Quando un’idea si appoggia su una base ben solida, risulta quasi sempre folle voler rinunciare a tutto e ricominciare da capo. Sicuramente, tantissime volte, azzardo ripaga chi è abbastanza audace nel seguire la fortuna. Ma spesso, il voler resettare un intero mondo solo per uno sfizio personale, risulta spesso in una catastrofe. La saga di Atelier è probabilmente un emblema di questo concetto, siccome lungo questi anni i ragazzi di Gust Corporation non si sono mai fatti intimidire dall’azzardo. In tantissime occasioni essi sono riusciti a soddisfare le aspettative, pur cambiando le carte in tavola. Ma mai come prima, con questo Atelier Yumia, i creatori hanno rischiato praticamente tutto.

A distanza di circa 2 anni dall’ultimo capitolo “canonico” della serie, Gust Corporation cerca di offrire al proprio pubblico un nuovo inizio. Una scelta prevedibile, soprattutto vista la coerenza di Atelier e delle sue uscite, ma nello stesso tempo strana.

Un po’ tutti noi ci aspettavamo un prodotto in grado di segnare il nuovo percorso di Atelier, ma mai ci saremmo aspettati un cambio radicale come questo avvenuto con Yumia. Ma nei fin dei conti, la domanda sorge spontanea: Gust Corporation è riuscita a soddisfare le aspettative, o il risultato è da dimenticare?

Colori chiari, mondo vasto… ma temi cupi?

Atelier Yumia, uno screenshot che mostra la vastità del mondo di gioco
Yumia si prepara a esplorare il vasto mondo di gioco di Atelier. (© Koei Tecmo)

Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land (che per comodità chiameremo soltanto Atelier Yumia) come già detto poco sopra, decide di cambiare totalmente la propria formula. Questo, non si riassume soltanto a un sistema ludico diverso o qualche piccola modifica introdotta qua e là. Ma l’intera trama e le sue connotazioni generali, risultano molto diversi dai toni usati in altre entry di questa saga.

Pur avendo una coerenza tra quello che rappresenta Atelier e quello che vuole raccontare, con Yumia siamo di fronte a tematiche più mature, che in passato sono state del tutto ignorate, o comunque poco approfondite. Dietro un mondo pieno di colori, gioia e amicizie, risiedono storie tragiche che in qualche modo condizionano sia la protagonista Yumia, ma anche tutto quello che circonda essa.

Per quanto l’argomento potrebbe sembrare clichéistico, la natura generale (oltre che il risultato finale) vi assicuriamo che è ben lontana dalla banalità. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla caratterizzazione di tantissimi personaggi, soprattutto certi antagonisti, ma anche di come vengono affrontate tematiche pesanti come morte, depressione e solitudine. Insomma, da un gioco come Atelier ci aspettavamo tutt’altro… ma questo non è decisamente un punto negativo.

Ovviamente, mettiamo anche subito le mani avanti per non farvi aumentare troppo le aspettative dicendovi che, pur affrontando bene le dinamiche narrative, i ritmi purtroppo non sono proprio ottimali. Infatti, il racconto di Atelier Yumia parte quasi come un motore Diesel ovvero: molto lentamente! Dovrete quindi avere la giusta dose di pazienza nel voler vedere quello che ha da offrire quest’avventura.

Atelier Yumia e la voglia di cambiare

Atelier Yumia, uno screen della protagonista
Una rappresentazione artistica di Yumia. (©Koei Tecmo)

Rimanendo sempre coerenti con la voglia di sdoganare il passato e cambiare in maniera radicale, con Atelier Yumia siamo testimoni ancora una volta di cosa vuol dire trasformare una formula di gioco già nota. Se siete fan duraturi di questa saga probabilmente Yumia vi sembrerà totalmente un altro mondo.

La cosa che sale subito all’occhio una volta addentrati nel mondo di gioco, è la nuova struttura Open World di Yumia. Ebbene si, rispetto al passato, Gust sembra aver deciso di abbandonare una formula più lineare e condensata in favore di una maggiore libertà di esplorazione. Tuttavia, questa scelta comporta anche delle conseguenze non del tutto positive.

Per quanto risulta sicuramente rinfrescante cambiare la formula di gioco dopo tanto tempo, la struttura Open World di Yumia diventa sin da subito ripetitiva e vuota. Avere aree vaste per l’esplorazione, ma estremamente riempite di poco e nulla se non di mostri (anche essi ripetuti), porta alla lunga non solo alla noia, ma anche a una mancata voglia di proseguire con l’esplorazione stessa.

