Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere è una serie che, tra pregi e difetti conclamati, ha attirato l’attenzione per le modalità con le quali i fan si sono divisi, tra chi la apprezza e chi la odia. Nel bene e nel male tanto si può dire di questa produzione, ma una cosa è certa: nella sua creazione è stata infusa tutta la passione possibile. Ne è un esempio la sigla di apertura con la quale, attraverso la vibrazione di un potente subwoofer su un vassoio con della sabbia, è possibile ammirare come i granelli assumono le volute più disparate ed elaborate. Un trionfo di stile, si potrebbe dire. Tuttavia se a una prima occhiata, un po’ frettolosa, può sembrare solo del pulviscolo, uno sguardo attento è in grado di riconoscere delle silhouette incredibilmente familiari.
I titoli di testa della prima stagione propongono uno spettacolo segreto ricco di simbolismi e chiavi di lettura che i fan più appassionati hanno analizzato, ritrovando chiari richiami alla prima era della Terra di Mezzo e a quelle licenze provenienti dal Silmarillion che Amazon non è riuscita a ottenere. Ecco, quindi, un vero e proprio prologo, ricco di curiosità, che racconta le origini del mondo e delle razze che lo abitano, della corruzione di Morgoth e delle successive battaglie per sconfiggerlo concludendosi con l’ascesa al potere di Sauron. Tuttavia gli autori hanno deciso di mettere ancora una volta a dura prova l’attenzione dei fan più accaniti, cambiando totalmente la sigla della seconda stagione. Il rosso è il colore predominante e nuove volute si formano nella sabbia, ma la particolarità, questa volta, risiede nel fatto che non viene raccontato il passato della Terra di Mezzo, ma il suo futuro.
La sigla della prima stagione: della prima era e dei Silmaril
Una colonna sonora dai toni epici e celestiali apre i titoli di testa, facendosi via via sempre più armoniosa e angelica mentre le trame della storia si formano nella sabbia. Si notano facilmente 9 cerchi a simboleggiare, probabilmente, alcuni degli anelli del potere di Sauron che perdono consistenza, quasi a voler tornare indietro nei ricordi. Ai primi Ainur e al dio Eru Ilúvatar che intonano il canto della creazione. Nascono così gli alberi di Valinor, la stella di Eärendil, i tre Silmaril, i Valar e i Maiar. La musica si fa, d’un tratto, grave e minacciosa e una spirale nera si insinua nella sabbia. Il primo signore oscuro, Morgoth, entra in scena per corrompere e distruggere. Ecco che si nota molto rapidamente un dettaglio delle guerre dell’ira, della creazione di Numenor e dell’occhio di Sauron che, giunti alla fine della sigla, si staglia sulla Terra di Mezzo pronto a ordine i suoi piani di conquista.
Ma di cosa stiamo parlando? A meno che non siate assidui conoscitori di tutta la mitologia scritta e immaginata da Tolkien, avete bisogno di qualche nozione in più per comprendere il significato delle forme nella sabbia. Facciamo un necessario passo indietro, dunque. All’interno de Il Silmarillion, lo scrittore spiega che in principio esisteva solo un potente Dio denominato Eru Ilúvatar che prende la decisione di dare vita al creato. Per aiutarlo nella sua impresa nascono gli Ainur (il corrispettivo nel cattolicesimo degli angeli) e insieme intonano una melodia di pura armonia e beatitudine, in seguito ricordata come Ainulindalë e rappresentata durante la sigla proprio dalla colonna sonora di Howard Shore.
Il canto celestiale e perfetto permette la creazione di Eä (l’universo), di Arda (la Terra) e dei figli di Ilúvatar, gli elfi e, solo successivamente, gli uomini. Tuttavia una voce tra quelle degli Ainur si staglia prepotente e corrotta, bramosa di ottenere il potere. Melkor inizia così a corrompere l’opera del Dio e dei suoi fratelli creando gli orchi dalla carne degli elfi, ma anche le altre orride creature che popoleranno la Terra di Mezzo quali i Balrog di Gothmog e gli aracnidi di Ungoliant. Nella sigla riconosciamo la venuta di Melkor quando il brano si fa grave e forte, con un tentacolo di oscurità che si insinua nella perfetta sabbia dorata.
