Un giudice canadese ha stabilito che lo studio legale Calex Legal è autorizzato a presentare una class action contro Epic. I legali, nel 2018, presentarono l’istanza a nome di genitori che sostenevano che i loro figli fossero dipendenti da Fortnite,“come i tossicodipendenti lo sono dalla cocaina“, si legge nell’incartamento sottoposto al giudice dai legali.
Calex Legal, lo studio legale che rappresenta i genitori, nell’istanza presentata al giudice ha citato uno specialista comportamentale britannico che nel 2018 aveva affermato: “Fortnite è come l’eroina“. Secondo gli avvocati, Epic Games si è avvalsa di “esperti” durante lo sviluppo di Fortnite per garantire che creasse la massima dipendenza. Nei documenti visionati dal giudice, si legge che la società creatrice del gioco non informa le persone dei “rischi e pericoli associati all’uso di Fortnite” nel momento in cui creano i loro profili per iniziare a giocare. I legali, inoltre, ritengono che Epic mantiene i ragazzi legati al gioco anche attraverso la promessa di premi: “inclusa la Fortnite World Cup, che offre un montepremi superiori ai 30 milioni di dollari“.
La causa è stata proposta dai genitori di tre ragazzi, uno di questi, che nel 2018 aveva 13 anni, era passato da giocare da poche ore alla settimana a diverse ore al giorno, nel giro di due anni. Un bambino di 10 anni, aveva iniziato a comportarsi in maniera “molto aggressiva e volgare verso i genitori“. Secondo le carte presentate dallo studio legale, questo ragazzino avrebbe speso 600 dollari in V-bucks di Fortnite, anche se non viene precisata se questa somma sia stata sborsata con o senza il consenso dei genitori.
Gli avvocati hanno allegato anche la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di considerare il disturbo da videogioco come una vera malattia. Il fascicolo è stato corredato da numerosi articoli pubblicati da riviste specialiste del settore.
Epic Games, in una nota, ha respinto le accuse, sottolineando che: “Fortnite è dotato di un parental control all’avanguardia”. Questo permette ai genitori di supervisionare il tempo passato dai figli davanti al videogioco. “I genitori possono ricevere report di gioco che indicano il tempo trascorso giocando dai loro figli ogni settimana e impostare un’autorizzazione per gli acquisti nel gioco“. I creatori del gioco hanno detto che sono pronti a respingere le accuse davanti al tribunale: “Vogliamo dimostrare l’infondatezza di questa causa“.