Cambiamenti e conferme. Sta tutto qui.
In una dualità quasi scontata, ma non banale, Lenù e Lila tornano sul piccolo schermo, dopo quasi due anni di assenza. Ed è proprio da questo aspetto che iniziamo la nostra recensione de L’amica geniale 3, adattamento del terzo romanzo della tetralogia letteraria di Elena Ferrante. Una terza stagione, sempre composta da otto episodi, trasmessi a gruppi di due ogni settimana su Rai1 (e RaiPlay), che vede un cambiamento in cabina di regia, ma non di attrici protagoniste, che conferma la qualità di una fiction straordinaria e nel frattempo muta, rimanendo però sempre fedele a sé stessa.
I primi due episodi di Storia di chi fugge e chi resta rappresentano al meglio questa duplice natura di una serie che racconta due ragazze, che diventano donne, due amiche che sembrano continuamente in conflitto, il mondo intimo di un rione napoletano e la Storia di un Paese intero. Con un equilibrio raro, L’amica geniale 3 coinvolgerà ancora una volta il proprio pubblico.
L’amica geniale – Storia di chi fugge e chi resta (2021)
Genere: Drammatico
Durata: 8 episodi/50 minuti ca.
Uscita: 6 febbraio 2022 (Rai1/RaiPlay)
Cast: Margherita Mazzucco, Gaia Girace,
Racconto della maturità
Sono passati due anni dall’ultima puntata della seconda stagione, un periodo lunghissimo per i tempi televisivi e la serialità. Eppure, appena si ritorna nel mondo ideato da Elena Ferrante, nei romanzi, e Saverio Costanzo, nella serie e qui in veste solo di sceneggiatore, sembra non essere passato che un attimo. Si riparte proprio dall’ultima scena della seconda stagione, collegandosi immediatamente alla situazione in cui avevamo lasciato le due protagoniste.
Elena (Margherita Mazzucco), grazie alla famiglia Airota e al promesso sposo Pietro, ha pubblicato il suo primo romanzo, che sta ricevendo una discreta dose di attenzione. Durante una presentazione del libro a Milano, Elena riconosce un suo vecchio amore giovanile: Nino Sarratore. Sarà l’inizio per la perdita di un equilibrio che la ragazza sembra aver faticosamente raggiunto? Nel frattempo, a Napoli, Lila è costretta a lavorare in un salumificio, mettendo a dura prova le sue condizioni di salute. Intorno a loro, il Paese sta cambiando, entrando nei vivaci (e violenti) anni Settanta. È un periodo in cui la lotta politica si fa sempre più aspra e avvengono le contestazioni giovanili di stampo comunista. In questo clima di perenne tensione, dove ci sono delle forze che urlano a gran voce un cambiamento, la terza stagione de L’Amica Geniale, in poco meno di due ore, presenta subito il conflitto maggiore, anche e soprattutto attraverso la storia delle due protagoniste.
Ragazze che stanno crescendo e stanno cambiando, diventando sempre più mature e sempre più donne, consapevoli del loro tempo. Sono caratteri complessi e profondi quelli che caratterizzano Lenù e Lila, entrambe intelligenti e progressiste, ma con due diversi modi di porsi e due diverse sicurezze personali, senza escludere le fragilità. La vera forza magnetica de L’amica geniale è proprio nelle due protagoniste, che attraversano i cambiamenti dell’Italia cambiando anch’esse, scontrandosi con il ruolo che viene loro impartito e lo spazio che, invece, desiderano e vogliono esprimere. Se la scrittura di Elena Ferrante è l’ottimo punto di partenza, bisogna applaudire il talento di Saverio Costanzo e Francesco Piccolo che sono riusciti a tradurlo sullo schermo.
Chi cambia e chi resta
Come dicevamo all’inizio di questa nostra recensione, questa terza stagione, sino a partire dal titolo, presenta cambiamenti e certezze. Iniziando dai primi, il più importante è sicuramente il cambio di regista della serie. Dopo due stagioni (ad eccezione di un paio di episodi) Saverio Costanzo, ideatore della serie, passa il testimone a Daniele Luchetti. Non è un cambiamento di poco conto, perché gran parte della bellezza de L’amica geniale si trovava proprio nella regia dell’autore, che donava un chiaro carattere cinematografico all’opera, osando con elementi perturbanti che raramente si trovano nella tv generalista. Luchetti, tuttavia, si conferma un degno successore, che riesce non solo a mantenere l’elevato livello qualitativo della messa in scena (fatta eccezione per il prologo del primo episodio, ben sotto agli standard rispetto al resto di quanto abbiamo potuto vedere), ma a fare sua la serie stessa. Il cambio di autore si nota, ma si tratta di un’aggiunta positiva al risultato complessivo: Luchetti predilige i primi piani capaci di scavare nella psicologia dei personaggi, mantiene un’alta fiducia nello spettatore e usa il linguaggio cinematografico per esprimere la complessità del racconto. Soprattutto, la messa in scena degli anni Settanta italiani acquisisce una dimensione fotografica porosa e con i giusti colori che fa percepire sensorialmente quell’epoca passata (a questo proposito la nuova sigla è un ottimo biglietto da visita).
