La serie di Persona, è senza ombra di dubbio una delle saghe di maggior successo nel panorama videoludico contemporaneo. Perché dico questo? Dovete sapere che il franchise, creato da Atlus e portato avanti inizialmente da Kouji Okada e Tadashi Satomi, nacque con l’idea di accostare alla loro creatura più famosa, ovvero Shin Megami Tensei, dei piccoli Spin-off, che a differenza dei suoi predecessori sarebbero dovuti essere più accessibili in fatto di narrazione e difficoltà per il grande pubblico.

Nel 1996, in Giappone, debutta infatti per Playstation il loro primo capitolo, ovvero Revelations: Persona (女神異聞録ペルソナ?, Megami ibunroku: Perusona), uscito qualche mese più tardi anche per il territorio americano. La trama è quanto di più semplice si possa raccontare in salsa nipponica: Naoya Todou è uno studente della St. Hermelin a Lunarvale che viene trasportato in un’altra dimensione e incontra Philemon, che gli conferisce il potere di evocare le “Personas”, incarnazione della propria personalità. Tornato a casa, scoprirà che la città è minacciata da creature inquietanti e dalla corruzione causata da Takisha Kandori, presidente della SEBEC.

Avrà inizio così una lotta per salvare Lunarvale dalla distruzione. Niente di più e niente di meno. Il tutto condito da un combat system tipico del genere, ovvero quello a turni, dove i personaggi si posizionano all’interno di una griglia e possono contare su diversi metodi di attacco, da un colpo di pistola, ad una scarica elettrica, tutti ingredienti che con il tempo e nel corso della loro lavorazione come producer hanno saputo raffinare anche con altri capitoli.

Revelations Persona, un successo incredibile, ma non per tutti

Il gioco diventò immediatamente un successo incredibile e, ancora prima del trionfo di Persona 5, poteva vantare il merito di essere il titolo con il maggior numero di copie vendute. Basti pensare che durante la prima settimana ne vendette ben 200.000. Il fascino ermetico, il design dei mostri, sono tutti fattori che Atlus ha studiato minuziosamente per cercare di coinvolgere più giocatori possibili, anche se alcuni di loro, parlo del pubblico europeo, hanno potuto giocarci solamente nel 2010 attraverso un remake per PSP.

Non era completamente fedele all’originale, ma rimane ancora oggi l’unico modo per approcciarsi, specialmente perché pulito definitivamente in alcuni aspetti e con una traduzione inglese più accessibile. Nonostante il primo gioco sia molto lontano in termini di stile e narrativa dalle sue ultime creazioni, ha avuto comunque il pregio di introdurre elementi che fanno di Persona quello che è ancora oggi.

La Velvet Room di Revelations Persona
La Velvet Room di Revelations Persona. Fonte, Atlus

Per esempio, durante lo scontro, il giocatore può decidere se parlare direttamente con il mostro con cui sta combattendo per negoziare o farlo entrare nel proprio team, un po’ come Nintendo ci ha insegnato con Pokemon. Oppure l’affascinante Velvet Room, una stanza ispirata alla loggia nera di Twin Peaks, dove il protagonista può fondere i mostri catturati o potenziarli attraverso un losco individuo chiamato Aigor.

Ovviamente dato anche l’anno di pubblicazione qualcuno potrebbe trovare Revelations: Persona un gioco stantio, che non ha nulla da invidiare ad un gioco uscito per la stessa gen e che a loro modo hanno fatto la storia del genere come Final Fantasy o Dragon Quest. Eppure, nonostante gli anni che si porta dietro, resta ancora oggi uno dei giochi più affascinanti per la prima Playstation.

Le differenza tra versione giapponese ed americana

Un turno di combattimento in Revelations Persona
Un turno di combattimento in Revelations Persona. Fonte, Atlus

Come detto precedentemente, Revelations: Persona è uscito inizialmente solo nel territorio giapponese ed americano, ma è anche interessante soffermarsi sulle differenze che esistono tra le due versioni. Per meglio attrarre i giocatori statunitensi, sono stati inseriti nel gioco vari riferimenti alla cultura e ai programmi televisivi americani. Molte delle descrizioni dei Persona e delle loro origini sono state modificate o rimosse, oltre a presentare un livello di difficoltà inferiore rispetto alla versione giapponese.

I combattimenti casuali contro i nemici, che potrebbe irritare per la loro costanza, qui sono meno frequenti e generalmente più facili, mentre gli oggetti sono stati sostituiti con elementi molto più famigliari e di conseguenza riconoscibili. Lo yen per esempio sparisce e la valuta per acquistare diventa inevitabilmente il dollaro. Ad ogni modo, la curiosità più interessante riguarda la missione secondaria ”Snow Queen’‘, resa inaccessibile nella localizzazione originale del gioco, impedendo al protagonista di attivare il flag necessario per entrare nella palestra e recuperare la maschera. Perché risulta la più interessante? Dovete sapere che i dati relativi a questa quest non sono stati eliminati dal gioco e, utilizzando dei codici cheat, è possibile attivarla forzatamente, permettendo al protagonista di ottenerla manualmente.

Anche se è possibile aggiungere direttamente la maschera all’inventario del gruppo, ciò non attiverà la quest, poiché in tutte le scene in cui il protagonista ottiene un oggetto chiave, viene attivato un flag che registra l’oggetto come ottenuto. Questo sistema è stato pensato per evitare che il giocatore possa alterare il progresso naturale del gioco, raccogliendo gli oggetti chiave troppo in anticipo.

Un titolo da scoprire ed innamorarsi

Una schermata di gioco di Revelations Persona
Una schermata di gioco di Revelations Persona. Fonte, Atlus

Non è difficile da reperire, anzi, se siete fra quelli che sono riusciti ad accaparrarsi una PS mini lo potete trovare direttamente nel parco titoli proposto da Sony. Ce chi lo consiglierebbe solo ed unicamente ai fan del brand, cosa che a poco a poco viene automatica se entri in quel tipo di mondo, ma personalmente ritengo che sia anche un generoso entry point per addentrarsi in un genere da godersi a più non posso. Proprio come è stato Persona 5 per alcuni di voi.

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