Con la fresca uscita (e stroncatura) di Morbius, è giunta di nuovo occasione di parlare di Sony e del loro Spider-Man Universe. Come giusto che sia, tutti vogliono salire sul carro dei vincitori e se quest’ultimi si chiamano Marvel Studios, la carota che spinge tutto il carretto è senza ombra di dubbio lo Spider-Man di Tom Holland, personaggio che produttivamente e creativamente le due major si contendono. Ma questa situazione, con progetti narrativi simili ma distinti, sta portando pregi e difetti nella diretta creazione di entrambi. Cosa sta succedendo e cosa succederà nel futuro? Proviamo a stilare delle ipotesi e analizzare i dati in nostro possesso.
Dalle stelle alle stalle
Dopo due film di Venom e l’ultimo su Morbius, appare chiaro sin da subito quanto in termini produttivi questi due film siano “identici”: dal modo in cui la scrittura cerca soluzioni facili senza dare penso alle conseguenze delle azioni, dalla mediocrità e scarsità di mezzi come volontà di messinscena sino alla scelta di costruire gli eventi narrativi attorno solo all’assoluto protagonista, lasciando nell’oblio ogni singolo personaggio secondario.
Prima si poteva tranquillamente puntare il dito a una gestione travagliata o a pesanti modifiche in sede di montaggio e/o post produzione (ricordiamo tutti l’entusiasmo percepito all’uscita dei primi trailer di Venom), ma oggi, invece? Ci troviamo con aggregatori di voti mondiali che piangono miseria, con nessuno dei tre film lontanamente riuscito a raggiungere la sufficienza.
Post visione di Morbius dunque, si potrebbe azzardare un’ipotesi assai particolare: e se Sony e Columbia (che detengono ancora tutti i diritti di decine e decine di personaggi dell’universo di Spider-Man) stiano volutamente creando prodotti posticci e mediocri pur di raggiungere un obiettivo ben definito?
Diversificare consapevolmente?
Possiamo ragionare su questo punto nel momento in cui, in qualche modo, questi tre film concettualmente sono tutti identici sulla carta con lo stesso Morbius gestito con la stessa pochezza produttiva già saggiata nei due Venom. Insomma, Sony in qualche modo ha scoperto l’ulteriore piccolo carro della vittoria con Venom e potrebbe star riproponendo lo stesso modus operandi anche per tutti gli altri film. In termini di numeri, soltanto i due Venom hanno avuto un costo produttivo complessivo di poco più di 200 milioni di dollari (100 milioni a film), per incassarne quasi 1,3 miliardi nel mondo. Una cifra che già in partenza porta il fatturato di Sony e Columbia in verde. Dunque perché non continuare?
Va anche detto che, come si facevano chiacchiere facili sull’utilità di prodotti quali i nostrani cinepanettoni che attraversando Lire ed Euro hanno incassato sempre tantissimo, molte major tendono a investire parte del denaro e incasso utile in progetti secondari. In qualche modo, dunque, bisogna sempre entrare nell’ottica che progetti cinematografici di nicchia, più piccoli, sperimentali e via dicendo, molte volte vengono realizzati proprio da quei milioni demonizzati, incassati con film mediocri, brutti e massacrati dalla critica. Do ut des, in qualche modo, anche se poi quello che lo spettatore si aspetta non è mai ciò che concretamente arriva al cinema.
Pubblico e critica
In qualche modo, quando Warner e DC hanno iniziato il loro universo cinematografico sono state ampiamente criticate per il loro stile estetico e narrativo, in alcuni momenti troppo “difficile” da assorbire o metabolizzare. Questo effetto si è creato nel corso degli anni, specialmente nel modo in cui il pubblico ha fruito il genere cinecomics dall’arrivo dei Marvel Studios in poi. Prima di allora, di cinecomics se ne realizzavano, ma erano tutti film diversi, con scopi ed obiettivi dei più disparati. La creazione di un universo coeso ha allettato il palato del pubblico, che da quel punto in poi non è riuscito più a staccarsi: i cinecomics o vengono realizzati così o non sono tali.
In una realtà dove Marvel ha trovato il suo linguaggio e anche la DC ne ha trovato un altro tutto suo, sorge il dubbio che anche Sony stia creando questo universo incasellando prodotti mediocri di sua spontanea volontà pur di arrivare alla fine di quegli otto anni di film programmati che la major ha dichiarato nel 2019. Eppure la semplicità con cui attori di peso in quel di Hollywood entrano in questi progetti è impressionante: Tom Hardy, Jared Leto già in barca, con i prossimi film riguardanti Kraven il Cacciatore, interpretato da Aaron Taylor-Johnson (già in fase di riprese) e in uscita a gennaio 2023, e Madame Web che vede già Dakota Johnson e Sydney Sweeney nel cast, per non parlare del riesumato progetto riguardo I Sinistri Sei, probabilmente punta di diamante di questa scalata.
Ecco, senza dover prendere le difese creative di questo ennesimo universo narrativo, dopo tre film sembra palese che Sony stia modellando questo universo in grande fretta, in parte per paura di perdere i diritti e cederli ai Marvel Studios, dall’altra incoraggiati anche dai dati box office che anche nei progetti più bislacchi (come potrebbe essere Morbius) riescono a portare incassi interessanti. Ormai i cinefumetti sono diventati i nuovi blockbuster immaginifici con cui Hollywood ha riempito le proprie casse negli anni ’90, progetti e personaggi appetibili che stuzzicano incessantemente l’interesse dei fan nel globo, con un potere e richiesta di mercato, assolutamente impressionante.
Esiste una soluzione?
L’esistenza di una soluzione equivale alla risoluzione di un problema, dunque in questo caso quale potrebbe essere il problema? Grazie ai social si può fotografare facilmente il mood dello spettatore medio e quel che se ne percepisce è la consistente idea di valore e rispetto di un personaggio. Tra chi si è divertito e chi si è schifato a vedere i film dello Spider-Man Universe, per ora Sony sembra non aver reagito molto alle critiche, dando interesse – giustamente se preso per questo verso – ai dati box office. In qualche modo la loro visione finale, mediocre o di gran qualità, non prevede l’arrivo di un villain universale come è stato il Thanos degli Avengers, bensì nell’arrivo di Spider-Man.
La costruzione dell’universo Sony si sta sviluppando in modo assai particolare, partendo dai villain e dagli anti-eroi per poi far arrivare molto probabilmente solo alla fine lo Spider-Man di Tom Holland. Una visione sicuramente inedita che non è certo possibile etichettare già da ora come vincente o meno.
In questa visione entrano dunque in gioco tantissimi fattori, come la voluta diversificazione a basso costo a differenza dei budget titanici dei film Marvel e DC, la volontà di proseguire una visione che per ora sta scontentando la maggior parte del pubblico, mentre i box office sono felici, e il fatto di rivedere in questi film quella semplicità sconclusionata figlia degli anni ’90.
Insomma, appare chiaro che al momento una via giusta da percorrere non c’è, mentre ci sono sempre più margini di discussione per cercare di “capire” alcune mosse di Sony, anche se il silenzio della stessa nel recepire le lamentele è troppo assordante, e alla lunga potrebbe portare a malumori ben più grandi di chiacchiere nel web. Il cambio che ha attuato cinque anni fa Warner, poi, mettendo a capo della DC Film Walter Hamada per riorganizzare la produzione cinematografica è un precedente chiaro e distinto.