“A che serve qualsiasi titolo di giornale quando Camilla viene eclissata da Diana in un batter d’occhio? Io non voglio una vittoria parziale e con riserva. Questa è guerra”. A parlare è Carlo d’Inghilterra, allora Principe del Galles, oggi Re. Insieme al suo responsabile della comunicazione, sta leggendo una serie di articoli su lui e Camilla, la prima parte della sesta stagione della serie Netflix in streaming dal 16 novembre (la seconda parte arriverà a dicembre). È la serie su Elisabetta II, la Regina.
Ma al centro, insieme a lei, ci sono ancora loro due, Carlo e Diana. Ormai divorziati, ormai ognuno con una vita propria, e una nuova relazione, sono due mondi opposti: due rette parallele destinate a non incontrarsi mai più (se non nel momento in cui i figli vengono portati all’altro genitore). La loro è una guerra anche mediatica, a colpi di titoli di giornali, di prime pagine, di immagini. E The Crown 6, come vedremo nella nostra recensione, è abile ad entrare dentro quelle immagini, e dentro le vite di quelle persone di cui tutti sappiamo, per provare a raccontarcele meglio, a immaginare che cosa provassero i protagonisti. Eleganza, racconto e introspezione: ancora una volta The Crown si dimostra una serie magistrale.
Genere: Biografico, drammatico
Durata: 4 episodi da 40 o 50 minuti
Uscita: 16 novembre 2023 (Netflix)
Cast: Imelda Staunton, Elizabeth Debicki, Dominic West
La trama: Elisabetta II, Carlo e Camilla, Diana e Dodi
Un ragazzo porta il cane a passeggio lungo le strade di Parigi. A un certo punto vede sfrecciare delle automobili a grande velocità e infilarsi in un tunnel. Poco dopo sente il rumore di un incidente. È il tragico incidente avvenuto nel tunnel dell’Alma. Ma la storia ci porta a 8 settimane prima, quando Diana e William visitano Tony Blair. Parlando con la Regina, il premier crede che Diana andrebbe sfruttata in modo più ufficiale, perché “quando Diana parla il mondo l’ascolta”. Ma la Regina non è convinta. Poco dopo assisteremo al fatidico incontro di Diana con Dodi Al Fayed e l’inizio della loro storia d’amore. Dall’altro lato della barricata, Carlo lavora per la reputazione di Camilla, aiutato dai suoi consulenti di comunicazione. Ma, al compleanno di Camilla, la Regina non si presenta.
L’impressionante immedesimazione di Elizabeth Debicki
Carlo e Diana. Diana e Carlo. Così lontani così vicini. Al centro della storia ci sono ancora loro. C’è soprattutto Diana, che vive ancora attraverso l’impressionante immedesimazione nel personaggio di Elizabeth Debicki. Nella recensione di The Crown 5 avevamo scritto che quella dell’attrice è una Diana iperrealista, che fa esplodere sullo schermo il fascino che in tanti provavano per Lady D nella vita reale. Elizabeth Debicki è una Diana reale, somigliante, ed è ancora più bella della vera Diana.
E in questo senso diventa un simbolo di tutto quello che ha rappresentato Diana in quegli anni, un’icona, un centro di gravità permanente attorno alla quale gira il mondo. Lady D era un ossimoro: aristocratica ma amata dal popolo, elitaria ma vicino agli ultimi, adulta ma anche bambina, come quando gioca a lanciare il ghiaccio a Dodi Al Fayed. Sia Carlo che Diana sono un ossimoro: lui quando, dopo aver parlato di guerra, le chiede di essere sua amica; lei quando, dopo aver detto sì, lo critica a mezzo stampa alla prima occasione.
Dominic West è il principe Carlo
L’altro lato della barricata è Carlo. Già dalla scorsa stagione vederlo in scena faceva un effetto diverso. Perché lo guardiamo, ma sappiamo che quel ragazzo impacciato oggi è il Re d’Inghilterra e la cosa te lo fa vedere sotto un’altra luce. Il ritratto che ne fa The Crown è sempre quello di un uomo non amato dalla sua famiglia, trattato con sufficienza, o con freddezza, dalla propria ingombrante madre, la Regina, una figura rispetto alla quale, ancora adesso che è Re, nella vita reale, appare in ombra. Non ci aveva convinto Dominic West nel ruolo di Carlo nella stagione scorsa, troppo bello e aitante, ma qui ci sembra più a fuoco, più credibile, più calato nel ruolo.
Entrare dentro quelle fotografie
E quei due lati opposti della barricata, quelle due rette parallele destinate a non incontrarsi vivono e arrivano a noi soprattutto attraverso l’immagine. È così che questa storia, negli anni Novanta, è stata trasmessa al mondo. Con le foto: rubate, posate, create ad arte, studiate. E in questo senso è geniale il punto di vista dell’episodio 2, che parte dalla storia di due fotografie, un paparazzo e un fotografo di corte, per raccontare in modo ancora più netto quei due mondi ormai distanti tra loro, tra i quali si stava scavando sempre di più un solco. E allora il fotografo rampante disposto a tutto per avere l’immagine perfetta e il ritrattista mite e rispettoso che ci raccontano le loro storie sono il simbolo di quei due stili opposti: Saint Tropez e la Scozia, gli scandali e la dignità. Così, almeno, la pensa Carlo.
E quell’episodio ci porta alla costruzione di due immagini simbolo: il primo scatto rubato (ma in realtà non è stato proprio così…) del bacio tra Diana e Dodi e quello studiato di Carlo al fiume con i due figli. Per raccontare questo pezzo di storia dei reali inglesi, Peter Morgan coglie proprio il linguaggio con cui è stato narrato, quello fotografico. Parte dalle foto, ma entra dentro quelle fotografie, le anima, ne racconta la storia, il prima e il dopo, il significato intimo. È così per le foto di cui sopra, ma anche con la famosa immagine di Diana in Bosnia sui siti con le mine antiuomo, o l’altrettanto nota foto di Diana in costume azzurro sul trampolino di uno yacht. Morgan ci fa capire che la famiglia reale, in quegli anni, non è stata ciò che è stata, quanto piuttosto l’immagine che è stata riportata e che è arrivata a noi.
Peter Morgan immagina sentimenti, ragioni ed emozioni
E questo è solo un esempio della bravura di Peter Morgan. Il suo talento è quello di prendere fatti che sono noti, e quelli degli anni Novanta sono i più conosciuti, documentati da foto e libri, e provare a entrarci dentro, a immaginare sentimenti, ragioni, emozioni dei protagonisti, che è quello che non sapremo mai. È un lavoro eccezionale. Perché, se Morgan non è stato dentro alle stanze di Buckingham Palace ad ascoltare quelle conversazioni molto private, le ha immaginate, ricostruite, sognate. E così, anche se quello che vediamo non è tutto vero, è almeno verosimile. Ed è tutto così accurato e credibile che abbiamo davvero la sensazione di assistere alla vita dei reali, di entrare nelle loro stanze. E di ascoltare la regina, a colloquio con Tony Blair a proposito di Diana, dire: “credo sia difficile essere a metà delle cose. O si è dentro o si è fuori”.
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Conclusioni
Nella recensione di The Crown 6 vi abbiamo parlato della guerra tra Carlo e Diana: una guerra mediatica, a colpi di immagini. La stagione 6 è abile ad entrare dentro quelle immagini, e dentro le vite di quelle persone di cui tutti sappiamo, per provare a raccontarcele meglio, a immaginare che cosa provassero i protagonisti. Eleganza, racconto e introspezione: ancora una volta The Crown si dimostra una serie magistrale.
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Voto ScreenWorld