Quando il relitto del Titanic balza all’onor di cronaca, James Cameron è il primo nome a cui tutti pensano. Il regista premio Oscar è tornato virale grazie a un’intervista del 2012 al New York Times in cui parlava di quanto fosse pericoloso avventurarsi nelle profondità degli abissi per esplorare il relitto del transatlantico.
“Lì non puoi sperare di poter chiamare i soccorsi e farti venire a prendere” dichiarò brevemente nell’intervista, aggiungendo che quel posto “è uno dei più impietosi della Terra“. Dichiarazioni che, dopo la notizia del sottomarino Titan sperduto nelle acque dell’oceano, sono tornate alla ribalta, proprio perché Cameron è una delle poche persone a sapere bene di cosa sta parlando.
Il regista canadese, nel corso della sua vita, ha intrapreso più di trenta immersioni per esplorare il relitto del Titanic di cui la prima fu addirittura finanziata dalla Fox (la leggenda narra che James Cameron s’inventò il film Titanic solo per poter avere la possibilità di immergersi). Consapevole del pericolo, Cameron ha sempre organizzato spedizioni con molta attenzione (bisognava fare le cose seriamente perché “il Titanic è il Monte Everest dei relitti“), preferendo commentare la sua esperienza di esploratore: “Dimenticatevi i red carpet. Vedere cose che gli esseri umani non hanno mai visto prima è più eccitante di girare qualsiasi film“. Ma c’è un punto in comune tra i due lavori: “Il compito di un esploratore è trovarsi agli angoli remoti dell’esperienza umana e tornare indietro a raccontarla“.