White Lotus è stata una serie che, dal primo istante, è riuscita a catalizzare l’attenzione su di sé e raccogliere tanti consensi e premi. Lo stile di scrittura sagace e intelligente, ma mai eccessivamente retorico o pesante, di Mike White è certamente la punta di diamante della produzione che, con i suoi stravaganti e allo stesso tempo così comuni e realistici personaggi è stato in grado di tratteggiare episodi irresistibili. Tuttavia c’è un altro aspetto che, dall’inizio della prima puntata, è piaciuto a tutti: la sigla. E ora, con la terza stagione, i fan se ne lamentano.

Nella prima stagione sentiamo il vibrante canto della cultura hawaiana e le sonorità tipiche di quella zona, tra tamburi e fiati, facendo sì che solo dal jingle della opening potessimo capire cosa avremmo visto. La seconda stagione richiama fortemente quelle melodie, ma le incalza con una musica a metà tra l’opera lirica e l’elettrica delle discoteche, una dicotomia magnifica che rappresentava il sacro e il profano, elemento centrale della stagione. I fan hanno sempre considerato le sigle delle prime due stagioni estremamente orecchiabili e da ascoltare e riascoltare.

La terza stagione è appena uscita, ad oggi solo con il primo episodio, e sebbene l’intreccio e la storia abbiano convinto i più, i fan sono rimasti estremamente delusi proprio dalla sigla. Quella che doveva essere un punto fermo e che la maggior parte degli spettatori aspettava per scoprire quanto sarebbe stata coinvolgente questa volta o come sarebbe stara rivisitata, si è rivelato un jingle deludente. Una melodia che non richiama affatto quella della prima stagione e che assume tonalità tribali e monastiche, probabilmente a simboleggiare un forte distacco con il passato anche da un punto di vista di trama e sviluppo.

I simbolismi si sprecano anche con questa sigla, ma l’internet ha si è schierato e non a favore della stagione. C’è persino chi pensa che le prossime puntate non saranno all’altezza delle aspettative, se già il jingle ha fallito così miseramente. Considerazioni che lasciano il tempo che trovano con solo un episodio all’attivo. Ovviamente i social sono stati popolati dai meme più disparati, tra immagini o reel comici che ironizzano su quanto questa nuova sigla stia convincendo poco. Una cosa è certa, è effettivamente sottotono, ma magari con il passare delle settimane impareremo ad abituarci e ad apprezzarla.

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Nato il 19 Dicembre 1992, ha capito subito che il cinema era la sua strada. Dopo essersi laureato in filosofia all'università di Palermo e aver seguito esami, laboratori e corsi sulla critica, la storia del cinema e la scrittura creativa, si è focalizzato sulle sue più grandi passioni: scrivere e la settima arte. Ha scritto per L'occhio del cineasta ed è stato redattore per Cinesblog fino alla sua chiusura. Ora si occupa di news e articoli per ScreenWorld.it, per CinemaSerieTv.it e CultWeb.it