Collodi nel suo Pinocchio scriveva che esistono due tipi di bugie: quelle dalle gambe corte e quelle dal naso lungo; Elena Ferrante scrive che al mondo esiste un solo tipo di bugie: quelle che fanno male. In questa recensione di La Vita Bugiarda degli Adulti, la nuova miniserie Netflix composta da sei episodi e presente sul catalogo dal 4 Gennaio, si porta avanti una lunga, colorata e a tratti perfino estenuante riflessione proprio sul mondo delle bugie, sul significato della crescita e sui costrutti sociali e il loro modo di agire sulla psicologia delle persone.
Una serie TV, quella diretta da Edoardo De Angelis e basata sul romanzo della misteriosa e celebre Elena Ferrante, che ha il gusto di un lungo film in più riprese. Un affresco coraggioso, osceno, travolgente e doloroso di una Napoli anni ’90 sul cui sfondo si muovono figure un po’ perse in sé stesse, nel proprio mondo, nelle proprie ambizioni o nel passato. E poi c’è Giovannina, nel pieno della crescita, nel suo momento giù complesso di sviluppo che per la prima volta toglie il velo, le idealizzazioni cadono e finalmente capisce come le bugie facciano parte della sua stessa esistenza, di chi l’ha cresciuta, di chi ha ritrovato e di chi incontrerà.
In un passaggio dall’innocenza infantile alla ben più affamata adolescenza, La Vita Bugiarda degli Adulti mette il suo focus su Giovanna e sul suo punto di vista. Un punto di vista che dal primo all’ultimo episodio è destinato a cambiare, a evolvere, proprio come lei. Uno sguardo quasi diviso tra due Napoli, da sempre terra perfetta per raccontare le differenze e disparità sociali, cosa che la Ferrante nell’arco della sua produzione letteraria ha saputo sempre fare benissimo attraverso la psicologia dei suoi personaggi e il mondo in cui questi si relazionano tra di loro.
La cosa interessante è che proprio attraverso queste relazioni, intrecci, a volte anche morbosi, tossici, opprimenti, la vera natura di un personaggio si rivela di riflesso a un altro. La natura bugiarda, quella che scoprirà la stessa Giovanna, comprendendo che nessuno, nessuno è mai davvero esente dalle bugie, neanche chi ti dice di aprire il mondo, di guardare oltre le maschere che ognuno quotidianamente indossa, tanto nel pubblico quanto nel privato. Certe bugie ci vestono talmente tanto bene addosso e per talmente tanto tempo che finiscono per diventare verità, verità a cui noi stessi finiamo per credere; ma sempre bugie restano.
La Vita Bugiarda degli Adulti
Genere: Drammatico
Durata: 50 minuti ca./6 episodi
Uscita: 4 gennaio 2023 (Netflix)
Cast: Valeria Golino, Alessandro Preziosi, Giordana Marengo, Pina Turco, Biagio Forestieri, Raffaella Rea.
Trama: gioie e dolori della giovane Giovanna
La trama de La Vita Bugiarda degli Adulti si snocciola tra due Napoli (e un po’ di Milano). Giovanna (Giordana Marengo) è un’adolescente degli anni ’90 che vive al Vomero. Avida lettrice ma pigra studentessa. Il suo corpo sta cambiando, Giovanna lo sente, e proprio per questo si sente un’aliena. Come sta cambiando per davvero? In meglio? Forse in peggio? Capelli corti, longilinea ma poco formosa, look aggressivo. Eppure ancora una fanciullesca innocenza negli occhi.
Guarda con forte ammirazione entrambi i genitori, in modo particolare il padre Andrea (Alessandro Preziosi), ma qualcuno nell’ultimo discorso a seguito di un colloquio a scuola andato male, crea in Giovanna una voragine.
Si sta facendo brutta.
E come se non bastasse Nella (Pina Turco), madre di Giovanna e moglie di Andrea, ci mette su un bel peso da novanta affermando che Giovanna comincia a ricordarle Vittoria (Valeria Golino), la sorella di Andrea, una zia di cui non ha memoria e dal volto cancellato in ogni fotografia. Una sorta di mostro terrificante da cui stare alla larga, o almeno così dicono Nella e Andrea. Ma sarà davvero così? Giovanna non vuole diventare un mostro. Non vuole essere come la zia Vittoria. Ed è per questo che deve conoscere Vittoria. Guardare in faccia il mostro, dargli un’identità per smettere di avere paura e fugare ogni dubbio.
Riluttante, Andrea decide di esaudire il desiderio della figlia e la porta a conoscere la sorella con la quale non parla da anni, convinto che una volta accontentato il capriccio, Giovanna si metterà l’anima in pace e tutto tornerà come prima. Vittoria però non è un mostro, ma qualcosa di perfino più pericoloso. È una porta su un mondo nuovo, un mondo molto diverso da quello della vita borghese e intellettuale a cui è sempre stata abituata Giovanna tra il vomero e ricche vacanze a Posillipo.
