Evan Peters ha vinto il Golden Globe 2023 come Miglior attore protagonista in una miniserie o serie antologica per la sua interpretazione di un serial killer in Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, serie biografica sul famigerato serial killer statunitense scritta da Ryan Murphy, con cui Peters collabora strettamente da anni. Quello ottenuto per Dahmer rappresenta il primo Globe conquistato dall’attore, che fu nominato come miglior attore non protagonista nella scorsa edizione per Mare of Easttown.
Peters ha accettato il premio con un breve discorso, semplice e diretto: “Voglio ringraziare la HFPA, Netflix e il signor Ryan Murphy, che ha voluto coinvolgermi ancora una volta in uno dei suoi progetti geniali; ringrazio tutto il team di post produzione per avermi mostrato da dove nasce la loro magia; voglio ringraziare tutto il cast, tutta la troupe e i registi, il nostro è stato un lavoro di squadra fantastico, e ora non potrei essere qui senza di voi; voglio ringraziare la mia famiglia, i miei amici e tutti quelli cui voglio bene, che mi hanno raccolto da terra nei momenti bui, e che mi hanno condotto alla linea del traguardo; l’ultimo ringraziamento, il più importante, è per tutti voi che avete guardato questa serie… so che è stata una serie difficile da vedere; sicuramente è stata una serie difficile da fare.”
Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer racconta in 10 episodi la traiettoria di vita di Jeffrey Dahmer, che fra il 1987 e il 1991 uccise 17 uomini dopo aver avuto con loro incontri prettamente sessuali; l’ossessione di Dahmer per il corpo maschile inteso come oggetto inanimato, lo porterà in molti casi a smembrare accuratamente i corpi delle sue vittime, e a divorarne o conservarne alcune parti. Al link che segue, il profilo di Jeffrey Dahmer tracciato da uno psicologo.
Sin dalla sua uscita, la serie ha scatenato ondate di polemiche, specie presso i familiari delle vittime, che hanno accusato Murphy di spettacolarizzare i loro drammi e di lucrare sulla morte dei loro cari; molti di loro hanno lamentato di non essere stati contattati prima che la serie fosse ultimata. Ryan Murphy ha pubblicamente respinto le accuse, affermando di aver contattato le famiglie delle vittime, durante i tre anni di pre-produzione. Murphy ha difeso così il suo lavoro, dopo che Netflix ha deciso di non associare più il tag “LGBT” alla serie: “Io non sono d’accordo con questa scelta, e gliene ho chiesto motivo; mi hanno risposto che l’hanno tolto perché si tratta di una storia inquietante, e la gente era rimasta sconvolta. Io non credo che tutte le storie con persone gay debbano essere storie positive e felici; questa era la storia di un gay e delle sue vittime gay. Quale sarà il prossimo passo? Non girare più film sui dittatori?”
A prescindere da tutto questo, il successo di Dahmer presso il pubblico è stato immediato e travolgente: la serie di Murphy ha accumulato 300 milioni di ore viste nelle prime due settimane di programmazione, issandosi in cima a questa speciale classifica, e all’inizio del mese scorso ha superato il miliardo di ore complessivo. Ricordiamo che Netflix non divulga i reali dati d’ascolto dei suoi prodotti.