Nel marzo 2019 l’uscita della prima stagione di Love, Death & Robots attirò le attenzioni di una larga fetta di pubblico. Tutti si buttarono su questo prodotto: i fan dell’animazione, quelli del cinema di genere, alcuni vennero attirati dal nome di Fincher come produttore, altri semplicemente erano rimasti incuriositi dal concept. D’altronde c’è da ammettere che le premesse non potevano che destare l’attenzione. Una serie di cortometraggi in cui in ognuno viene raccontata una storia, sostanzialmente di genere, attraverso uno stile d’animazione differente. Al netto di alcune ingenuità narrative la prima stagione di Love, Death & Robots si poteva considerare un prodotto ben riuscito e piuttosto brillante. Lo stesso non possiamo dire di una seconda tranche di episodi, distribuita nel 2021, molto meno a fuoco e passata un po’ in sordina anche a causa di una promozione poco convinta.
La terza stagione di Love, Death & Robots, annunciata anch’essa in modo improvviso, arriva in un momento in cui è però lecito porsi una domanda: ha ancora senso oggi un progetto del genere?
Nei tre anni intercorsi dal suo esordio molto è cambiato nel panorama dell’intrattenimento, in special modo nelle serie d’animazione. La Disney ha provveduto a sperimentare in questo campo con i suoi due brand maggiori, realizzando What If e Star Wars Vision. Proprio Netflix è poi arrivata lo scorso anno con un ciclone come Arcane che, partendo dalle basi lanciate nel 2018 da Spiderman: Un nuovo universo, ha saputo rivoluzionare il concetto di animazione. Va inoltre considerato che il periodo pandemico ha portato (oltre che un assaggio di reale fantascienza) molte persone ad affacciarsi in modo più convinto al mondo videoludico, prendendo confidenza con alcuni stili grafici e narrativi.
Premesso e considerato tutto ciò possiamo reputare questa terza stagione di Love, Death & Robots come un progetto in crescita rispetto alla seconda, anche se non del tutto riuscito. Nei nove cortometraggi che compongono la serie si possono notare alcuni difetti ricorrenti, sia dal punto di vista narrativo che da quello dell’animazione. A livello tematico vi è una sovrabbondanza di episodi incentrati sulla fine del mondo come conseguenza delle abitudini umane, argomento ormai stantio e più vicino alla cronaca che non alla fantascienza.
Ma è a livello stilistico che secondo noi risiedono le colpe maggiori di questa terza stagione di Love, Death & Robots. Troppi sono gli episodi che si appoggiano a uno stile di animazione in CGI piuttosto standard e senza guizzi, con il risultato di assomigliare più a delle cutscene di videogiochi tripla A del 2016 che non a un prodotto in cui si dovrebbe intravedere il futuro della tecnica. Non mancano altresì diversi spunti interessanti. Un corto diretto da Fincher in persona, alcuni graditi ritorni e più di una puntata memorabile consentiranno a questa terza stagione di compiere il suo percorso e di riscuotere apprezzamenti.
Ma ora andiamo a scoprire, nel proseguo della nostra recensione di Love, Death & Robots 3, cosa ci hanno preparato Fincher e Tim Miller nei vari singoli episodi di questa terza stagione.
Love, Death & Robots 3
Genere: Horror, fantasy, fantascienza
Durata: 15 minuti ca./9 episodi
Uscita: 20 maggio 2022 (Netflix)
Registi: David Fincher, Patrick Osborne, Emily Dean, Robert Bisi, Andy Lyon
Tre robot: Strategie d’uscita
Come potete ben intuire Tre robot: Strategie d’uscita rappresenta un sequel dell’episodio Tre robot presente nella prima stagione. Il concept anche in questo caso vede i nostri amici aggirarsi in una terra dove ormai gli esseri umani si sono estinti. In particolare in questa sorta di sequel i robot andranno a indagare, come da titolo, su quali sono state le strategie di fuga adottate dagli umani durante la fine del mondo. Con uno stile leggermente migliorato ma nella sostanza invariato, l’episodio ripropone il giusto equilibrio tra lo sguardo cinico e la commedia che ben conosciamo. Per i più curiosi: ovviamente sono presenti i gattini.
Un brutto viaggio
L’equipaggio di un galeone sta attraversando un tratto di mare pericoloso e su cui si aggirano molte leggende. D’un tratto viene preso d’assalto da un mostro marino somigliante a un grande granchio. Quest’ultimo chiederà di essere trasportato verso una determinata isola. L’equipaggio si troverà costretto a prendere alcune decisioni in merito e a cercare di sopravvivere a questa non gradita convivenza.
Un brutto viaggio è il tanto atteso episodio diretto da David Fincher. Un esperimento che ha destato più di qualche curiosità. Fincher gestisce al meglio la tecnica, trovando un suo stile visivo e dando vita a uno dei cortometraggi più tesi. Un brutto viaggio lascerà molti spettatori con il desiderio di vedere il regista di Seven alle prese con progetti di genere, magari uno zombie movie.
La pulsazione della macchina
Due astronaute, a seguito di un malfunzionamento della loro navicella, precipitano su un pianeta deserto. A sopravvivere è la sola Martha Kivelson che si troverà in lutto per la perdita della sua amica e compagna, in un territorio scarno di risorse e con l’ossigeno che sta per terminare. La pulsazione della macchina è l’episodio che più vuole approcciarsi alla fantascienza alta. Gli echi di 2001: Odissea nello spazio, in special modo nel finale, sono più che tangibili. Non tutto funziona al meglio dal punto di vista narrativo ma l’episodio è promosso dall’ottimo stile grafico adottato, in grado di rendere brillante e fresco ogni minuto.
