La sedicesima fantasia finale, l’immenso mondo di Valisthea e un giovane che potrebbe ricordare a qualcuno Jon Snow, l’iconico protagonista de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Non potremmo aprire diversamente la nostra recensione di Final Fantasy XVI, la nuova esperienza videoludica proposta da Square Enix che ha raggiunto un notevole record di vendite. Ci siamo presi qualche giorno in più – in realtà ben più di una settimana – per esaminare la sedicesima fantasia finale proposta da Naoki Yoshida e il suo team, andando ben oltre lo schermo come adoriamo fare e scoprendo, in effetti, di avere davanti un’opera sensazionale e immensa, oltre che titanica sotto ogni punto di vista.
Anche se non è un termine che usiamo con leggerezza, la definizione migliore che si potrebbe attribuire a Final Fantasy XVI è monumentale. Secondo il dizionario Treccani, si tratta di un’opera che raggiunge picchi assoluti e creativi incoraggianti, ben oltre la classica formula che qualcuno si aspetterebbe di trovare in altre formule ludiche. Se ci pensiamo, Final Fantasy XVI è esattamente quel tipo di videogioco che ha deciso di cambiare radicalmente volto, com’è abituata ormai a fare qualunque opera del franchise sin dai suoi albori. Cosa significa cambiare faccia, migliorarsi e costruire qualcosa di diverso? Vuol dire interfacciarsi con un pubblico più ampio, ma cercando di accontentare anche i neofiti di lunga data. E per non scontentare nessuno, si doveva arrivare a un compromesso.
Dopo la delusione di Final Fantasy XV, che aveva lasciato scottati molti giocatori, la sedicesima fantasia finale doveva ridare al brand l’energia e la potenza necessaria per risollevarsi dalle ceneri come una fenice. Ed è proprio la fenice, il simbolo di Joshua Rosfield, a essere il cuore pulsante della produzione, anche se è l’Eikon Ifrit di Clive Rosfield, il nuovo protagonista dell’esperienza, a rappresentare questa grande prova di coraggio, concentrata tutta per portare il franchise a proiettarsi nel 2023 sotto una nuova luce. Combattimenti a turni o meno, non è questo l’importante: Final Fantasy, come scritto dal nostro Gabriele Barducci, cambia dal momento in cui l’eredita di una saga leggendaria decide di mutare il suo volto. Con Final Fantasy XVI è accaduto proprio questo.
Final Fantasy XVI
Genere: JRPG
Piattaforma: PS5
Uscita: 22 giugno 2023
Una storia nata dalle fiamme
Valisthea è un immenso continente suddiviso in vari regni, ognuno diverso e convinto di avere ragione sul suo intero dominio per ottenere il potere assoluto. Se da una parte c’è Rosaria, dall’altra l’Impero, oltre a numerosi altri reami in perenne conflitto fra loro. Dimenticatevi, quindi, di avere davanti una storia fatta di pace e beatitudine. Proprio come Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, da cui Naoki Yoshida ha preso ispirazione, la guerra è all’ordine del giorno. Diversamente da altre opere, Final Fantasy XVI sottolinea l’importanza dei conflitti interni ed esterni, presentando un mondo medievale ispirato a Final Fantasy VI, con la stessa brutalità di fondo che ne ricalca la meraviglia. Clive Rosfield, di cui preferiamo non raccontarvi troppo, è il protagonista delle vicende: prima Scudo di Rosaria sin dalla giovane età, cresciuto ai margini della corte nonostante il supporto dal padre ma il disprezzo dalla madre, rappresenta perfettamente cosa significa perdere tutto e cercare delle risposte nella sofferenza.