Per accogliere i nuovi abitanti di Arda creati da Eru, gli Ainur si stabiliscono su un’isola mitica chiamata Valinor ed è così che inizierà la loro separazione in Valar (più potenti e più simili alla loro forma originale) e nei Maiar (più deboli e corruttibili). Tra questi ultimi si annoverano Gandalf, Saruman e Sauron che verrà avvicinato facilmente da Melkor, d’ora in poi conosciuto come Morgoth. Quest’ultimo è invidioso della magnificenza insita nell’opera dei suoi fratelli e darà inizio all’invasione di Valinor e alla distruzione dei suoi due alberi (simboleggianti il sole e la luna e che vediamo brevemente nei primi minuti della prima puntata). Nella sigla riconosciamo questi dettagli dalla croce rappresentante, appunto, gli Ainur che sono una cosa sola per poi separarsi e i due inconfondibili alberi, l’uno di fronte all’altro.
Con l’ultima luce dei due alberi, l’elfo Fëanor crea i tre Silmaril, dei gioielli dall’infinito potere attorno al quale si avvicenderanno le successive guerre dell’ira, gli scontri che vedranno coinvolti i popoli della Terra di Mezzo e gli orchi di Morgoth. Per la sua opera di pura bellezza, Ilúvatar dona al fabbro elfico una dimora nella stella di Eärendil (la cui luce viene imbrigliata nella boccetta che Galadriel dona a Frodo in La Compagnia dell’Anello). In seguito ad anni di scontri e innumerevoli vite perse, finalmente il signore oscuro viene sconfitto e la mitica isola di Numenor viene fondata.
Tuttavia Sauron, l’allievo di Morgoth, è in attesa di realizzare i suoi anelli e di dominare i popoli della Terra di Mezzo, come testimonia l’inizio e la fine della sigla della prima stagione. Per riconoscere facilmente questi dettagli, si possono notare il simbolo circolare solitamente associato ai gioielli realizzati da Fëanor, quella che sembra una stella a otto punte e una montagna, rappresentante l’isola degli uomini, attorno alla quale sono presenti fulmini e saette. Queste ultime sono un, più o meno, chiaro riferimento alle sopracitate guerre.
La seconda stagione: il futuro dei nani e della Terra di Mezzo
Sauron è pronto ad ascendere e per farlo ha intenzione di far scorrere il sangue tra i popoli della Terra di Mezzo. È così che la sigla della seconda stagione cambia nelle immagini e nel loro significato. Se nella prima avevamo un prologo e una brevissima anticipazione dei piani dell’oscuro signore, adesso ci viene permesso di scrutare tra gli eventi futuri. I granelli di sabbia così bianchi e perfetti si tingono di rosso rappresentando sia gli scontri affrontati dai protagonisti nelle puntate precedenti, sia le morti che verranno perpetrate in quelle successive. La polvere prende, ora, la forma dei 19 anelli del potere. I tre gioielli elfici che vengono indossati dagli elfi nei primi minuti dello show, i sette dati ai Re dei nani e i 9 alla razza degli uomini, che più di qualunque cosa desiderano il potere.
Ecco che vediamo susseguirsi tre forme facili da riconoscere e che fanno capire quanto i nani siano focali in questa seconda stagione. Una corona circondata da sette stelle, metafora degli anelli donati a Durin e ai membri della sua razza. Il rosso del sangue si mischia tra i granelli nascondendosi nella doratura dei gioielli che abbagliano di avidità le menti dei loro nuovi possessori, portandoli alla pazzia. Non prima di realizzare grandi opere architettoniche quali le Porte di Durin, che riconosciamo facilmente dall’arco e dai ghirigori.
Tuttavia un’ombra si nasconde poco dopo. Troviamo un’altra corona, questa volta incredibilmente simile alle corna e alle fauci del Balrog di Moria, il famoso flagello di Durin che, come sappiamo dagli eventi narrati nei libri e nella trilogia cinematografica di Peter Jackson, porterà in breve alla caduta del maestoso regno di Khazad-dûm. Un presagio di morte che viene sapientemente architettato dalla successiva forma nella sabbia, l’iride cremisi di Sauron. Ed ecco che i granelli vengono smossi e defluiscono in un gorgo oscuro, chiara metafora dello scoppio degli scontri e della morte che incombe. Infine, sempre lì in attesa di essere creato e di sconvolgere le vite dei popoli liberi, l’unico anello, macchiato di sangue.
Se nella prima stagione i ghirigori nei titoli di testa erano di difficile comprensione e interpretazione, nella seconda risulta tutto più chiaro e inquietante. Al momento in cui scriviamo queste righe mancano poche puntate alla fine dello show, ma non sappiamo certo se tutto quello che la sigla ha anticipato verrà trasposto nelle prossime settimane o nella stagione 3. Una cosa è certa. La sabbia ha anticipato che i nani sarebbero stati centrali in queste puntate e così è stato, ma cos’altro ci riserverà il futuro della Terra di Mezzo? Quali volute assumeranno i granelli nella prossima stagione? Non ci resta che attendere e scoprire se le nostre interpretazioni si sono rivelate fondate.