalta, rendendolo centrale in alcuni dei grandi eventi degli ultimi anni.
Cieco come la giustizia
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Cosa attira veramente di Daredevil? Forse il fatto che in un mondo di superesseri e di magnati in armature hi-tech, Matt Murdock è l’unico ad avere un handicap: la cecità. Se pensiamo al suo costume, gli occhi sono praticamente inesistenti, contrariamente a qualsivoglia tuta supereroica, e la sua arma d’ordinanza, il billy club, spesso è stato adattato per fungere da bastone per ciechi per la sua vita civile.
Un supereroe cieco. Può sembrare una felice intuizione da parte di Stan Lee, ma in realtà si tratta di un’ispirazione presa da un personaggio della Golden Age, Barth Hill, considerato il primo supereroe affetto da disabilità: era muto. Ma soprattutto, il suo nome d’arte potrebbe risultare familiare: Daredevil. Figura leggendaria dei comics, che sarà omaggiata dai comics Marvel prendendolo come modello per il Daredevil di Terra-1298.
Fu però Stan Lee a pensare di introdurre la disabilità nel mondo marveliano, e secondo quanto raccontò nel 1977 in Son Of Origins of Marvels Comics, la scelta della cecità gli venne ispirandosi a un detective cieco della letteratura. Teoria che si contrappone a quanto sostenuto da chi ha visto nella cecità della figlia di Bill Everett, co-creatore del Cornetto, la vera ispirazione, considerato che la ragazzina aveva sviluppato un udito più fino per compensare il suo handicap.
Cecità, ricordiamolo, che colpisce il giovane Matt quando questi si lancia al salvataggio di un passante prima che sia investito da un camion. Gesto eroico che espone però il ragazzino a elementi chimici, liberatosi nell’urto, che lo accecano. Un senso perso, ma altri che si acuiscono, seppur ulteriormente affinati in anni di addestramento.
Una lunga storia delle origini
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Come altri eroi, Matt Murdock diviene un supereroe tramite un evento traumatico, ma contrariamente ad altri la sua doppia vita inizia molto più tardi. Quasi tutti i personaggi Marvel della prima ora ottengono i loro poteri nell’adolescenza o in età adulta, e sono addestrati immediatamente per utilizzarli oppure si gettano immediatamente nella mischia.
L’origin story di Daredevil è raccontata in analessi. Troviamo Matt adulto e già avvocato, il tono delle storie iniziali gioca molto su un delicato equilibrio tra spavalderia e leggerezza. D’altronde, la scintilla scatenante dalla sua nascita editoriale era la volontà di replicare il successo del Tessiragnatele con un nuovo personaggio solitario, anziché seguire la scia dei team, come Fantastici Quattro o X-Men, che avrebbero dovuto esordire proprio con il Diavolo Custode nell’estate del 1963.
La tragedia è inizialmente il cuore pulsante del mito di Daredevil: alla sua cecità segue la morte del padre, violenta come l’esistenza cui si è condannati vivendo a Hell’s Kitchen. Nei primi volteggi del Cornetto viga una certa spensieratezza, complice quella tendenza a dare origini abbozzate e rapide ai personaggi, che saranno poi, fortunatamente, approfondite e riscritte da autori successivi.
Come nasce un eroe?
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Anziché un immediato utilizzo dei suoi poteri, scopriremmo con gli anni che Matt si è prima allenato, come raccontato da Miller e Romita Jr in L’uomo senza paura. Il giovane Murdock si allena duramente con Stick sui tetti di Hell’s Kitchen, impara e soffre, cade e si rialza. E nuovamente, attraverso violenza e sofferenza si forgia il suo carattere, anche se questo viene rivelato dagli autori che ne riscrivono i primi anni nel tentativo di rendere ancora più drammatico questo eroe dl volto umano.
Se ripensiamo ora ad alcuni passaggi tragici della vita del Cornetto, quella spensieratezza dei primi anni sembra fuori luogo. Dobbiamo però ricordare che prima dell’intervento di numi tutelari come Frank Miller o Ann Nocenti, Daredevil era un personaggio tutto sommato secondario del panorama marveliano, per via di una sua peculiarità: era un eroe di quartiere.
