Il Procuratore Generale degli Stati Uniti Pam Bondi ha annunciato con orgoglio che il Dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Trump era riuscito a convincere Facebook a rimuovere un gruppo sulla piattaforma. Il gruppo in questione permetteva ai residenti di Chicago di avvisare i propri vicini quando gli agenti dell’ICE, l’agenzia federale per l’immigrazione e le dogane, venivano avvistati nella zona. Un’iniziativa di mutuo soccorso, solidarietà tra cittadini, trasformata dal governo in un atto criminale, come già successo nelle ultime settimane.

Dichiarazione

Oggi, dopo il contatto del Dipartimento di Giustizia, Facebook ha rimosso una grande pagina di gruppo che veniva usata per fare doxxing e prendere di mira gli agenti ICE a Chicago. L’ondata di violenza contro ICE è stata alimentata da app online e campagne sui social media progettate per mettere a rischio gli agenti ICE solo per fare il loro lavoro. Il Dipartimento di Giustizia continuerà a collaborare con le aziende tecnologiche per eliminare le piattaforme dove i radicali possono incitare alla violenza imminente contro le forze dell’ordine federali“. – Pam Bondi, Procuratore Generale degli Stati Uniti

Il gruppo rimosso si chiamava ICE Sighting-Chicagoland e contava migliaia di membri. L’influencer di destra Laura Loomer aveva segnalato la sua esistenza l’8 ottobre, scatenando una campagna per la sua rimozione. Loomer aveva dichiarato lunedì scorso di aver ricevuto conferma da una fonte al Dipartimento di Giustizia che l’agenzia aveva contattato Meta, la società madre di Facebook, per ordinarne la cancellazione. “Ci sono dozzine di pagine come quella che mettono in pericolo le vite degli agenti ICE“, aveva twittato.

Foto di un poliziotto dell'immigrazione americana
Foto di un poliziotto dell’immigrazione americana, fonte: CNN

Meta ha confermato a Gizmodo la rimozione del gruppo, specificando che violava le politiche aziendali contro il coordinated harm, il danno coordinato. L’azienda non ha fornito dettagli specifici sulle attività che hanno portato alla rimozione, ma le policy di Facebook vietano di rivelare lo “status sotto copertura di personale delle forze dell’ordine, militare o della sicurezza se il contenuto include il nome dell’agente, il suo volto o il distintivo“.

Qui emerge un paradosso inquietante perché è perfettamente legale condividere informazioni sulla presenza della polizia in un’area pubblica. In democrazie funzionanti, questo tipo di informazione è considerato un diritto fondamentale dei cittadini. Solo nei paesi autoritari condividere la posizione delle forze dell’ordine viene considerato un crimine. Eppure Bondi e il Dipartimento di Giustizia hanno dichiarato guerra a chiunque condivida queste informazioni di base, etichettandole come pericolose o violente. Un segnale forte e duro che testimonia ancora una volta di come l’amministrazione Trump faccia di tutto per controllare, spesso con la forza e l’intimidazione, la libertà dei suoi cittadini. Un’ombra, questa, che deve dare da pensare.

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Nato il 19 Dicembre 1992, ha capito subito che il cinema era la sua strada. Dopo essersi laureato in filosofia all'università di Palermo e aver seguito esami, laboratori e corsi sulla critica, la storia del cinema e la scrittura creativa, si è focalizzato sulle sue più grandi passioni: scrivere e la settima arte. Ha scritto per L'occhio del cineasta ed è stato redattore per Cinesblog fino alla sua chiusura. Ora si occupa di news e articoli per ScreenWorld.it, per CinemaSerieTv.it e CultWeb.it