Nel corso della presentazione del festival Custodi di sogni – I Tesori della Cineteca Nazionale, Liliana Cavani ha espresso una posizione netta contro la serialità televisiva, accusandola di aver impoverito il cinema e la sua funzione culturale. La regista de Il portiere di notte ha ribadito con fermezza: “Un vero regista non fa le serie TV“. Secondo Cavani, le serie televisive hanno unicamente uno scopo commerciale, attrarre spettatori e generare profitti, a scapito della qualità artistica e dell’esperienza collettiva della visione in sala.
Durante il suo intervento, Cavani ha sottolineato come l’abitudine di consumare contenuti in casa abbia danneggiato profondamente il cinema, denunciando la progressiva scomparsa delle sale cinematografiche e ha invocato un’azione concreta per contrastare questa tendenza. Per Cavani, la visione in sala è un rito sociale insostituibile, che avvicina il cinema al teatro e alla letteratura. Ha paragonato la settima arte a un grande racconto collettivo che permette agli spettatori di confrontarsi con la realtà e riflettere su se stessi.
“È inutile che il Centro Sperimentale continui a creare professionalità se poi il cinema finisce in TV. Le sale stanno chiudendo, come possiamo permettere questo? Dobbiamo insegnare ai ragazzi ad andare a vedere i film al cinema. Il cinema parla alla vita, ci rappresenta. Non può essere sostituito dalla serialità, che appiattisce l’esperienza e la relega a un consumo passivo”. – Liliana Cavani

Anche la neo-presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Gabriella Buontempo, ha ribadito l’urgenza di salvaguardare il patrimonio cinematografico nazionale, annunciando l’apertura di una nuova sede della Cineteca a Cagliari, dedicata alla musica da film. Ma è Liliana Cavani a rilanciare il messaggio più forte:
“Il cinema è stato lo spettacolo più popolare del XX secolo. Non possiamo lasciarlo morire. La battaglia per le sale riguarda il nostro livello di civiltà”. – Liliana Cavani
Le parole della regista pongono un interrogativo cruciale sul futuro della settima arte: sarà possibile salvare l’esperienza cinematografica dalla crescente invasione dello streaming e delle serie TV? Ma soprattutto, è vero che le serie televisive sono manchevoli di qualità e sono atte solo ad attirare spettatori per fini commerciali? Sappiamo benissimo che la risposta è no. Registi italiani di grande prestigio hanno firmato produzioni televisive eccelse dal recente Il Gattopardo per Netflix al Suburra diretta da Michele Placido, ma anche Gomorra e tanti altri esempi e solo nel panorama nazionale (se non vogliamo scomodare prodotti americani che non hanno nulla da invidiare alla produzione cinematografica).