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    Home » Streaming » Ultime recensioni streaming » La Legge di Lidia Poët, la recensione: la donna moderna del passato che ha cambiato il presente

    La Legge di Lidia Poët, la recensione: la donna moderna del passato che ha cambiato il presente

    La recensione di La Legge di Lidia Poët, la serie light procedural di Netflix che rilegge in chiave moderna la storia della prima avvocata italiana.
    Gabriella GilibertiDi Gabriella Giliberti15 Febbraio 202313 min lettura
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    Recensione di La Legge di Lidia Poët
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    Per quanto possa sembrare anacronistico, il “non è roba da donne” non è poi una cosa così datata. E no, non è solo una questione di percezione, bensì qualcosa di ben più radicato nella nostra cultura, se vogliamo perfino considerarlo “tradizione” (mah). Una tradizione di cui si farebbe volentieri a meno! Parlando della recensione di La Legge di Lidia Poët, storia dall’ambientazione di fine Ottocento, viene naturale sorprendersi di quante cose ancora non siano cambiate e di come alcuni temi siano drammaticamente così attuali nonostante il tempo passato. I secoli passati.

    La chiave di volta di questa nuova serie TV Netflix da 6 episodi arrivata il 15 Febbraio sta in un light procedural che “adatta” la reale storia di Lidia Poët, prima donna ad essersi iscritta all’Ordine degli Avvocati nonché figura iconica per la storia italiana e quella del femminismo, ad un linguaggio moderno con l’obiettivo sì di veicolare un racconto importante per la nostra storia, quella della lotta alle pari opportunità e del cambiamento, ma anche di arrivare ad un pubblico vasto attraverso una messa in scena brillante e leggera, ma mai superficiale. Si decide di raccontare un personaggio femminile senza stereotipi o cliché e, soprattutto, di parlare di femminismo senza retorica.

    La Legge di Lidia Poët, Matilda De Angelis in una scena della serie

    Lidia Poët è stata una figura centrale per una lotta che ancora oggi si sta combattendo, cercando di cambiare un sistema lavorativo (e non solo) pensato da uomini per soli uomini, in particolar modo in determinati ambienti, che ancora oggi possiamo vedere perfino in quei settori più di “svago” proprio come l’entertainment, il tech, il gaming e i motori (mera punta dell’iceberg). Fondamentali sono stati i suoi contributi per la realizzazione dell’attuale diritto penitenziario, così come la sua partecipazione al programma del Primo Congresso delle donne italiane tenutosi a Roma nel 1908 e 1914, dove il suo impegno fu prezioso soprattutto per i temi centrali alle donne, alla tutela dei minori e a quella degli emarginati. Aderì fin da subito al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, fondato nel 1903, e la sua battaglia contro la sentenza che le impediva di esercitare, fu di grande ispirazione, risvegliando una vera e propria coscienza collettiva, cominciando a scardinare fin dall’interno gli stereotipi legati al ruolo della donna nella società.

    La serie TV di Groenlandia con protagonista Matilda De Angelis, e che si avvale di un cast di tutto rispetto tra cui vediamo i nomi di Eduardo Scarpetta, Pier Luigi Pasino e Sara Lazzaro, parte proprio da questo: l’ingiustizia. Un’ingiustizia che lungo i sei episodi del racconto, prende sfumature differenti, partendo da Lidia per poi riflettersi su tutti gli altri personaggi, occupandosi tanto di tematiche più attuali quanto di quelle più vecchie, passando dal sociale al politico, senza dimenticare la sfera più intima e personale. In tutto questo non va neanche dimenticata la passione, la tenacia ed anche la frustrazione di chi deve sentirsi costantemente giudicato per il suo aspetto, il suo sesso, criticato e costretto a dimostrare il triplo se non proprio il quadruplo rispetto ad altri. Vittime di luoghi comuni, apparenze e pregiudizio. Esaminato al microscopio, umiliato e deriso. O peggio, sopportare frasi, come nel caso di Lidia, del tipo: “Se Dio ti avesse voluto avvocato, ti avrebbe fatto uomo”.

    La Legge di Lidia Poët, Dario Aita nel ruolo di Andrea nella serie

    Un discorso che affonda le sue radici anche nel privilegio della classe sociale, del “sesso più forte” e delle frasi da “così è sempre stato”. Elementi che non si rispecchiano solo in ambito lavorativo, ma che spesso prendono forma proprio tra le mura domestiche. E più si va avanti, più è chiaro l’intento di Matteo Rovere e di tutto il suo team: partire dal passato per parlare del presente, senza essere pedante o moralista, bensì utilizzando intelligenza, freschezza ed anche un pizzico di furbizia.

