Emilia Pérez è uno di quei film che rappresentano un prima e un dopo, uno spartiacque nella carriera di un regista. Jacques Audiard, highlander del cinema francese, afferra tutte le sue tematiche e le trasferisce con forza e imprudenza a Città del Messico. La sua poetica viene esaltata da un connubio di generi, toni umorali e spunti visivi talmente coraggioso da essere raro: la metropoli americana diviene teatro di povertà e violenza, arena dove la definizione del proprio sé è costretta a patteggiare con un passato invadente, impossibile da lasciare alle spalle. Emilia Pérez è questo e molto altro: è stato un successo allo scorso festival di Cannes ed è lanciatissimo nell’Awards’ Season che sta entrando nel vivo in queste settimane.
Rita, avvocata insoddisfatta del proprio lavoro, riceve un giorno un’offerta particolare: aiutare il boss di un violento cartello locale a intraprendere un percorso di affermazione di genere, abbandonando i propri affari per poi scomparire. In questo modo, oltre a inscenare la sua morte e cambiare vita, potrà vedersi riconosciuta l’identità di donna che ha sempre desiderato. Il piano avrà tuttavia conseguenze drammatiche sulla vita della moglie del boss, Jessi.
Genere: Musicale, drammatico, thriller
Durata: 132 minuti
Uscita: 9 gennaio 2025 (Cinema)
Cast: Karla Sofia Gascón, Zoe Saldana, Adriana Paz, Selena Gomez
Tra musical e melodrama
Emilia Pérez è un’operazione ostica, complessa, in un certo senso sbagliata: Audiard si affida a tre incredibili interpreti che riescono a far sì che questo accumulo di linguaggi e generi mantenga equilibrio. A questo punto è bene specificare che siamo di fronte a un musical calato nel gangster, nel thriller e soprattutto in un mix di melodrama e telenovela di radici latinoamericane.
Una delle intuizioni del regista è quella di utilizzare i numeri musicali come una sorta di transizione tra un genere e un altro: se generalmente il canto e il ballo iniziano quando le emozioni divengono incontenibili e incomunicabili con le sole parole, in Emilia Pérez oltre a questa funzione hanno quella di essere collagene, proteina fibrosa del tessuto connettivo del film. Dunque bilancia, equilibrio. Sarebbe stato molto complicato, senza musica, far funzionare un prodotto così atipico.
Le interpretazioni risultano contenute, dosate, in compensazione all’alto tasso di dramma come è tradizione che sia in molti dei melò più riusciti – c’è anche qualcosa di Pedro Almódovar, maestro del genere. Karla Sofia Gascón, attrice transgender, porta in scena prima un personaggio socializzato come un uomo, tanto violento quanto fragile e addolorato; poi una signora raffinata dell’alta società messicana, Emilia, decisa a far la sua parte per combattere la criminalità organizzata. Zoe Saldana è Rita, bilancia morale e motore del film, nonché bravissima anche nel canto e nell’espressività del corpo. Selena Gomez, il cui talento in assoluto non è straordinario, dimostra che con i ruoli giusti può fare molto bene – negli ultimi anni, tra TV e cinema, ha alternato con tranquillità commedia e dramma.
Corpo e anima
Cambiare il corpo cambia la società, cambiare la società cambia l’anima: ne è profondamente convinta Rita, la cui prospettiva non scinde materiale e spirituale, singolo e collettività. Corpo e anima sono una cosa sola: il corpo è politico, è strumento di lotta e oggetto simbolico. Il percorso delle protagoniste di Emilia Pérez si dispiega sullo sfondo di un Messico claustrofobico, privo di speranza, costretto al silenzio tra schizzi di sangue e desaparecidos. In questo scenario le tematiche della trasformazione e della fluidità hanno inevitabilmente una funzione catartica a più livelli: non abbiamo solo il percorso di Emilia, ma il percorso di un popolo che nel cambiamento di un corpo e di un’anima può trovare una possibilità di riscatto. L’istanza queer, nella visione del regista, prende per mano la lotta di classe.
Emilia Pérez è un’opera profondamente radicale e il discorso sarebbe incompleto se la trasformazione non passasse anche dai linguaggi visivi: Audiard alterna sequenze musicali extradiegetiche di natura teatrale, funzionali all’approfondimento dei personaggi, a passaggi diegetici, utili allo svolgimento della trama. Nel primo caso, l’iconica El Mal che vede Saldana muoversi tra i tavoli di un lussuoso evento di beneficenza è l’esempio più lampante: lo sfondo nero, la luce dall’alto, una regia a tratti scattante e a tratti morbida caratterizzata da attacchi sull’asse e montaggio in camera. Nel secondo caso, tra le altre, la splendida Mi Camino, interpretata da Gomez e arricchita da un bellissimo outfit con fiori, i cui riferimenti sono quelli del videoclip e dei social network.
Il cinema rinnovato
Jacques Audiard si assume la responsabilità di un prodotto che sottrae anche a uno spettatore esperto punti di riferimento e boe per orientarsi nel profondo mare dei codici di genere: Emilia Pérez è un film difficile da abitare e diverso da qualsiasi opera vista precedentemente, ma proprio per questo è terribilmente affascinante. La responsabilità assunta, tuttavia, è anche quella di un’appropriazione culturale che inevitabilmente finisce per manipolare tematiche LGBTQ+ e latinoamericane non necessariamente appartenenti agli autori, confluendo in una rappresentazione che non sempre riesce a evitare infantilizzazione, retorica della sofferenza e stereotipi. Non è un caso che Emilia Pérez stia sollevando diverse polemiche proprio tra i membri di quelle comunità.
Fatta eccezione per questo aspetto, il film convince in senso assoluto: Audiard rinnova il proprio cinema con coraggio, tornando a proporre un lavoro la cui impalcatura si basa principalmente su una trama intensa e su un impatto emotivo immediato – al contrario del precedente e poco convincente Parigi, 13Arr. Emilia Pérez è un piccolo miracolo perché riesce a mantenere chiarezza espositiva nonostante la ricchezza visiva e concettuale, le sterzate continue, il disordine calcolato e l’alternanza dei toni. Fondamentale anche il lavoro coreografico di Damien Jalet e il costume design di Virginie Montel, il cui lavoro sostiene un livello di ambizione che nelle fasi iniziali del progetto poteva risultare irrealistico. Il risultato è quello di un prodotto destinato a lasciare il segno, un nuovo punto di riferimento per chi si affaccerà al musical e alle produzioni di genere.
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Conclusioni
Emilia Pérez, tra i film del momento, immerge il musical nelle logiche del gangster e del melodramma dando vita a un'opera profondamente stratificata. Jacques Audiard presenta un film coraggioso nel far coesistere insieme diversi generi, toni umorali e linguaggi visivi. Tutto è a sostegno di un racconto che mette al centro l'affermazione di genere e la scoperta del proprio sé, con uno sguardo alla componente sociale e di classe sullo sfondo di Città del Messico. Splendide le interpretazioni delle protagoniste: Karla Sofia Gascón, Zoe Saldana e Selena Gomez. Un film destinato a lasciare il segno.
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Voto ScreenWorld