Giovanna scopre l’infanzia del padre, le sue radici, l’universo caleidoscopico di una Napoli di cui ignorava completamente l’esistenza, quella del Pascone, ovvero di Poggioreale. Ma non solo. Il rapporto con la zia le darà la possibilità di scoprire la vera faccia dell’età adulta, a partire da quella dei genitori. Una maschera destinata ad andare in pezzi. Volti a lei quasi sconosciuti. Vite parallele. Una crescita, un’evoluzione, furiosa, violenta, sofferente.
Giovanna comprende di essere cresciuta all’interno di una bolla che Vittoria, con grande abilità, fa scoppiare, mostrandole la realtà dei fatti, le sfumature della vita tra gioie e dolori. L’incertezza. Le bugie. L’avidità. Il tradimento. Ma anche il sesso, l’amore, l’amicizia. Viene dato così il via a un’assoluta e disperata ricerca della verità. Una verità che, spesso e volentieri, fa male.
La forza dei personaggi
Continuando la recensione di La Vita Bugiarda degli Adulti, ci sofferiamo sul vero punto di forza di questa serie, tipico poi della scrittura di Elena Ferrante e che ben di adatta alla regia di Edoardo De Angelis: i personaggi.
È giusto avvertirvi che questa serie TV è uno di quei prodotti che ha bisogno del suo tempo. Densa, articolata, ricca di dialoghi, di parole, di sospensioni. Poetica grazie anche allo stile di De Angelis, uno dei registi più promettenti e particolari del panorama italiano. Non è dominata da un ritmo dinamico, ma quasi alienante, un po’ come lo scorrere del tempo di una vita patinata, fatta di troppe bugie e ben poche verità.
Una vita finemente costruita ma a cui basta poco, pochissimo per crollare come un castello di carte. Edoardo De Angelis costruisce questa vita dando forma ai personaggi della Ferrante con fare delicato e al tempo stesso feroce. Esplora. Sviscera. Porta a galla. Li fa scontrare e mettere in conflitto. Gli uni sono il riflesso degli altri. E sono proprio queste relazioni a creare il conflitto della storia, il dinamismo attraverso cui questa narrazione riesce ad andare avanti in modo assolutamente travolgente.
Si conoscono questi personaggi, si amano, si odiano, si giudicano, ci si affezione perfino nel corso di questi sei episodi. Sembrano quasi degli affreschi di archetipi di una vita non troppo diversa da quella attuale. Sì, il contesto storico e culturale è indubbiamente importante, ma sembra quasi più una nota di colore. Incide ma fino a un certo punto. Il lavoro è magistrale sul dare vita proprio a quel tipo di atmosfere tipiche degli anni Novanta, dalla musica ai costumi, passando per alcune meravigliose scenografie e i loro colori; ma al tempo stesso i personaggi di cui parla la serie, sono talmente ben sfaccettati e radicati nell’attuale tessuto sociale che, in fondo, questa storia è valida per qualsiasi periodo storico.
Da una parte abbiamo la sfrenata ricerca di identità da parte di Giovanna: l’esplorazione del corpo, della mente, del carattere; dall’altra parte abbiamo la frenesia di Vittoria, il suo caos travolgente, appassionato, drammatico; e dall’altra ancora il cinismo di Andrea, il suo disprezzo, perfino il suo machismo, la sua cultura adoperata come manipolazione, una mania del controllo spregevole mascherata da fascino, carisma ed eleganza.
Facce della stessa medaglia che si vanno a rispecchiare anche nei volti degli altri personaggi coinvolti, come la tragica Margherita e la sua morbosa affezione nei confronti di Vittoria con cui ha condiviso l’amore della vita; il coraggio e la forza di Nella, disinnamorata, tradita ma non per questo restia dal continuare a combattere; la purezza di Roberto e il suo non rinnegare mai le proprie radici, pur scegliendo di fare un percorso differente con lo scopo di metterlo al servizio degli altri.
Un cast in stato di grazia
Volti delle diverse sfumature di una Napoli spaccata in due. Una divisione che ben presto diventa un vero e proprio personaggio, emergendo proprio dal modo di fare dei personaggi. Ecco, la vera bellezza del racconto. Parlare del contesto attraverso il dinamismo che si viene a creare tra protagonisti, attraverso tutte le loro differenze. In questo modo nella serie di parla di giovinezza, si parla di amore in diverse forme, dalle più platoniche a quelle più carnali, da quello più convenzionale a quello che non ti aspetti. Si parla di aspettativa, aspettativa di vita. Si parla di disillusione nei confronti di un quartiere o una città che si crede non possa dare nulla. Si parla di passato, presente e futuro. Di cosa si è disposti a fare per se stessi, quanto si è disposti a sacrificare anche del proprio sangue. Si parla ancora di cultura, di classi sociali, di criminalità, di trovare il proprio posto e scopo nel mondo. Così come si parla di felicità, di dolore, di vita e di morte.