    La legge di Lidia Poët

    Genere: Light Procedural
    Durata: 6 episodi
    Uscita: 15 Febbraio 2023 (Netflix)

    Regia: Matteo Rovere, Letizia Lamartire
    Cast: Matilda De Angelis, Eduardo Scarpetta, Pier Luigi Pasino, Sara Lazzaro, Sinéad Thornhill e Dario Aita

    Trama: non è roba donne (forse)!

    La Legge di Lidia Poët, Matilda De Angelis in una scena della serie

    La trama della serie si svolge a Torino, città dal fascino antico e dalle strade piene di storia. Siamo nel 1883 e Lidia (Matilda De Angelis) è una giovane donna, libera, emancipata, indipendente e… squattrinata. Iscritta regolarmente all’ordine, viene assunta per il suo primo vero caso. Complesso, quasi impossibile, uno di quei casi dove tutti sembrano aver già deciso, ma per Lidia la giustizia non è fatta di apparenze o prime impressioni. Non basta semplicemente trovare “un assassino”, assicurando a volte la gogna ad un innocente. Lei vuole trovare il reale colpevole e assicurare che la legge faccia davvero il suo corso, con attenzione e professionalità. Costi quel che costi!

    Lidia è una pioniera, una rivoluzionaria simbolo di cambiamento, ed i cambiamenti fanno sempre paura. Per questo, proprio all’inizio della sua carriera, il procuratore generale del Regno mette in dubbio la legittimità dell’iscrizione ricorrendo alla Corte d’Appello di Torino che, ovviamente, accoglie la richiesta e ordina la cancellazione dall’albo della Poët. Del resto, sebbene la legge non si esprime su quale genere possa esercitare o meno, si esprime in modo inequivocabile sulla presenza delle donne in un ufficio pubblico: accesso vietato.

    Intenzionata più che mai a fare ricorso, Lidia è costretta ad ingoiare un po’ di orgoglio e chiedere una mano a suo fratello, Enrico (Pier Luigi Pasino), avvocato a sua volta, proponendosi di fingersi sua assistente e poter continuare a lavorare sui propri casi. Enrico, riluttante, altezzoso ma dal cuore tenero (sotto strati di cinismo ben misurato) si lascia convincere, nella speranza che questa battaglia contro i mulini a vento di Lidia possa essere messa a tacere e convincere la sorella ad accettare il proprio ruolo. Sarà proprio la “convivenza forzata”, il collaborare ai casi e l’astuzia e tenacia di Lidia a far vacillare le più solide convinzioni di Enrico, frutto ovviamente della società in cui la storia si ambienta, e allargare il suo orizzonte comprendendo di più la visione della sorella.

    La Legge di Lidia Poët, Pier Luigi Pasino

    Inoltre, sulla strada di Lidia, compare anche il prezioso, inatteso e forse anche un po’ fastidioso, giornalista Jacopo Barberis (Eduardo Scarpetta), cognato di Enrico. Un uomo scomodo, sebbene in maniera differente, tanto quanto Lidia.

    Tra un caso di omicidio ed uno di tradimento, Lidia è chiamata a mettere alla prova le sue capacità, la sua etica, la sua intraprendenza e anche sregolatezza, ma anche i suoi sentimenti. Le emozioni che giocano con il suo animo ribelle, proteggendola da ferite del passato che, nel corso di questi sei episodi, sarà costretta ad affrontare, rimettendo in gioco tutto.

    Tra passato e presente, la forza della scrittura

    La Legge di Lidia Poët, una scena del pilot della serie

    Continuando questa recensione di La Legge di Lidia Poët, ci vogliamo soffermare sul suo punto di forza: la scrittura. La nuova serie TV originale Netflix è creata da Guido Iuculano e Davide Orsini, sceneggiatori degli episodi assieme a Elisa Dondi, Daniela Gambaro e Paolo Piccirillo. Perfettamente in stile Groenlandia, la serie si fa portatrice di un racconto storico importante ed attuale, ma puntando anche ad intrattenere lo spettatore, trascinandolo in un modo che, sebbene scenicamente distante da lui, lo rappresenta per pensiero, temi e situazioni. Fondamentale non è solo la dinamicità del racconto, dettato da un ritmo che non si affretta senza rendere noiosi gli episodi, risultando sempre ben bilanciato, ma anche la capacità di mantenere vivo l’interesse dello spettatore, capace di sorprenderlo sempre in modo coerente e, soprattutto, farlo appassionare alle situazioni e, in particolar modo, ai personaggi.

