“…e vissero tutti felici e contenti!”

Queste sono le parole che ci aspettiamo nei pochi istanti che precedono la comparsa di altre due parole sullo schermo: The End. Sarà perché molti di noi sono cresciuti con i classici di Walt Disney che hanno reso questa formula una vera consuetudine, o forse perché in fondo il Cinema è sempre stato ricercato proprio per offrire una temporanea e spensierata fuga dalla dura realtà.

Si pensi al cinema degli albori, quando, dopo la prima grande rivoluzione del sonoro, si vide imporre l’enorme influenza del Codice Hays. Quest’ultimo (in vigore tra il 1930 e il 1968) annoverava tra i suoi principi il sostegno per “la santità del matrimonio e della famiglia”. Chiaramente, una rigida regola che non consentiva molte alternative al lieto fine. Negli ultimi decenni, invece, l’industria cinematografica ha portato nelle sale storie d’amore sempre più disposte ad aprirsi alla vasta gamma di finali alternativi che vanno oltre l’eterna felicità.

E non vissero tutti felici e contenti

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Una scena di La La Land – © 01 Distribution

Dopo tutto, come diceva Orson Welles, il concetto di lieto fine è relativo: dipende semplicemente da dove scegli di interrompere la storia. Quindi un cinema non più visto come fuga dalla realtà, ma sempre più specchio della realtà. In parole povere, ci sono più opere che si allontanano dalla dinamica convenzionale della coppia “per sempre felice e contenta”. Hollywood guarda la realtà – e in modo un po’ più realistico e maturo la traspone sul grande schermo.

Pensiamo a titoli come Lost in Translation (2003), Her (2013), Marriage Story (2019). Oltre ai due, 500 giorni insieme e La La Land, che osserveremo da vicino. Un finale non convenzionale, aperto anche a nuove possibilità, che faccia uscire lo spettatore dalla sala con l’amaro in bocca ma che gli lasci anche qualcosa su cui riflettere. È più appagante il lieto fine, ma meno persistente: non ci spinge a scavare, ma si lascia dimenticare, scivola via quasi subito non appena arriviamo nel parcheggio del cinema.

500 Days Of Summer (2009) – La La Land (2016)

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I protagonisti di 500 giorni insieme (500 Days of Summer) – © 20th Century Pictures

Due delle varie pellicole che, in modi differenti, narrano storie d’amore senza lieto fine sono 500 giorni insieme (500 Days Of Summer, 2009) di Marc Webb e La La Land (2016) di Damien Chazelle. La prima può apparire come la classica commedia romantica, ma dichiara quasi immediatamente che “questa non è una storia d’amore“. Un intreccio temporale che racconta i 500 giorni della relazione tra i due protagonisti Tom (Joseph Gordon-Levitt) e Sole (Zooey Deschanel).

Il secondo, invece, terzo lungometraggio di Chazelle, è un musical a dir poco travolgente che ha segnato la stagione cinematografica del 2016. Narra l’idillio tra l’aspirante attrice Mia (Emma Stone) e il pianista Jazz Sebastian (Ryan Gosling). Due vite accomunate, e poi divise, dalla loro ricerca del successo nel proprio campo artistico.

La costruzione delle due coppie

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Una scena di La La Land – © 01 Distribution

Tom vive un vero colpo di fulmine, e da questa folgorazione nasce la sua idealizzazione di Sole, vedendola sin dalle prima scene come la sua anima gemella. Sole, dal canto suo, si mostra sin da subito disillusa sull’amore, non crede nelle relazioni e tantomeno nel matrimonio. I due, quindi, tracciano subito binari diretti in direzioni opposte, allontanandosi fino all’inevitabile rottura. Sebastian e Mia vivono dei primi momenti idilliaci: condividono le ambizioni artistiche e sono di reciproco supporto nei primi passi delle rispettive carriere. Sarà solo in un secondo momento, quando le loro carriere spiccano il volo (una nel campo attoriale/drammaturgico, l’altra nel campo musicale), che vedremo emergere le prime crepe e le prime incomprensioni.

