Quante volte ti è capitato di scorrere il feed di Facebook o Instagram e imbatterti in pubblicità sospette? Prodotti miracolosi a prezzi impossibili, investimenti che promettono guadagni stratosferici, offerte troppo belle per essere vere. Hai segnalato, magari più volte, senza ricevere mai risposta. Non è un caso. Secondo una nuova inchiesta di Reuters, Meta potrebbe aver trasformato le truffe in un’autostrada di denaro contante. Documenti interni della compagnia, a cui i giornalisti di Reuters hanno avuto accesso, rivelano cifre che lasciano a bocca aperta. Circa il 10% dei ricavi annuali di Meta, equivalenti a ben 16 miliardi di dollari, proviene da pubblicità fraudolente o da promozioni di prodotti vietati. Non stiamo parlando di margini trascurabili o di errori di sistema: è una fetta consistente del fatturato di uno dei colossi tecnologici più potenti al mondo.

Ma c’è di più. I documenti datati dicembre 2024 stimano che Meta mostri ai propri utenti una media di 15 miliardi di annunci pubblicitari ad alto rischio ogni singolo giorno. Annunci che presentano chiari segnali di frode, eppure continuano a circolare indisturbati attraverso le piattaforme. Per dare un’idea della portata: ogni utente viene potenzialmente bombardato da contenuti truffaldini in quantità industriale, ogni ora che passa connesso. La questione diventa ancora più preoccupante quando si analizza il meccanismo che sta dietro. Il sistema di personalizzazione pubblicitaria di Meta, quello stesso algoritmo che dovrebbe migliorare la tua esperienza mostrandoti contenuti rilevanti, funziona anche per le truffe. Se clicchi su un annuncio fraudolento, anche solo per curiosità o per errore, l’algoritmo interpreta quel click come interesse e comincia a mostrarti ancora più contenuti simili. Un circolo vizioso che intrappola le vittime più vulnerabili in una spirale di potenziali raggiri.

Instagram e Facebook
Instagram e Facebook, fonte: Meta

Le rivelazioni toccano un nervo scoperto non solo per gli utenti, ma anche per gli inserzionisti legittimi. I costi pubblicitari su Meta sono in costante aumento, un fenomeno che l’azienda attribuisce all’alta domanda. Ma se una parte significativa di quella domanda viene generata da truffatori e venditori di prodotti illegali, significa che le aziende oneste stanno pagando di più a causa della concorrenza sleale. Meta non solo guadagnerebbe direttamente dai 16 miliardi di pubblicità truffa, ma indirettamente dall’inflazione dei prezzi che questa massa di annunci provoca sull’intero ecosistema pubblicitario. Come si difende Meta da queste accuse devastanti. L’azienda ha respinto le conclusioni del report, sostenendo che i documenti interni non erano destinati alla divulgazione pubblica e non rappresentano necessariamente il quadro completo della situazione. Meta ha inoltre evidenziato i progressi nei suoi sistemi di rilevamento delle truffe, affermando che nel 2025 le segnalazioni degli utenti relative ad annunci fraudolenti sono diminuite del 58% a livello globale.

Tuttavia, emerge un dettaglio inquietante dalla documentazione: Meta si rifiuterebbe di agire contro annunci potenzialmente truffaldini a meno che il suo sistema non possa determinare con una precisione del 95% che si tratta effettivamente di truffe. Una soglia altissima, che di fatto crea una zona grigia enorme in cui operatori senza scrupoli possono muoversi relativamente indisturbati. Considerando la sofisticazione crescente delle frodi online, raggiungere quella certezza diventa spesso impossibile fino a quando non è troppo tardi. Le dimensioni globali del fenomeno scam sono allarmanti. Secondo la Global Anti-Scam Alliance, un’organizzazione che monitora l’attività fraudolenta a livello mondiale, le vittime hanno perso almeno mille miliardi di dollari a causa di truffe nell’ultimo anno. Il loro report “2025 Global State of Scams” indica che circa il 23% degli adulti globalmente ha subito furti di denaro da parte di truffatori, con picchi del 41% in Sud America e Africa. Meta, con la sua presenza capillare in ogni angolo del pianeta, si trova inevitabilmente al centro di questa tempesta.

Logo di Instagram Reel
Logo di Instagram Reel, fonte: Meta

Le implicazioni legali potrebbero essere devastanti per la compagnia di Menlo Park. Numerosi regolatori in diverse giurisdizioni stanno già esaminando questi report con attenzione, cercando prove che confermino le accuse. Se venisse dimostrato che Meta ha consapevolmente permesso la proliferazione di pubblicità fraudolente per motivi di profitto, le multe potrebbero raggiungere cifre astronomiche. Ovviamente, perché una sanzione sia davvero efficace, dovrebbe superare i guadagni che l’azienda ottiene da queste pratiche, altrimenti diventerebbe semplicemente un costo d’impresa accettabile. La questione tocca anche la reputazione di Meta, già provata da anni di scandali legati alla privacy, alla moderazione dei contenuti e all’impatto sociale delle sue piattaforme. Ogni nuova rivelazione erode ulteriormente la fiducia degli utenti e potrebbe rallentare gli investimenti miliardari che l’azienda sta facendo nel metaverso e nell’intelligenza artificiale, le sue scommesse per il futuro.

Le autorità di regolamentazione di Stati Uniti, Europa e altri mercati chiave dovranno decidere se e come intervenire. Gli utenti, nel frattempo, continuano a navigare tra annunci legittimi e potenziali truffe, spesso senza gli strumenti adeguati per distinguere gli uni dalle altre. E mentre il dibattito prosegue, i miliardi continuano a fluire attraverso un sistema che, secondo questi documenti, potrebbe aver trovato nella vulnerabilità delle persone una fonte di profitto troppo redditizia per essere abbandonata.

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Diplomata alla Scuola Internazionale di Comics di Napoli - corso di sceneggiatura -, è impegnata in progetti di scrittura creativa e recensioni. Cresciuta con la consapevolezza che “All work and no play makes Jack a dull boy”. Paladina dello Sturm und Drang. Adepta del Lato Oscuro della Forza.