Evita Peròn, morta il 26 luglio 1952 a soli 33 anni, a causa di un tumore all’utero, è stata una delle figure femminili più affascinanti e controverse della storia. Di umili origini, Eva Duarte sposò il futuro presidente dell’Argentina, Juan Domingo Peron e divenne la first lady amatissima dal popolo, venerata come una santa e idolizzata come una diva del cinema. La sua morte prematura gettò il suo paese nello sconforto e, dopo che il suo corpo fu imbalsamato, non trovò pace per molti anni. Nel tempo la sepoltura di Eva è diventata un giallo e così anche le teorie sulla sua scomparsa.
María Eva Duarte de Perón, questo il nome completo della donna che fece la storia dell’Argentina, era nata il 7 maggio 1919. Il popolo del suo paese l’ha sempre chiamata Evita e questo nome ha anche dato il titolo al celebre musical scritto da Tim Rice e Andrew Lloyd Webber, liberamente ispirato alla sua vita, da cui sono stati tratti numerosi musical teatrali e il film di Alan Parker con Madonna nel ruolo della regina dei descamisados. Recentemente il personaggio di Evita ha ispirato una serie tratta dal romanzo di Tomas Eloy Martinez, di cui abbiamo parlato anche nella nostra recensione di Santa Evita.
A soli 15 anni Eva si trasferì dall’Argentina rurale a Buenos Aires per proseguire il sogno di recitare sia a teatro che al cinema. Nel gennaio del 1944 incontrò il colonnello Juan Domingo Perón che sposò l’anno successivo. Nel 1946 Perón fu eletto presidente dell’Argentina, la sua politica, un misto di socialismo e nazionalismo, fu definita “Peronismo”, ed Evita diventò un’ambasciatrice mondiale del nuovo corso del suo paese, ma anche una vera e propria diva, celebre per la sua vicinanza al popolo ma anche per il suo look, sempre curatissimo, e gli abiti realizzati per lei da stilisti prestigiosi.
Nel 1951 la first lady argentina si ammalò di tumore all’utero e il 5 novembre dello stesso anno si sottopose a un intervento chirurgico. L’oncologo statunitense George Pack operò Evita nell’ospedale Avellaneda, costruito dalla moglie di Peron. La camera del nosocomio, nella quale Eva votò per le elezioni che conferirono il secondo mandato presidenziale al marito, successivamente è stata trasformata in un museo.
In occasione del suo ultimo discorso pubblico sul balcone della Casa Rosada l’1 maggio del 1952, Eva si scagliò con veemenza contro “il capitalismo straniero ed i suoi lacchè oligarchici ed acquiescenti”. La sua ultima apparizione pubblica, invece, al fianco del marito, fu il 4 giugno 1952, durante la parata per festeggiare la seconda elezione di Juan Domingo Perón.
Evita entrò in coma il 26 luglio del 1952 e morì lo stesso giorno alle 20:23, orario poi spostato sul certificato di morte alle 20:25. Perón fece sapere che la moglie non voleva essere seppellita e il medico spagnolo Pedro Ara, che faceva parte dello staff che aveva imbalsamato Lenin, mummificò il cadavere di Evita, che fu coperto da una bandiera con i colori dell’Argentina. Il corpo venne chiuso in una bara trasparente ed esposto alla Segreteria del Lavoro.
Nel 2015 Daniel Nijensohn, neurochirurgo della Yale University Medical School, sostenne di aver trovato le prove che, Evita Perón sarebbe stata sottoposta ad una lobotomia due settimane prima di moire. Quest’operazione al cervello sarebbe la vera causa della morte di Eva. Nijensohn nel 2011, era entrato in possesso degli esami del suo scheletro dopo la morte che includevano, tra le altre cose, le immagini a raggi X del cranio che mostrava segni di perforazione. I sostenitori di questa teoria ritengono che l’operazione sia stata fatta per evitare ad Evita di soffrire. C’è anche chi sostiene che la lobotomia venne decisa dal presidente Perón che riteneva la moglie ormai ingestibile.
Dopo la deposizione di Perón, il dottor Ara notificò al generale Eduardo Lonardi, salito al potere dopo il colpo di Stato dei militari, di essere in possesso del corpo di Evita Peron, consegnatogli personalmente dall’ex Presidente. Il tenente colonnello Carlos Eugenio Moori Koenig venne incaricato di preparare un piano per nascondere la salma di Eva, per evitare che diventasse oggetto di culto. In primo luogo la bara fu stipata in un camion, dove rimase per molti mesi. Successivamente, le spoglie furono spostate, sotto scorta, in vari edifici militari, fino a quando lo stesso Koenig, non sapendo come disfarsene, le portò nel suo ufficio.
Nel 1957 il generale Aramburu fece trasportare la salma in Italia. Evita fu seppellita sotto il nome di Maria Maggi, vedova de Magistris, nel cimitero maggiore di Milano, anche se c’è chi sostiene che l’ex first lady sia stata seppellita nel cimitero vecchio di Sforzatica a Dalmine, in provincia di Bergamo. L’1 settembre 1971 il corpo fu riesumato e restituito a Perón che si trovava nella sua villa a Madrid. Nel 1974, Evita tornò nella sua Argentina accolta da migliaia di sostenitori.
Il colpo di Stato del 1976 spinse i militari argentini a impossessarsi nuovamente della salma di Evita Peron e questa volta il corpo fu consegnato alle sue sorelle, Blanca ed Erminda. Eva infine fu seppellita privatamente nel cimitero della Recoleta, dentro la cripta della cappella della famiglia Duarte-Arrieta, accanto alla sorella Elisa. A causa dei numerosi tentativi di profanare il corpo della first lady, il governo argentino ha costruito attorno alla tomba un sofisticato sistema di sicurezza.