    Lo scambio dialettico che si crea tra la coppia Lidia ed Enrico e Lidia e Jacopo è fondamentale. La loro parlata non è mai troppo ricercata, non utilizza completamente l’etimologia dell’epoca, senza per questo risultare troppo distante dal linguaggio ottocentesco; cerca di essere “confidenziale” con lo spettatore, trattandolo quasi come se fosse qualcuno addentro alla famiglia o agli intrecci relazionali.

    La Legge di Lidia Poët, Matilda De Angelis e Pier Luigi Pasino in una scena della serie

    L’ironia di Lidia è coinvolgente, così come il sarcasmo di Enrico o le sfumature più taglienti e carismatiche di Jacopo. C’è un continuo botta e risposta sempre molto divertente, mai stucchevole o superficiale. I dialoghi si mantengono sempre su un tono brillante ed intelligente, quasi mai banale (qualche sbavatura sulle note più romantiche c’è sempre, ma possiamo chiudere un occhio). Si riesce bene a stabilire il momento in cui è il caso di smorzare i toni, quello in cui è più opportuna della riverenza, quelli con più pathos e dramma e quelli più domestici, quotidiani e perfino intimi. Questo aiuta lo spettatore non solo ad entrare ancora più in sintonia con il racconto, sentendosi complice, ma anche a focalizzarsi sugli elementi davvero importanti: la tematica.

    Una serie non etichettabile

    La Legge di Lidia Poët, Sinéad Thornhill in una scena della serie

    Quello studiato dal team di sceneggiatori è un modo efficace per intrattenere e portare a riflettere al tempo stesso, incalzando la curiosità di chi si appassiona alla serie nell’andare ad approfondire, sviscerare le figure storiche in un secondo luogo e momento. Ogni episodio presenta un nuovo caso legale che Lidia deve affrontare, ma questi casi sono sempre interconnessi con la trama principale della serie, che riguarda la vita privata e professionale della protagonista, e quindi anche degli altri personaggi, dando modo di allargare i punti di vista e le visioni.

    Non va dimenticato che parliamo di un racconto di finzione che parte da uno spunto reale per parlare dell’attuale, e lo fa ovviamente con gli stratagemmi del racconto per fiction e del genere. Si, ma quale genere? Ecco, un altro elemento interessante di questa serie è proprio la commistione di generi.

    La Legge di Lidia Poët, Matilda De Angelis

    La Legge di Lidia Poët si muove attraverso differenti stili che, proprio per questo, gli conferiscono un’aurea originale e fresca: la commedia, il detection ed noir, attraverso la struttura del light procedural in costume. La serie parla di persone che non vogliono essere codificate, etichettate, confinate in ruoli prestabili dalla società secondo il “perché si è sempre fatto così”, e proprio per questo non vuole essere codificata o relegata ad un unico genere a sua volta. La struttura è specchio stesso della protagonista, strizzando anche un po’ l’occhio al classico racconto giallo dove non è tanto lo smascheramento dell’assassino a contare – ed infatti, a volte, pecca della stessa semplicità – quanto il ragionamento.

    A dare un gusto ancora più eclettico alla serie è la scelta della musica, curata da Massimiliano Mechelli, che mescola suoni più esotici ed evocativi (come l’uso dell’handpan) per tirar fuori non solo l’anima romantica e quasi gotica dell’ambientazione, ma anche il fuoco di un personaggio forte e sfaccettato come quello di Lidia, quanto sonorità più moderne e contemporanee, che bene sanno leggere il mood rock e ribelle, l’interiorità e la passione di questa eroina in bilico tra il passato ed il presente.

    Il fascino di una città esoterica: Torino

    La Legge di Lidia Poët, una scena della serie

    L’ambientazione di Lidia Poët è un altro elemento che gioca un ruolo fondamentale. Torino, città esoterica per eccellenza, riesce a conservare nell’elegante e dinamica regia di Matteo Rovere e Letizia Lamartire, una sontuosità e carisma evocative. Le scenografie curate da Luisa Iemma riescono, al tempo stesso, a mostrare un forte rispetto per l’epoca che si sta raccontando, quindi l’Ottocento, con tutte le sue peculiarità e a conferirgli una modernità capace di accorciare le distanze con lo spettatore. Meno lezione di storia e ricostruzione documentaristica e più fascino romantico, quasi letterario.