La notte dei minimorti
Una notte una coppia decide di avere un rapporto sessuale dalle tinte sataniche nel bel mezzo di un cimitero. Ciò scaturirà il via di un’invasione zombie che porterà rapidamente il mondo al collasso e all’autodistruzione. La notte dei minimorti è senza ombra di dubbio uno degli episodi più divertenti di questa terza stagione di Love, Death & Robots, un corto che merita di diritto un posto nei cult di tutta la serie. La realizzazione è in tecnica mista, con parti in stop motion e altre in CGI ma sempre con l’ausilio di modellini. La visuale è sempre dall’alto e spesso isometrica, così da avere l’impressione di vedere un mondo in miniatura e accelerato. Con la sua durata inferiore ai 5 minuti è l’episodio più corto della stagione, un vero invito a nozze per visioni multiple.
Morte allo squadrone della morte
Un gruppo di mercenari si trova ad un tratto a dover fronteggiare un nemico spaventoso. Una sorta di mecha-grizzly preparato per essere l’arma di distruzione e di morte definitiva. Nel farlo faranno uso di ogni loro risorsa, aiuto e maledizione. L’episodio è diretto da Jennifer Yuh Nelson, già regista di Kung Fu Panda 2 e Kung Fu Panda 3. Evidentemente si era stancata di orsi pacifici e ha deciso di optare per qualcosa di completamente diverso. Il risultato è un ottimo episodio, tra i più volgari ma anche tra i più divertenti. Lo stile richiama quello di Metal Slug, con tutto l’intento quindi di parodizzare un certo tipo di azione dell’epoca reaganiana. Gli scontri a ritmo di dubstep e alcune battute ve le ricorderete a lungo.
Sciame
Gli umani cercano di programmare il loro futuro per renderlo più duraturo e organizzato possibile. Per farlo cercano di entrare in contatto con un pianeta di insetti operai, scoprirne i segreti e rubare tutte le nozioni possibili. In particolare comprendere come ricreare un sistema che si basa su una forma di schiavitù apparentemente priva di rischi e senza ritorsioni morali. L’operazione incontrerà però alcuni imprevisti. Sciame è tra gli episodi meno riusciti, a causa in particolare di risvolti narrativi non efficaci e poco a fuoco. A peggiorare la situazione è uno stile d’animazione senza personalità e privo di guizzi.
Mason e i ratti
Il fattore Mason trova nel suo fienile una spiacevole scoperta: è infestato da ratti. Non topolini di campagna qualsiasi. Si tratta di veri e propri ratti armati di spade, archi e frecce realizzati con materiali d’emergenza come ossa o rifiuti. Mason dopo non essere riuscito a cacciarli decide di appoggiarsi a una ditta di disinfestazione high-tech. Questa deciderà di mandare sul luogo il suo ultimo modello, una sorta di scorpione-terminator letale che inizierà a massacrare i poveri ratti, facendo nascere alcuni dubbi nel fattore.
Diciamolo in modo chiaro e inequivocabile: Mason e i ratti è l’episodio migliore di questa terza stagione di Love, Death & Robots. Un breve racconto di genere, ritmato, molto divertente e che riesce nel suo concentrato di follia assoluto a prendersi lo spazio per un ragionamento più ampio e stratificato.
Sepolti in sale a volta
Una squadra speciale viene spedita a liberare alcuni ostaggi. Le cose non andranno come previsto e dovrà fare i conti con esseri letali e con antiche divinità spaventose.
Sepolti in sale a volta è il tipo di episodio che non manca mai in progetti del genere. Viene usata la motion capture in modo da avere alcuni attori di richiamo: in questo caso abbiamo Joe Manganiello, Christian Serratos e Jai Courtney. A livello narrativo siamo dalle parti di Lovecraft con le sue divinità antiche e spaventose. Il risultato finale è un qualcosa di già visto e che non aggiunge nulla di particolarmente rilevante al filone e alla serie stessa.
Jibaro
Un gruppo conquistadores si aggira in una foresta dopo aver fatto razzia. D’un tratto dal fiume emerge una figura femminile, la quale ballando e urlando sembra attirare inconsciamente tutti i soldati, portandoli a morte certa. Un solo uomo sembra resisterle, è sordo. Tra questa sorta di sirena e il non udente si instaura un rapporto amoroso, una danza letale e affascinante.
Jibaro è l’episodio che diverrà simbolo di questa terza stagione di Love, Death & Robots. Parte da una idea ben precisa e molto forte e la porta avanti con il giusto equilibrio e le giuste scelte. La tecnica adottata è quella del fotorealismo più spinto. Funziona praticamente nella sua totalità, se non in pochi frame dove tentenna maggiormente. La scelta di questo tipo di grafica è propedeutica alla splendida e perturbante storia raccontata, ma può sollevare dubbi nel contesto complessivo della serie.
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La recensione in breve
Love, Death & Robots 3 si rivela in crescita rispetto alla seconda stagione ma non priva di difetti. Dei nove episodi alcuni soffrono per una ridondanza di temi e per scelte stilistiche non appropriate e poco coraggiose. Non mancano però alcune belle sorprese che certamente faranno felici gli spettatori.
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Voto Screenworld