Storia di chi fugge e chi resta conclude il discorso giovanile di Lenù e Lila, ponendole di fronte all’età adulta. Si dimostra abbastanza sorprendente la scelta di mantenere le due giovani attrice che fin dalla prima stagione impersonano le due protagoniste. Una scelta che potrebbe far alzare più di qualche sopracciglio, soprattutto da parte dei lettori della saga di romanzi, che ben conoscono gli sviluppi narrativi, ma che lo stesso Luchetti ha difeso, sottolineando la maturità artistica e talentuosa di Margherita Mazzucco e Gaia Girace. Dopo aver visto le prime due ore di questa nuova stagione vogliamo essere sinceri: nonostante qualche breve e fugace inquadratura, soprattutto nei campi lunghi, rischi di spezzare la sospensione dell’incredulità, mettendo in mostra due giovani ragazze impersonare due donne adulte, Mazzucco e Girace sono davvero cresciute nella recitazione, tanto che, presi dall’intensità che sanno trasmettere attraverso lo schermo, non possiamo immaginare altri volti e altri nomi.
Nel ruolo di Elena, Margherita Mazzucco alterna momenti di fragilità, rigurgiti di un’inadeguatezza giovanile, con altri in cui appare più sicura e adulta (il modo in cui fuma): è il personaggio a cui lo spettatore non può fare a meno di legarsi, vero e proprio motore narrativo, anche se questo conflitto interiore potrebbe renderlo, come nel romanzo, un personaggio non completamente amato. Gaia Girace, sotto la dura scorza in cui deve reprimere Lila, è ottima quando i riflettori sono puntati su di lei. Da sola regge quasi completamente un intero episodio, lavorando di sottrazione, ma lasciando che un’emotività travolgente inondi le viscere del pubblico. Anche noi, come spettatori, subiamo il suo fascino e proprio nella sua ambiguità ci lasciamo ammaliare.
L’intimo universale
Perché continuare a guardare L’Amica Geniale? Da dove proviene questo successo che sembra non essere stato minimamente scalfito dai due anni di attesa? Allo stesso tempo racconto intimo e psicologico del singolo, di un legame tra due persone e del ritratto di una collettività, Storia di chi fugge e chi resta potrebbe sembrare avere un impatto meno avvincente rispetto alle stagioni precedenti. Più legato a una dimensione storica e interiore, la terza stagione de L’Amica Geniale appartiene al racconto dei sentimenti, in tutte le proprie contraddizioni. È un racconto che accoglie lo spettatore e lo mette allo specchio, mostrandogli passato e futuro di una società di cui lui stesso fa o ha fatto parte. In sole due puntate viene posto l’accento sulla condizione femminile e lavorativa, sull’interesse della cultura che riguarda più i dettagli piccanti che l’intero apparato, sul giudizio degli altri e sulla fragilità dei legami affettivi. Ambientato negli anni Settanta, L’Amica Geniale sembra raccontare un particolare presente, il nostro.
Un racconto intimo, in cui è importantissimo capire i personaggi più che ascoltarli o vederli, a cui viene donato un carattere universale. Non in maniera posticcia o evidenziata, ma naturale. Qui sta il grande successo e la vera qualità cinematografica della serie, lontana dagli stilemi abitudinari della fiction italiana e allo stesso tempo perfettamente rispettosa dei canoni. Una dualità che dimostra un vero e sentito stimolo artistico, che mostra, tra piaceri e dolori, tra domande -anche verso sé stessi- e risposte, le contraddizioni della vita. Che è quello che fa l’arte, dondolandoci tra quello che ci aspettiamo e ci lascia accomodati e quello che, invece, inaspettatamente ci colpisce, turbandoci.
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Conclusioni
L'Amica Geniale - Storia di chi fugge e chi resta cambia regista (Daniele Luchetti al posto di Saverio Costanzo), ma mantiene inalterate le sue incredibili qualità. A cavallo tra racconto intimo legato ai sentimenti e fotografia di un cambiamento del Paese e della società, questa terza stagione affascina il pubblico dimostrandosi un prodotto di punta nel panorama televisivo italiano. Ottimo il cast che dimostra gran maturità.
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Voto ScreenWorld