Il suo cuore, gonfio di dolore e pentimento, perdura ad andare avanti nonostante un avvenimento brutale che lo ha quasi condotto alla follia, servendo con fedeltà l’Impero che lo ha strappato dalla reggenza del suo Granducato, facendolo diventare il protagonista perfetto per una storia di sofferenza e brutalità che può solo regalare emozioni. Ed è proprio su questo che si concentra l’intera narrazione e la scrittura di Final Fantasy XVI mentre presenta un contesto ricco di sfumature e sfaccettature, mirato a esaltare gli innegabili punti di forza di un racconto che non solo si ricollega alla letteratura mondiale ma anche al cinema, spaziando nei manga e, in seguito, negli anime. Final Fantasy XVI, in tal senso, è un videogioco che presenta una trama matura, di sicuro una delle più mature e complesse mai scritte dedicato alle fantasie finali realizzate da Square Enix. Ed è su questo punto che si sorregge l’intera maestosità narrativa che la produzione presenta.
Valisthea è un mondo brutale e totalmente controllato dal potere dei cristalli, che in primo luogo rappresentano la salvezza per molti, ma che in realtà – a causa della piaga – stanno distruggendo il mondo intero. La fine che il mondo di Valisthea è costretto ad affrontare ci ha portato alla mente la lotta dell’Avalanche di Final Fantasy VII, quando abbattere i reattori Mako rappresentava il massimo dell’intero viaggio affrontato da Cloud e compagni. Qui, però, l’obiettivo è un altro: ricostruire un mondo migliore e liberarsi dalle credenze popolari che, a causa degli stessi re e imperatori, hanno portato Valisthea alla rovina.
Il ritmo narrativo di Final Fantasy XVI, seppure molto lento, riesce in ogni caso a tenere incollati davanti allo schermo per tutta la sua lunga durata. In tal senso, la scelta di Naoki Yoshida e del team di scrittori di approfondire il mondo in maniera dettagliata non è affatto sbagliata. Un universo di questa risma, infatti, non può che essere approfondito e trattato a dovere con serietà e sensibilità, specie per riempire gli enormi buchi lasciati in passato da Final Fantasy XV e per dimostrare che il nuovo capitolo non è un punto d’arrivo, bensì di partenza.
Final Fantasy XVI e il suo nuovo volto
Come accennavamo prima, l’opera di Square Enix ha deciso di cambiare faccia e approccio alla struttura di gioco, divenendo un action a tutti gli effetti, non puntando sulla componente da gioco di ruolo, bensì su combattimenti frenetici e coinvolgenti. Se da una parte questa scelta ha diviso l’utenza, dall’altra ha aperto a tante possibilità. E una volta superate le prime cinque ore di gioco, subito dopo un avvenimento che non possiamo rivelarvi per motivi delicati legati alla trama, l’opera si espanderà completamente sotto questo aspetto con tante combinazioni e numero generoso di approcci. Sbloccati i poteri dei vari Eikon quando si avanza all’interno della storia, Clive può cambiarli a piacimento creando combo e combinazioni degne di Devil May Cry, anche se non è presente la medesima profondità ludica di quest’ultima. Tra le fila di Naoki Yoshida, però, c’è il celeberrimo Ryota Suzuki, conosciuto per aver lavorato per anni in Capcom e collaborato a lungo con molti videogiochi dedicati al franchise di Dante e Virgil.
Final Fantasy XVI cambia e muta nel giro di poco tempo e approfondisce al meglio ogni suo lato, pur presentandosi in una formula del tutto nuova. C’è da dire, però, che non poteva essere altrimenti e che ora la serie, considerando gli standard attuali e le contaminazioni del passato con altri generi, ha approcciato in modo convincente e soddisfacente una struttura di gioco che si scopre man mano e si evolve in modo unico, interfacciandosi con le necessità del tempo e con una nuova generazione di giocatori neofiti. Ed è proprio su questo aspetto che Ryota Suzuki si è dedicato per esplorare al meglio i sistemi per offrire un senso di spettacolarità nelle boss fight, uno dei punti a favore della produzione di Square Enix che riprende quanto era stato fatto di buona con la precedente fantasia finale.
