Correva l’anno 2005, e il regista americano Francis Lawrence esordiva nel lungometraggio con Constantine, adattamento di un fumetto della DC Comics il cui protagonista, cacciatore di demoni con le fattezze di Keanu Reeves, si muove tra il nostro mondo e quello infernale. A diciassette anni di distanza, con la complicità di Netflix, il cineasta torna a occuparsi di altri mondi, questa volta in ottica meno sinistra, ed è di questo che parliamo nella nostra recensione di Slumberland – Nel mondo dei sogni.
Slumberland – Nel mondo dei sogni
Genere: Fantastico
Durata: 117 minuti
Uscita: 18 novembre 2022 (Netflix)
Cast: Jason Momoa, Marlow Barkley, Kyle Chandler, Weruche Opia, Chris O’Dowd
La trama: ricerca onirica
Protagonista della vicenda è la giovane Nemo, che vive sola con il padre Peter, il quale la sera le racconta storie di improbabili avventure con un fuorilegge di nome Flip. Una notte il genitore, guardiano del faro chiamato a indagare su un’emergenza nell’acqua, non torna a casa ed è dato per morto. Affidata allo zio Philip, Nemo scopre di poter accedere a Slumberland, mondo onirico di cui fa parte anche Flip, un imbroglione con le fattezze di un satiro. Insieme, i due partono alla ricerca di un tesoro mistico che potrebbe permettere alla ragazza di rivedere Peter tutte le volte che vuole. Solo che questo significa saltare da un sogno all’altro, ed esistono apposite forze dell’ordine per far sì che non ci siano interferenze esterne…
Il cast: gruppo da un altro mondo
Nemo è Marlow Barkley, affiancata da un istrionico ed energetico Jason Momoa nei panni di Flip, mentre Peter ha il volto del sempre affidabile Kyle Chandler, uno dei padri cinematografici e televisivi per antonomasia. Lo zio Philip è un notevolmente misurato Chris O’Dowd, che si concede una delle sue rare incursioni in territorio più drammatico. Weruche Opia, attrice inglese che si è fatta notare nella miniserie I May Destroy You, cerca di mettere i bastoni fra le ruote di Momoa nel ruolo dell’agente Green, incaricata di assicurare il corretto svolgimento dei sogni.
Il grande sogno cartaceo
Il film trae – molto liberamente – ispirazione da Little Nemo in Slumberland, caposaldo del fumetto americano a firma di Winsor McCay, uno dei pionieri dell’animazione (suo il mitico e imprescindibile Gertie the Dinosaur, del 1914). Un’opera notevole per il suo uso dell’onirismo come escamotage per andare oltre le convenzioni grafiche del formato fumettistico per quanto riguarda la composizione delle vignette, e modello per vari altri grandi nomi del settore, tra cui Vittorio Giardino, che ha reinterpretato la premessa in chiave erotica con la parodia Little Ego, e Neil Gaiman, che ha apertamente omaggiato il mondo dei sogni di McCay nel suo The Sandman, altra grande incursione illustrata nell’universo che si crea quando ci addormentiamo. Un’operazione più diretta l’ha fatta Alan Moore, che nel quarto volume de La lega degli straordinari gentlemen fa apparire proprio Little Nemo, come tributo a una delle grandi creazioni dei primi anni del fumetto statunitense (la prima tavola settimanale risale al 1905).
Troppa burocrazia
Detto questo, del potere immaginifico delle tavole di McCay, anche al netto della licenza poetica per aggiornare il concetto in chiave contemporanea, rimane ben poco in questo calderone di trovate digitali trite e ritrite che cerca di omaggiare Gilliam (la componente burocratica della gestione dei sogni) ma si perde in un oceano di riferimenti casuali che sottolineano la natura algoritmica e un po’ cinica dell’operazione, dove si salvano solo, in parte, le performance divertite e sincere degli attori (il lavoro di Momoa e O’Dowd è particolarmente interessante nella seconda metà del film). Particolarmente desolante è che tale landa insipida sia frutto della regia di Lawrence, che anni addietro – all’esordio, ricordiamo – riuscì a rendere memorabile l’Inferno tramutandolo in una Los Angeles post-nucleare. Qui, invece, è la California dietro le quinte che ha trasformato una premessa promettente nella solita poltiglia il cui scopo principale è rimpolpare il catalogo di Netflix.
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La recensione in breve
Ne Slumberland – Nel mondo dei sogni, il tentativo di mischiare pathos, avventura e immaginazione non è particolarmente riuscito, a causa di un susseguirsi di prevedibili trovate digitali che smorza l'ambizione narrativa del film.
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Voto ScreenWorld