Mentre gli altri supertizi marveliani viaggiavano per le galassie o partecipavano a eventi di scala globale, Matt Murdock combatteva nei vicoli della sua Hell’s Ktichen, diventando il primo degli urban heroes della Casa delle Idee. Una dimensione più compressa, ma che lo avvicina maggiormente al lettore, grazie ad autori come Miller o Nocenti.
Il Diavolo Custode di Hell’s Kitchen
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Per la prima volta abbiamo un vero amichevole supereroe di quartiere, non si offenda l’Arrampicamuri. Difficilmente il Cornetto lascia il suo quartiere, in diverse occasioni la sua ronda sembra arrestarsi a un invisibile confine di quartiere. Elemento focale che lo identifica e lo porta a esser il Diavolo Custode di una comunità, ruolo che, con l’aumentare della sua fama e l’arrivo di nuovi autori più temerari, allarga i propri confini.
Un cambio di prospettiva che non snatura Matt Murdock, ma anzi evolve il suo ruolo, sempre e comunque attraverso la tragedia. Tradimenti, cadute rovinose e ripartenze strazianti sono all’ordine del giorno per Daredevil, che trova sempre nella sua crociata di giustiziere il motivo (o la condanna?) a non cedere.
O forse, come ricorda un predestinato Jack Murdock al figlio, eroe, in erba
Devi seguire il tuo istinto ora, Matt, sei un uomo
E per Matt, quella frase significa una cosa: responsabilità. L’ingiustizia subita con la morte del padre è la molla che non solo spinge Matt a perseguire la giustizia in aula, ma a dispensarla anche in altro modo, quando il sistema apparentemente fallisce. Perché dentro la rosse tuta del Diavolo Custode, vivono due diverse personalità, alimentate da una dualismo che sembra il tratto distintivo di Daredevil.
Giustizia a ogni costo?
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Avvocato e giustiziere, diavolo e credente, cieco eppure capace di veder quel che gli altri non riescono. Il supereroe per definizione è un’anima divisa, tra maschera e uomo, ma questa distinzione in Daredevil pare essere annullata, in un equilibrio traballante in cui non si è mai sicuri dove il Diavolo lasci spazio al giurista.
Ma non potrebbe esser diversamente, considerato il suo passato, la sua origine autentica. Forgiato dal suo quartiere, lontano dalla visione modaiola con cui ora è conosciuta Clinton (che per gli autori di Daredevil è sempre Hell’s Kichen), Matt Murdock ha perso la fede cieca nel sistema, arrivando a contrastarlo lealmente in aula, ma sostituendosi ad esso all’occorrenza come giustiziere.
Senza mai superare dei confini morali, come ha constatato in diverse occasioni il giustiziere per antonomasia, Punisher. Dove Castle impone una punizione definitiva, Murdock cerca sempre di ricondurre il tutto nei dettami della legislazione, anche arrivando prossimo al punto di non ritorno, ma sempre fedele ai suoi principi, come ricorda proprio a Castle:
Sia che tu uccida criminali o innocenti…è omicidio. E questo ci rende nemici, Punitore
Ma ogni regola ha un’eccezione: L’ultima mano, dove la morte dell’amata Elektra lo porta a una scelta devastante: salvare o uccidere Bullseye?
Non ucciderai nessuno..mai più
Il momento in cui Matt, seppure indossando la veste di Daredevil, si erge a giuria e boia. E le cui conseguenze si abbatteranno su di lui, come raccontato magistralmente da Miller in Roulette.
Chi è la maschera?
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Chi è quindi realmente Matt Murdock? L’uomo di legge o il giustiziere? Entrambi, spinte antitetiche che tengono in equilibrio un’anima che, colpita duramente dalla vita, incredibilmente sembra avere una bussola morale invidiabile.
Anche quando sembra perso, quando i suoi amori si tingono di tragedia e il suo mondo crolla mettendolo in ginocchio. Come un pugile, come suo padre, Matt si rialza, rinasce anzi, per mostrare ancora una volta di essere veramente un diavolo custode, ma soprattutto di avere sotto quelle due D sul suo petto un cuore che batte di un’umanità senza eguali nel mondo marveliano.