Nel 1997, pensando ad un futuro dominato dalla tecnologia, i Radiohead decisero di incidere Exit Music (For A Film) all’interno di Ok Computer, uno dei dischi più amati della storia della musica. Qualche giorno fa Netflix, riprendendo il concetto della tecnologia padrona del mondo, ha rilasciato sulla propria piattaforma Il mondo dietro di te, una pellicola complessa e spaventosamente realistica che, partendo dall’idea di un blackout che lascia in ginocchio gli Stati Uniti, mette completamente a nudo la sensazione di smarrimento espressa 26 anni prima dal gruppo britannico. Ci siamo divertiti a immaginare un parallelismo tra il film di Sam Esmail e il brano del gruppo britannico.
L’atmosfera
Il film è un turbinio di emozioni che racconta le difficoltà dei protagonisti nel vivere una situazione di pericolo senza la possibilità di accedere alla rete internet, un mix di paranoia e malinconia che può essere ritrovato anche nel pezzo dei Radiohead. Il brano, con sonorità graffianti e malinconiche, è un continuo crescendo che, da un iniziale binomio voce-chitarra, prosegue arrivando ad un climax, con l’aggiunta di sintetizzatori e batteria atta a sottolineare un disagio estremo, per poi ritornare ad un’insperata sensazione di ‘pace’ finale. Un’andatura che si sposa alla perfezione con quella del film, diviso in cinque capitoli.
Inizialmente blanda, con il passare dei minuti e una maggiore conoscenza dell’universo circostante, l’opera diventa frenetica, a tratti quasi soffocante e piena di tensione, fino al raggiungimento di un apice narrativo: sfruttando l’utilizzo del montaggio alternato, vengono messe in scena le difficoltà dei personaggi nell’ambientarsi con il mondo esterno e il panico che ne deriva, tra disastri aerei, una pioggia di volantini e la scoperta di un capanno nel bosco. Da quel momento in poi rallenta gradualmente, con qualche sporadico aumento di ritmo, lasciando spazio alle rivelazioni e al malessere psicologico dei personaggi.
Il connubio perfetto tra le lyrics e il finale
Il testo della canzone, inoltre, diventa una dissezione quasi perfetta delle battute finali del film. Segue la descrizione di alcune sequenze in parallelo ad alcuni versi di Exit Music (For a Film).
Rose, che prima di addormentarsi aveva raccontato ai genitori una scena particolarmente significativa vista in West Wing tempo prima, decide di scappare nella notte senza dire nulla: “Wake from your sleep / The drying of your tears / Today, we escape / We escape“.
Nel frattempo lo spettatore scopre il motivo e le conseguenze del blackout, dapprima con il dialogo in macchina tra G.H. e Clay: (“We hope your rules and wisdom choke you”). Subito dopo, con l’immagine di Amanda e Ruth nel giardino che intravedono in lontananza New York in fiamme: (“Pack and get dressed / Before your father hears us / Before all hell breaks loose”).
Ritroviamo quindi Rose a mangiare snack all’interno della casa inabitata dei vicini, prima di scoprire l’esistenza di un bunker sotterraneo. Al suo interno, tra le varie cose, sono presenti le videocassette di Friends, leitmotiv all’interno del film.
La canzone citata nel brano dei Radiohead (“Sing us a song / A song to keep us warm”) può essere identificata nella sua sigla: la serie cult, infatti, assume un ruolo chiave per tutta la durata del film, essendo l’unico vero interesse della ragazzina, che, per sua stessa confessione, di fronte ad un’ipotetica fine del mondo avrebbe voluto conoscerne il finale. Mentre fuori dal bunker impazza l’apocalisse, dopo aver inserito il DVD nel lettore e selezionato l’episodio finale, vediamo la faccia sorridente di Rose che, sulle note di “I’ll Be There For You” dei Rembrandts, riesce finalmente a trovare pace: (“Now we are one in everlasting peace”).
Riflessioni finali
Il racconto è un’iperbole di quanto può succedere a chiunque nella quotidianità, la possibilità di trovarsi ad affrontare una giornata (o più) senza avere accesso alla rete internet che spesso, come succede anche ai protagonisti, porta in noi la consapevolezza di sentirsi inermi, smarriti e a tratti inutili. In un mondo governato dal progresso tecnologico dunque, e si badi bene, lungi da noi criticarlo, diventa fondamentale sapersi muovere anche in sua assenza, senza lasciarsi prendere dal panico: controlliamo in modo spasmodico la ricezione della rete wi-fi sul cellulare, sperando che torni all’improvviso, e non riusciamo a convivere con il silenzio, a tratti assordante, paragonabile al frastuono del film.
La casa, solitamente porto sicuro per eccellenza, in una situazione del genere ci sta stretta come la cella di una prigione, diventando un posto dal quale evadere in tutti i modi possibili per non impazzire. La stessa fuga di cui tanto parla il gruppo britannico in questo pezzo pieno di tristezza e rabbia, un inno ‘pop’ alla ribellione e all’anticonformismo che mette alle corde l’ascoltatore, lasciando in lui una sensazione di inadeguatezza e voglia di cambiamento, la stessa trasmessa dal film, necessaria per arrivare ad una riappacificazione con sé stesso e con ciò che lo circonda.
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