    Un gusto che sprigiona i colori, i contorni, le splendide architettura di Torino in tutta la sua magica essenza, la quale si riversa, a sua volta, nella narrazione, sospendendola quasi nel tempo e conferendogli una maggiore bellezza ed intensità. E questo non è un discorso unicamente da ricondursi agli esterni, ma anche agli interni dove il broccato, le librerie impolverate con stanze segrete, i teatri con le loro quinte, i salotti e le stanze da letto, restituiscono le giuste suggestioni per l’epoca. Da non dimenticare, in questo caso, il fondamentale aiuto della fotografia di Vladan Radovic e Francesco Scazzosi; così come i meravigliosi costumi, soprattutto quelli di Lidia, realizzati Stefano Ciammitti, audaci nel modello e uso del colore, la cui peculiarità è proprio quella di fondere il fascino del passato con un pizzico di modernità che rende tutto molto più coraggioso, tipico della sua protagonista.

    Lidia Poët, donna moderna del passato che ha cambiato il presente

    La Legge di Lidia Poët, Matilda De Angelis interprete di Lidia

    In conclusione di questa recensione di La Legge di Lidia Poët, arriviamo a parlare del fiore all’occhiello di questa serie TV italiana: Matilda De Angelis. Impossibile staccarle gli occhi di dosso. Spigliata, feroce, affamata e a tratti anche disperata, la Lidia di Matilda è una donna che ha mille sfumature e non si possono neanche spiegare tutte quante.

    Una persona che si sente incompresa ma che non manca di tenacia. Se c’è una cosa in cui ha fede Lidia è se stessa e la giustizia, non solo per sé ma soprattutto per gli altri. Audace a tal punto da diventare pericolosa e pure un po’ sciocca, eppure non si fermerebbe davanti a nulla pur di provare l’innocenza di un suo cliente. Matilda riesce ad incarnare tutto questo, dando perfino qualcosa di più: un’affilata ironia femminile che gioca tra il sacro ed il profano, tra l’innocenza e la saggezza. La Lidia di Matilda non si prende sempre sul serio, ma quando lo fa sa essere inarrestabile. Combatte per gli altri ma non per diventare un simbolo; non c’è mai in lei dell’autocelebrazione, anzi al massimo della meraviglia nel verificare con i suoi stessi occhi quanto non sia davvero sola nella battaglia che sta combattendo.

    Un po’ macchiettistica nei modi di fare, sa anche essere sensuale e amare la sua femminilità, tra il piacere nel provocare e una dolcezza che di tanto in tanto le macchia il viso. Non si vergogna delle sue fragilità, ma piuttosto le fa diventare il suo punto forza. De Angelis riesce davvero a darsi appieno in questo personaggio, spalleggiata dalle interpretazioni, altrettanto eccelse di Eduardo Scarpetta e Pier Luigi Pasino.

    La Legge di Lidia Poët, Eduardo Scarpetta nel ruolo di Jacopo

    Se Eduardo Scarpetta fa del suo Jacopo uno di quei classici personaggi carismatici ed impertinenti, senza cadere nei clichè, di cui è molto facile invaghirsi, ma che nascondono una fragilità che non sempre è consentita di essere mostrata agli uomini, dandogli un’intensità trasportata, convincente ed emozionante, Pier Luigi Pasino “confeziona” il contraltare perfetto di Lidia con il suo Enrico. Il dinamismo di questi due personaggi è tra le cose migliori della serie. Un’interpretazione umoristica eccellente. Enrico diventa fin da subito uno dei personaggi migliori della serie, nonostante la sua apparente antipatia che, piuttosto in fretta, verrà scardinata da un rapporto complice e tipico di fratello e sorella. La freddura è il suo punto di forza, i suoi tempi comici sono precisi e perfetti.

    Se c’è una cosa che in questa serie non manca è la complicità tra il cast, l’armonia e il divertimento che in prima persona avranno provato nel girare la serie, riuscendo perfettamente a farlo percepire al pubblico a casa. E questo, con un prodotto del genere, è fondamentale!
    Lidia Poët è il perfetto esempio di opera che può intrattenere parlando di presente, usando una storia reale del passato con freschezza ed intelligenza, appassionando e rendendo partecipe lo spettatore di un dialogo ancora acceso senza coprirlo di retorica o pesantezza. Ora, però, dateci la seconda stagione!

    La recensione in breve

    7.5 Brillante

    In conclusione, La legge di Lidia Poët è una serie originale e coinvolgente, che riesce a coniugare la complessità di un tema attuale come quello della parità di genere, le disparità salariali e la lotta femminista, con un linguaggio fresco, moderno e leggero. Privo di retorica, appassiona con personaggi sfaccettati, ironici ma anche fragili. Personaggi umani che si muovono su di uno sfondo evocativo e gotico, ma mai tetro. Cattura l'attenzione con un ritmo ben bilanciato, cadenzato ma non frettoloso. Divertente ed attuale!

    • Voto Screenworld 7.5
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