Dal 15 febbraio 2023 è disponibile finalmente anche su PC uno dei titoli di punta di quello che possiamo considerare a tutti gli effetti il gioco lancio di PS5. Uscito inizialmente il 30 aprile 2021, Returnal si è dimostrato uno dei titoli migliori dell’ammiraglia Sony, capace di sfruttare un genere quasi di nicchia, quello dei roguelike, per applicarlo ad una produzione imponente, narrativamente criptica quanto affascinante, ma dannatamente divertente da giocare.
Adesso, anche chi è in possesso di una buona macchina da gaming può beneficiare di questo titolo straordinario, perdersi in loop temporali, calcificare l’esperienza sulla propria pelle, incasellando continui “game over” e apprendere assieme al videogioco. A distanza di due anni, è di nuovo giunto il tempo di parlare e lodare Returnal, opera ultima dei ragazzi di Housemarque.
Un ciclo infinito
Selene Vassos si risveglia sul sinistro pianeta Atropos, fitto di una vegetazione aliena e misteriosa. I ricordi sono pochi e guardando dietro di lei c’è solo la sua astronave danneggiata. Può solo ipotizzare uno schianto, un problema meccanico, un impatto con qualcosa che l’ha fatta precipitare lì.
Pochi ricordi e un obiettivo che sembra essersi fissato in quella confusione: ha ricevuto un messaggio di soccorso, un segnale denominato Pallida Ombra. Il radar sul polso lo segnala continuamente con un bip martellante, quasi fosse il suono dei sensori di movimento dei marines di Aliens: Scontro Finale.
Quello è il suo obiettivo, lo deve raggiungere, ma sulla strada oltre a decine e decine di creature aliene, ai suoi piedi trova dei cadaveri di astronauti come lei. La tuta è la stessa, ma è solo sollevando il casco che scopre l’amara sorpresa: il cadavere è il suo e alcune registrazioni che portano la sua voce disseminate nel pianeta svelano un destino angosciante.
Selene è chiusa in un loop temporale. È già atterrata su quel pianeta decine – se non centinaia – di volte ed è altrettante volte morta. Il loop non riesce a spezzarsi e l’angoscia della morte è solo peggiore all’idea del risveglio successivo. L’unica certezza è il segnale Pallida Ombra. Forse raggiungerlo porterà il loop a spezzarsi.
Vivi. Muori. Ripeti.
Quello dei loop temporali non è nuovo al genere videoludico, tanto meno di quello cinematografico. Tanti sono i film che hanno fatto di questa base l’ingrediente fondamentale per sorreggere una trama per poi tesserne le diramazioni, le cause e le conseguenze. Da Source Code a Edge of Tomorrow, dove il senso del loop è plasmato ad una missione eroica, con un senso dell’avventura che si ripete attimo dopo attimo per un bene superiore, ma anche dalle declinazioni più leggere come in Ricomincio da Capo o Palm Springs, trovando l’ilarità e la leggerezza di questo espediente narrativo.
I videogiochi non sono da meno e anzi, proprio negli ultimi anni la cultura dei soulslike di casa FromSoftware hanno accentuato questa sfida che nel frattempo è cambiata. Non riguarda più uno scontro diretto contro un nemico programmato da uno sviluppatore, bensì diventa una sfida con noi stessi, con lo stesso videogioco che ci chiede di evolverci, plasmarci a delle regole per poi “capire” il modo di affrontarlo.
Un discorso non diverso già presentato nel primo The Matrix: Neo non deve cercare di piegare il cucchiaio, bensì deve convincersi che lo stesso non esiste, per rendersi conto che è lui stesso a piegarsi. Una metafora ricca per affrontare il solito discorso del “conosci te stesso”. Capite le regole e il nostro potenziale, tutto diventa finalmente alla nostra portata.
La sconfitta come conoscenza
Sifu, Deathloop, Hades, Twelve Minutes. Negli ultimi anni i roguelike sono aumentati a dismisura, chiedendo al videogiocatore di ripetere, ancora e ancora, la stessa avventura per scoprirne ogni segreto e ogni scorciatoia, o semplicemente al primo game over, riprendere il pad in mano e giocare di nuovo.
Returnal ha un approccio non diverso da qualsiasi gioco di questa categoria o di un vicino soulslike. La morte porta alla conoscenza. Quante volte in un soulslike ci siamo sentiti assolutamente sicuri di noi stessi, delle nostre capacità, per poi perire malamente subito dopo? Qui è il videogioco che rompe quella comfort zone che abbiamo cercato di ottenere con tanto sacrificio, per punirci, metterci sull’attenti e chiederci di riprovare, stare più attenti, evitare di cadere di nuovo e dunque apprendere una lezione in più.
In modo del tutto indiretto – e incredibilmente affascinante – il videogioco ci sta istruendo. La verità di solito si palesa quando ci si accorge di riuscire a padroneggiare perfettamente le risorse a nostra disposizione e rendersi conto che non è il gioco ad essere diventato facile, bensì siamo noi che stiamo finalmente capendo.
La Pallida Ombra
Il segnale che riceve Selene in Returnal è dunque il richiamo stesso della vita. Il fallimento come spinta per rialzarsi e provarci ancora, di nuovo. Noi stessi nel nostro quotidiano difficilmente incasseremo notevoli successi. Cadremo, piangeremo, ma ci rialzeremo, perché il nostro istinto di sopravvivenza prenderà il sopravvento, che sia sul pianeta Terra o su Atropo.
L’avventura di Selene non è diversa da tutto ciò e i ragazzi di Housemarque sono riusciti a condensare queste sensazioni in un titolo che giganteggia su tanti altri concorrenti. Tra le abilità di movimento, i boost e i malus per ogni ciclo di gioco, le armi, l’approccio personale che ogni videogiocatore potrà assicurare all’avventura, anche per chi ha un PC adesso è l’ora di entrare nel ciclo infinito di Returnal e non uscirci mai più. Provare per credere.