Quando OpenAI ha lanciato Sora, la sua app di generazione video basata su intelligenza artificiale, pochi avrebbero scommesso su un’ascesa così fulminea. Eppure, i numeri parlano chiaro. Sora ha raggiunto il milione di download su iOS in meno di cinque giorni, battendo sul tempo nientemeno che ChatGPT, l’app che ha definito gli standard per l’adozione di massa dell’AI. Un risultato che lascia a bocca aperta, soprattutto considerando un dettaglio cruciale che rende questa performance ancora più impressionante.

Bill Peebles, responsabile del progetto Sora in OpenAI, ha annunciato il traguardo attraverso i social media il 9 ottobre 2025, sottolineando come l’app abbia superato la velocità di adozione di ChatGPT nonostante operasse in modalità solo invito. Sì, avete letto bene: mentre ChatGPT era disponibile pubblicamente al lancio per chiunque volesse scaricarlo, Sora richiede un invito per accedere alle sue funzionalità. Questo meccanismo di accesso limitato, lungi dal frenare l’entusiasmo, sembra aver alimentato una domanda travolgente. Secondo i dati forniti da Appfigures, società specializzata in analisi delle app, Sora ha registrato 627.000 download su iOS durante i primi sette giorni di disponibilità, superando i 606.000 che ChatGPT aveva accumulato nello stesso periodo. Tecnicamente, si tratta di una vittoria schiacciante, ma la storia si fa ancora più interessante quando si scava nei dettagli geografici. ChatGPT era disponibile solo negli Stati Uniti durante la prima settimana, mentre Sora è stato lanciato contemporaneamente in USA e Canada.

Il contributo canadese ammonta a circa 45.000 installazioni, il che significa che se confrontassimo solo i numeri statunitensi, Sora avrebbe raggiunto circa il 96% delle performance di ChatGPT. Una percentuale comunque notevole, ma che non tiene conto del fattore chiave: la barriera d’ingresso rappresentata dagli inviti. Quante persone hanno scaricato l’app senza riuscire ad accedere, in attesa di ricevere il loro lasciapassare digitale? Questo dato rimane sconosciuto, ma suggerisce che l’interesse reale potrebbe essere ancora più alto di quanto i numeri rivelino. Il primo giorno di disponibilità, il 30 settembre 2025, Sora ha registrato 56.000 installazioni su iOS, conquistando immediatamente la terza posizione tra le app più scaricate sull’App Store statunitense. Il 3 ottobre, solo tre giorni dopo, l’app aveva già raggiunto la vetta, diventando la numero uno assoluta. Un’ascesa meteórica che ha lasciato indietro altri lanci celebrati di app AI, come Claude di Anthropic e Copilot di Microsoft, eguagliando invece la performance di Grok, l’app di intelligenza artificiale di xAI.

Le cifre parlano di un fenomeno che va oltre il semplice interesse tecnologico. Un milione di download in meno di cinque giorni, con accesso limitato e disponibilità geografica ristretta, indica che Sora ha toccato una corda profonda nell’immaginario collettivo. Forse è la promessa di diventare registi della propria vita, o forse è semplicemente la curiosità di sperimentare l’ultima frontiera dell’intelligenza artificiale. O forse tutte le critiche che giornalmente si avvicendano dalle persone sull’uso dell’intelligenza artificiale sono roboanti ma minori di quanti siano i reali interessati a questa tecnologia, come accaduto con il caso dei jeans di Sydney Sweeney. Qualunque sia la ragione, OpenAI ha dimostrato ancora una volta di possedere una capacità quasi unica nel trasformare ricerca avanzata in prodotti che catturano l’attenzione di massa.

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Nato il 19 Dicembre 1992, ha capito subito che il cinema era la sua strada. Dopo essersi laureato in filosofia all'università di Palermo e aver seguito esami, laboratori e corsi sulla critica, la storia del cinema e la scrittura creativa, si è focalizzato sulle sue più grandi passioni: scrivere e la settima arte. Ha scritto per L'occhio del cineasta ed è stato redattore per Cinesblog fino alla sua chiusura. Ora si occupa di news e articoli per ScreenWorld.it, per CinemaSerieTv.it e CultWeb.it