Per chi era bambino nel 1994, Il Re Leone non sarà mai un semplice film d’animazione. Si è trattato di uno dei più grandi successi della Disney: un’opera emozionante, shakespeariana nei temi (a metà tra Amleto e Macbeth) e piena di scene iconiche – una su tutte vede proprio il protagonista di questo nuovo film cadere per mano del fratello traditore, lasciando al figlio Simba il compito di vendicarlo. Dopo il live action del 2019, diretto da Jon Favreau, arriva al cinema un altro colosso in CGI: Mufasa – Il Re Leone, nelle sale dal 19 dicembre, è un prequel che intende raccontare la nascita di una figura per molti iconica.
Il vero Re Leone, se così si può definire, ritorna nelle sale con un intero lungometraggio a lui dedicato proprio a 30 anni di distanza dall’uscita di quella perla animata. Una curiosa mossa del destino, volta a farci ricordare i personaggi che abbiamo amato e a farci risalire alle radici di una pietra miliare sotto la sapiente direzione di Barry Jenkins. Un’operazione che sorprende, affascina e commuove grazie a un potente messaggio e a una direzione ben più chiara di quanto ci si potrebbe aspettare.
Genere: Avventura
Durata: 120 minuti
Uscita: 19 Dicembre 2024 (Cinema)
Cast: Aaron Pierre, Kelvin Harrison jr, Donald Glover, Beyoncé
Il viaggio di Mufasa
Sfruttando dei segmenti narrativi successivi a Il Re Leone, la storia di Mufasa viene introdotta da Rafiki a Kiara, la figlia di Simba e Nala. Il mito del Re non è però una storia a senso unico: dopo aver perso i genitori, Mufasa viene accolto nella famiglia reale da Taka (il futuro Scar), crescendo al suo fianco e diventando per lui come un fratello. Sopraffatti da una minaccia inaspettata, i due giovani leoni verranno allontanati e decideranno di seguire un giovane Rafiki alla ricerca di una terra promessa (Milele) che tutti credono irraggiungibile.
La Disney ha puntato più che mai sulla nostalgia, scegliendo di raccontare la storia di un personaggio molto amato. Per Mufasa era necessaria una storia epica – e quale idea migliore di un viaggio alla ricerca di una terra promessa? La storia del cucciolo che si separa dalla famiglia in seguito a un disastro e che, ricordando le parole della madre, si mette alla ricerca del luogo dei sogni ricorda molto Alla ricerca della valle incantata, storico film d’animazione di Don Bluth del 1988. Una solida struttura, forse non originalissima, ma quanto mai funzionale per raccontare un’ascesa iconica.
Il fascino dei cattivi
Nella prima mezz’ora la narrazione procede molto a rilento, ma quando inizia la caccia e arrivano i cattivi le cose si fanno decisamente più interessanti. La scelta di inserire dei nemici, uguali ma diversi, come i leoni bianchi è stata una mossa vincente: come detto dalla regina Afia quando li incontra per la prima volta, queste creature sembrano quasi dei fantasmi e quando la corsa verso Milele entra nel vivo, Mufasa si fa davvero dinamico e avvincente. In questa fase del racconto emerge l’origine del dolore di Taka, tra contrasti e sfumature che danno ancor più spessore al personaggio.
Il futuro Scar protegge il fratello adottivo in più di un’occasione, affondando gli artigli nelle sue zampe e guardandolo negli occhi. Forse è questo l’elemento più commovente della storia: un dramma familiare che si consuma passo dopo passo, separando due fratelli di vita e portando entrambi verso un triste destino. Il Taka che salva la vita a Mufasa in gioventù è lo stesso leone che gli darà la morte in età adulta: l’esempio perfetto dell’influenza shakespeariana dell’opera, in cui assistiamo alle origini del male che un giorno rischierà di rovinare ogni cosa.
Il cuore di un Re
Una prima scoperta che facciamo su Mufasa è che non è mai stato re per diritto di nascita, ma si guadagna il titolo grazie al suo cuore, come gli farà notare Rafiki. Mufasa rappresenta il riscatto dell’emarginato, dimostra che si può salire in vetta anche quando si parte svantaggiati e che non è solamente il sangue a parlare. L’evoluzione interiore (ed esteriore) di Mufasa, il passaggio dallo sperduto leoncino senza famiglia al Re che ruggisce su Milele è graduale: gli autori si sono presi tutto il tempo necessario per raccontare questa trasformazione.
Lo stesso non può dirsi invece per Taka/Scar, il cui passaggio al “lato oscuro” è forse un po’ frettoloso. Se ciò è comprensibile, almeno in parte, come tentativo di rivelare anticipatamente la vera natura del personaggio (contrapponendo codardia e rancore alla forza e al coraggio di Mufasa), il risultato finale lascia a desiderare. Le insicurezze che lo accompagnano nell’avventura e il continuo confronto con la grandezza d’animo e il coraggio di Mufasa lo rivelano molto presto per la sua meschinità.
Sulle note della nostalgia
In un già commovente omaggio al compianto James Earl Jones (la voce originale di Mufasa nel classico Disney), si è voluta celebrare anche la colonna sonora di Hans Zimmer. Per tutto il film si alternano accenni alle melodie più iconiche del 1994, inserite sapientemente durante i momenti più emozionanti. Lin – Manuel Miranda ha scritto le canzoni del film coinvolgendo Elton John e Hans Zimmer che già avevano lavorato a Il Re leone. A loro si sono aggiunti Tim Rice, Labirinth, Ilya Salmanzadeh.
Il cast vocale, di assoluto livello in lingua originale, lascia spazio a un divario evidente nelle voci italiane, tanto nella recitazione quanto nel canto. La differenza tra esperti e non è talmente palese in alcuni frangenti da rendere fastidiosa la visione del film. Al netto delle sbavature di un progetto ad ampio raggio, Mufasa riesce con maestria a raccontare una storia emozionante e nostalgica, permettendo a tutti di tornare un po’ bambini e di riscoprire uno dei personaggi più amati di sempre.
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Conclusioni
Mufasa - Il Re Leone non sarà la storia più originale della Disney, ma è un'avventura che ci riporta al 1994 e ci ricongiunge con i bambini che siamo stati. Un progetto non perfetto, ma particolarmente azzeccato, capace di far brillare ancor di più il personaggio di Mufasa raccontando una storia di grande valore.