Il sistema di combattimento di Final Fantasy XVI inganna chiunque, specie nelle parti iniziali. Tuttavia mostra una cura particolareggiata ed emozionante che arriva all’obiettivo, espandendosi dopo le sei ore di gioco, facendo conoscere ogni lato di sé. Nelle prime fasi di gioco, però, sembra raccontare altro, prendendosi il proprio tempo come avviene, inoltre, in tanti JRPG attualmente sul mercato come Tales of Arise e molti altri. È un sistema che era già presente con altri videogiochi del franchise, elemento fondamentale da sottolineare soprattutto per chi cerca un’esperienza capace di sorprendere e affascinare soprattutto nel suo game design. Una volta superata il momento di cui abbiamo parlato, Final Fantasy XVI si aprirà completamente e si farà la conoscenza del rifugio, l’hub in cui Clive può migliorare le armi, venire a conoscenza delle relative missioni secondarie e delle tante fetch quest dedicate. Rispetto alla storia principale, però, solo alcune saranno memorabili e risulteranno significative per la scoperta dell’intera struttura ludica della produzione.
Se da una parte gli incarichi racconteranno delle situazioni complesse dei comprimari del rifugio, dall’altra alcune di esse faticheranno a rimanere nel cuore dei giocatori, lasciandoci con l’amaro in bocca. Nonostante l’ottima scrittura di alcune di esse, aspettarsi la complessità narrativa di The Witcher è probabilmente l’errore più grave che si possa commettere. C’è da dire, però, che la produzione abbraccia delle macroaree da esplorare per la caccia ai mostri e a molte altre novità, come i combattimenti con le creature, suddivisi in vari ranghi che possono essere approcciati in maniera diversa e solo una volta raggiunto un determinato livello. Se alcune di queste sfide saranno complesse, altre saranno in realtà molto facili. A riguardo, si è dibattuto a lungo sulla difficoltà all’interno di Final Fantasy XVI e a come sia stato presentato. La verità è che non si tratta di un’opera difficile ma neppure facile, specie se affrontata senza aver selezionato il livello di “Sfida” prima di cominciare l’avventura.
Ovviamente, la produzione non differisce molto in termini di complessità dagli altri Final Fantasy e non intende discostarsene troppo. Questo non limita i danni, tuttavia, di momenti in cui la regia perde totalmente il controllo tra le varie scene d’intermezzo delle missioni secondarie, con i dettagli dei protagonisti che si affievoliscono rispetto alle cinematiche dedicate alla trama principale.
Il luccichio di un radioso futuro
C’è tanto, molto ed estremo fascino all’interno di Final Fantasy XVI. Nonostante qualche incertezza nel ritmo e forse una longevità esagerata in alcune sequenze, il nuovo capitolo targato Square Enix è la prova inconfutabile di cosa significhi cambiare e ridare lustro a un franchise che nel corso degli ultimi anni ha compiuto tanti passi falsi. C’è una storia che affascina e colpisce, in grado di commuovere, lasciare sgomenti e coinvolgere in maniera inaspettata. E c’è soprattutto una struttura ludica che arriva all’obiettivo, nonostante presenti qualche incertezza di fondo che, in futuro, Square Enix dovrà vagliare e approfondire con maggiore cautela.
Final Fantasy XVI, pur non sfruttando ampiamente il potere di PlayStation 5, riesce in ogni caso a offrire un’esperienza non totalmente rifinita. Parliamo di qualche incertezza sul piano dell’ottimizzazione generale della produzione, che non presenta bug o altre complicanze. L’esperienza funziona, c’è, è presente ed è un Final Fantasy all’ennesima potenza. Un nuovo percorso inizia da qui.
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La recensione in breve
Final Fantasy XVI è la nuova iterazione del brand che ritorna al suo massimo splendore con un'opera lunga, complessa e di spessore. Forte di una trama iconica e ben strutturata, perfettamente in linea con il passato della serie, dà inizio a un nuovo percorso per Square Enix che, a questo punto, ha trovato in Naoki Yoshida ben più di quanto chiunque si sarebbe aspettato. La struttura di gioco, ben amalgamata, è da action puro e con qualche problematica relativo al ritmo, che rappresenta però un problema di poco conto rispetto all'intera esperienza proposta.
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Voto ScreenWorld