La società Artisti 7607, a tutela dei diritti di attori e doppiatori, è decisa a far passare a Netflix più di un brutto quarto d’ora. La denuncia al colosso dello streaming sarà inoltrata al tribunale di Roma con lo scopo di “ottenere compensi adeguati e compensazioni proporzionate a quanto stabilito dalla legge agli artisti mandanti“.
“Dopo più di otto anni di sterili negoziazioni per ottenere i dati necessari a determinare il compenso degli artisti, in osservanza delle leggi europee e nazionali, Artisti 7607 è obbligata a fare ricorso al tribunale per chiedere che la legge venga rispettata“, è stata la dichiarazione corale dell’associazione, fondata oltre dieci anni fa da alcune importanti personalità dello spettacolo italiano e di cui fanno parte attori come Neri Marcorè, Michele Riondino, Elio Germano e Claudio Santamaria.
Secondo la European Union’s Copyright Directive, approvata nel 2019, il guadagno degli artisti deve essere proporzionale ai ricavi, ma le piattaforme streaming come Netflix non offrono trasparenza e propongono compensi miseri a fronte degli enormi introiti percepiti attraverso lo sfruttamento globale delle opere audiovisive.
“Le stesse piattaforme streaming che trattano e sfruttano la raccolta di dati si rifiutano, per via del loro eccessivo potere economico e contrattuale, di fornire i dati richiesti dalla legge, e, di conseguenza, di pagare i compensi dovuti agli artisti“, è stata la dichiarazione di Elio Germano, suffragata da quella di Neri Marcorè, che ha aggiunto: “Stiamo protestando per le stesse ragioni che hanno motivato il recente sciopero degli attori americani. Chiediamo trasparenza nei dati che riguardano lo sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi“.
Netflix, intanto, nega le accuse con questa replica: “Crediamo nell’equa remunerazione dei performer. Abbiamo a lungo cercato di trovare un accordo con Artisti 7607 e abbiamo fornito loro tutte le informazioni richieste dalla legge, come riconosciuto dall’AGCOM lo scorso anno. Artisti 7607 ha ripetutamente rifiutato le nostre offerte di pagamento e, mentre speriamo ancora che esse vengano accettate, attenderemo la decisione del tribunale“.