Atelier Yumia, una porzione di gameplay che rappresenta l'alchimia
Uno screen rappresentate il risultato finale dell’alchimia. (©Koei Tecmo)

In più, se consideriamo che anche gli incontri casuali risultano praticamente tutti uguali, specialmente per colpa di un sistema di combattimento molto semplificato (anche di più rispetto al passato), questo vi porterà ben presto a capire le sbavature della struttura ludica generale. Infatti, consideriamo che Atelier Yumia sembrerà molto “proibitivo” per chi apprezza la metodologia classica della serie.

Tuttavia, in mezzo a queste (potenziali) magagne, abbiamo apprezzato la struttura della quest principale. Essa ci è risultata molto dinamica negli obbiettivi da svolgere e coinvolgente da inizio alla fine. Ironicamente, se si dovesse scegliere di giocare soltanto per la Main Quest, Yumia potrebbe rivelarsi molto più solido.

Nota di merito va invece alla modalità creativa che vi darà una libertà di scelta assurda nel poter personalizzare al meglio il vostro hub centrale (e non solo). Noi stessi ci siamo persi dentro a questa modalità per un quantitativo di ore ben superiore a quello che ci stavamo aspettando. Per farvela breve: giocare con la modalità creativa è un po’ come sperimentare un Animal Crossing, anche se leggermente più limitato.

Attenzione!

Con Modalità Creativa, vogliamo riferirci alla parte di creazione alchemica di oggetti e alla loro personalizzazione.

Da un punto di vista tecnico, ci siamo?

Atelier Yumia, una schermata di gioco con una serie di personaggi principali
Yumia e il suo team si riuniscono per discutere. (©Koei Tecmo)

Atelier Yumia è stato da noi provato nella sua versione PS5, dove il gioco ci ha dato la possibilità di scegliere tra le classiche modalità “Qualità” e “Prestazioni”. Nel primo caso il gioco ci darà la possibilità di prioritarizzare la risoluzione e la qualità grafica a discapito del framerate che scenderà a 30. Viceversa invece per quanto riguarda la modalità prestazionale, dove il framerate sale a un fluido 60, ma scende di qualità.

Per quanto riguarda le texture e i modelli poligonali generali, rispetto al passato non abbiamo visto chissà quale salto di qualità. Generalmente il gioco si presenta più che discretamente col suo stile animato e colorato, ma perde colpi nelle texture generali come quelli delle superfici o dei materiali. Insomma, niente di nuovo o non risaputo.

La parte audio invece, ci è sembrata ancora una volta ben implementata. Tuttavia la localizzazione risulta ancora assente per chi non mastica l’inglese siccome il gioco è interamente doppiato in giapponese e sottotitolato in Inglese. Peccato davvero, ma essendo una produzione molto di nicchia, capiamo bene la scelta.

Attenzione!

Purtroppo il gioco non presenta alcun tipo di localizzazione italiana.

La recensione in breve

7 Azzardato

Atelier Yumia è decisamente da vedere come un azzardo che ripaga a meta'. Da un lato abbiamo un gioco che cerca di cambiare radicalmente la propria struttura, offrendo sicuramente anche soddisfacenti novità. Abbiamo apprezzato la dinamica dei temi e anche la maggiore importanza della modalità creativa. Tuttavia, da un altro lato, questo cambio radicale rischierà di alienare non poco i fan classici della serie, che potrebbero trovare assolutamente snaturata la natura stessa di questa saga. Decisamente se non avete mai toccato un titolo Atelier prima, Yumia potrebbe essere un'ottima scelta. Ma se invece vi aspettate di ritrovare ancora quello che Atelier proponeva in passato beh... Potreste ritrovarvi abbastanza delusi

Cosa ci è piaciuto
  1. Il sistema di crafting estremamente soddisfacente
  2. La trama che assume toni più cupi rispetto al passato
  3. Svecchia molto la formula generale della serie
Cosa non ci è piaciuto
  1. I ritmi iniziali risultano molto lenti
  2. Potrebbe non essere apprezzato dai fan storici di Atelier
  3. Combat System molto basilare
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Classe 1993. Andrei "Andy" Bercaru è un grande appassionato dei videogiochi e della scrittura. Collabora con ScreenWorld dall'estate del 2022, continuando a dare il suo contributo anche sul progetto GamesEvolution come Caporedattore. La sua passione per i videogiochi e la scrittura, lo porta negli anni anche a coordinare testate come 17KGroup e Nerdplanet.