E a tutto questo il merito va tanto all’abilità della sceneggiatura di Laura Paolucci, Francesco
Piccolo e dello stesso Edoardo De Angelis, oltre alla sua regia, quanto all’abilità del cast, in primis Giordana Marengo e Valeria Golino.
Giordana Marengo è una giovane attrice alla sua prima prova attoriale. Una prima prova che già fa prevedere un futuro roseo e interessante per l’attrice napoletana. Mette la sua inesperienza al servizio del personaggio, risultando ancora più naturale e realistica nelle pose, negli atteggiamenti un po’ rivoltosi, goffi, annaspanti, tipici poi di un’età così difficoltosa e di transizione come l’adolescenza.
La sua disperata ricerca della verità la porterà ben più lontano di quanto avrebbe potuto immaginare, senza possibilità di tornare davvero indietro. Nei suoi occhi viviamo la divisione più feroce e ambivalente di Napoli, da una parte il Vomero e dall’altra Poggioreale, come se fossero un po’ due anime a cui Giovanna sente di appartenere ma da cui al tempo stesso vorrebbe fuggire, facendo dispetto tanto al padre quanto alla zia.
Giordana ha due occhi magnetici, profondi ed estremamente espressivi. I questi si snocciolano quasi tutte le sue vorticanti emozioni. Un po’ come avviene con quelli di Valeria Golino nei panni di un’indimenticabile Vittoria. Una personaggio davvero straordinario. Se non l’interpretazione migliore della Golino, una delle migliori. Impossibile staccare lo sguardo dallo schermo quando c’è Vittoria.
Lei è caos, rivoluzione, esasperazione, eccentricità. Una vera e propria strega, così come l’accezione dispregiativa tende a rappresentare questa figura storica e potente per il mondo femminile. Vittoria lascia scoperchiare il vaso di Pandora alla nipote. Ne è complice ma al tempo stesso nemica. Vorrebbe proteggerla eppure coinvolgerla in quella che è la sua battaglia personale con il fratello Andrea. La Golino si approccia a questo personaggio quasi con devozione, lanciandosi nella sfida di un dialetto che non è il suo ma che le veste perfettamente addosso. Assume in ogni sfumatura l’aspetto di Vittoria, in una prova attoriale che lascia estasiati, per quanto fin da subito ci sia chiaro quanto la stessa Vittoria non sia esattamente la santa con cui Giovanna per un bel po’ crede di avere a che fare.
Nota di merito anche da Alessandro Preziosi, sempre perfetto in ruoli scomodi, bugiardi e quasi viscidi come quello di Andrea; e anche a Pina Turco, nella rappresentazione di una madre attenta e comprensiva. E al tempo stesso di una donna dall’acuta intelligenza, suo punto di forza, emancipata e sognatrice, che comprende le sue fragilità, la sua debolezza, quel tallone d’Achille che l’ha resa cieca per troppo tempo, lasciandole credere che la sua felicità potesse derivare e dipendere unicamente dall’amore nei confronti di un’altra persona, unicamente da quella persona stessa.
Alla fine di questa recensione di La Vita Bugiarda degli adulti possiamo dire che il cast tutto sia di altissimo livello, in vero stato di grazia, così come la maniacale precisione per i dettagli, per gli aspetti più evocativi e suggestivi della serie. Una prodotto televisivo di altissimo livello che fa riflettere sulle dinamiche sociali presenti e passate, sul ruolo della donna nella famiglia e nella società, sul cambiamento, sulla ricerca di identità. E su quanto possa fare mare questo percorso di crescita, di scoperta, di vita, perché in fondo sono personaggi così veri, così vicini a noi, così radicati in uno schema comportamentale italiano in cui è difficile, davvero difficile non riconoscersi. E proprio per questo motivo La Vita Bugiarda degli Adulti è un racconto che fa male ma che riempie profondamente.
La Recensione in Breve
La Vita Bugiarda degli Adulti è una serie TV che sembra un po' un film. Poetica, dilatata ma potente. A parlare è la forza dei personaggi, in particolar modo il rapporto di due generazioni così differenti e al tempo stesso unite, come Giovanna e Vittoria. È una storia di crescita, evoluzione e cambiamento. Una storia che punta alla disperata ricerca della verità, dove le maschere cadono, i volti si mostro per ciò che sono davvero e le disparità si fanno tanto più profonde quanto più vicine. Una serie che sa coinvolgere ed emozionare chi saprà farla decantare.
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Voto Screenworld