Le opere di Webb e Chazelle mostrano due storie del disincanto, senza il finale sperato dagli spettatori. Gli anelli di congiunzione, però, terminano qui: il primo, difatti, mostra quello che per Tom si dimostra essere un vero insegnamento, mostrando tutto attraverso i suoi occhi – a partire dall’errore iniziale di idealizzare Sole, mettendola sin dai primi fotogrammi sul piedistallo della sua “anima gemella”. Un errore, questo, che lo porta a costruirle attorno un’idea, che con il tempo diviene una vera corazza difficile da abbattere. Dovrà infatti confrontarsi con la dura realtà e vedere in Sole non più il proprio destino, ma uno scoglio necessario per arrivare alla maturazione.

La nascita e la fine della coppia

Una scena di (500) giorni insieme
Una scena di (500) giorni insieme – ©20th Century Pictures

In La La Land, invece, non abbiamo uno dei due componenti della coppia prevalere nell’andamento narrativo. Se nel primo è più facile identificarsi in Tom, in questo la vera protagonista è la coppia. Una coppia che, a differenza di Tom e Sole, sembrava essere davvero destinata al lieto fine. Riprendendo la metafora dei binari e del treno, se Tom e Sole sin da subito si ritrovano su binari con destinazioni differenti, Sebastian e Mia non solo sono sullo stesso treno, ma nella stessa carrozza ed hanno la medesima destinazione. L’unico inconveniente è stata l’improvvisa discesa alla stazione del loro successo artistico.

500 Days of Summer, dunque, procede spedita, sin dai primi fotogrammi, verso quell’inevitabile e malinconico finale amaro (“non è un film d’amore”). Qui Tom vede infrangersi il concetto di anima gemella che aveva frettolosamente costruito attorno a Sole. L’aspetto didattico dell’opera sta nel processo di “guarigione” seguito da Tom, nell’accettare gradualmente questa realtà, aprendosi a nuove possibilità. Inoltre, dimostra come la malinconia della fine dell’estate possa nasconderci per troppo tempo la bellezza dell’autunno, non a caso il nome originale di Sole è Summer, mentre quello di Luna, la ragazza che si presenta a Tom nell’ultima scena, è Autumn.

Scatole di cioccolatini o treni in corsa?

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Una scena di La La Land – © 01 Distribution

Nel caso di La La Land, invece, il non lieto fine si rivela una pillola amara, più difficile da mandar giù. L’amore tra i due protagonisti sembrava destinato a durare, era autentico. Si interrompe non per mancanza d’amore, ma perché il successo li conduce su strade differenti. Il successo dei due si traduce nelle prime mancanze, nei primi litigi e nelle prime accuse, i quali porteranno la loro relazione al naufragio e, paradossalmente, al loro ultimo “Ti amerò per sempre”. L’amarezza e il rimpianto vengono amplificati dalla sequenza finale, quell’enorme What if su quel che avrebbero potuto essere. A completare la sequenza lo stupendo scambio di sguardi tra Mia e Seb, i quali ripensano e rivivono tutto ciò che non è stato e dietro al quale troviamo tutto quello che avrebbero voluto dirsi. A corredo un quasi impercettibile sorriso di Mia che, con estrema poesia, Chazelle descrive in sceneggiatura come “il tipo di sorriso che potresti perderti se sbatti le palpebre”.

Forrest Gump, o meglio sua madre, diceva che “la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”. Forse, però, più che una scatola di cioccolatini è una corsa in treno: una scorribanda di scelte, coincidenze, cambi e ritardi, in cui ci illudiamo di poter essere al comando della nostra esistenza. A volte saliamo su un treno sapendo che scenderemo altrove (vedi Sole), altre volte siamo costretti ad una scelta, perché le nostre destinazioni non coincidono (vedi Mia e Sebastian). O forse, chissà, aveva la ragione la mamma di Forrest. Non tutto deve finire nel migliore dei modi, o forse la sua fine è semplicemente il meglio che poteva offrirci. Il cinema è un viaggio attraverso tutto lo spettro di emozioni, dai sapori dolci all’amaro. A volte cerchiamo il dolce, altre volte abbiamo bisogno dell’amaro. That’s it.

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Classe 1995. Una volta ottenuto un diploma in Ragioneria ed una Laurea Triennale in Scienze Politiche, Luca, che dall'adolescenza avverte una sempre maggiore vicinanza al mondo del Cinema, decide di dare spazio a questa passione. La sterzata avviene prendendo parte ad una compagnia teatrale amatoriale e con una Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo all'Università di Firenze. Un'iniziale e forte attaccamento all'accoppiata De Niro-Scorsese e ai loro Gangster Movies, si è con il tempo rivelato vero amore per la Settima Arte e molte delle sue sfumature.