Charlie Hunnam è un volto che il pubblico ha imparato a conoscere, e amare, per il suo ruolo nella serie tv Sons of Anarchy. La sua interpretazione del motociclista tormentato, diviso tra l’amore per la famiglia e la violenza del club, ha lasciato un segno indelebile nella memoria degli spettatori. Negli ultimi giorni, l’attore è tornato alla ribalta per un altro ruolo che molto amato, in Monster: La Storia di Ed Gein su Netflix. Hunnam si cala nei panni di uno dei serial killer più disturbanti della storia americana, Ed Gein, il macellaio di Plainfield, figura che ha ispirato personaggi iconici del cinema horror come Norman Bates di Psycho e Leatherface di Non aprite quella porta. A prima vista, nulla potrebbe essere più lontano dal carismatico Jax Teller, oltre alla condivisione del medesimo attore. Eppure, scavando sotto la superficie, emerge un filo rosso inquietante che lega questi due personaggi apparentemente incomparabili: la relazione tossica con la figura materna.

Attenzione!

Di seguito saranno presenti importanti spoiler sulle serie tv Monster: La storia di Ed Gein e Sons of Anarchy. Continuate a vostro rischio, siete stati avvisati!

In Monster: La storia di Ed Gein, la madre di Ed, Augusta, viene dipinta come una figura soffocante e manipolatrice, ossessionata da un fanatismo religioso distorto. Instilla nel figlio sensi di colpa e paura, creando una gabbia psicologica dalla quale Ed non riuscirà mai a liberarsi. Quando Augusta muore, la percezione che Ed ha delle donne, dell’identità e della moralità si frantuma completamente, portandolo a commettere crimini raccapriccianti, inclusi omicidi e profanazioni di tombe. Molte delle sue vittime, significativamente, assomigliano alla madre.

Una scena di Monster La storia di Ed Gein
Una scena di Monster La storia di Ed Gein, fonte: Netflix

Gemma Teller Morrow, interpretata magistralmente da Katey Sagal in Sons of Anarchy, è una matriarca di tutt’altro tipo, ma altrettanto distruttiva. Non usa la religione come strumento di controllo, ma l’istinto materno mal riposto e la manipolazione emotiva per mantenere il figlio Jax ancorato al mondo criminale del club. Nonostante i tentativi di Jax di uscirne, di costruire un futuro diverso per i suoi figli, Gemma sabota costantemente ogni sua possibilità di redenzione. Le sue azioni, guidate da un amore possessivo e dalla paura dell’abbandono, diventano il catalizzatore della caduta morale di Jax.

In entrambe le narrazioni, il rapporto madre-figlio non è solo disfunzionale è il motore della tragedia. Sons of Anarchy è un intricato arazzo di lealtà, tradimento e violenza, ma al suo cuore pulsa la relazione tra Jax e Gemma, insieme al tentativo del protagonista di onorare la memoria del padre biologico e la sua visione originaria per il club. Monster: The Ed Gein Story, pur essendo più concentrato sulla psicopatologia del suo protagonista, segue un arco narrativo sorprendentemente simile, dove il legame familiare diventa la radice della distruzione.

Jax Teller e sua madre Gemma in Sons of Anarchy
Jax Teller e sua madre Gemma in Sons of Anarchy, fonte: FX

Le conseguenze di queste relazioni sono violente e irreversibili. Ed Gein diventa un assassino e un profanatore di cadaveri, costruendo macabri “”ricordi”” dalla pelle e dalle ossa delle sue vittime. Jax Teller, dopo aver scoperto che Gemma ha ucciso sua moglie Tara, è costretto a compiere l’atto più impensabile: giustiziare sua madre. Entrambe le storie richiamano archetipi shakespeariani e freudiani, esplorando il complesso di Edipo e la tragedia greca, dove i legami di sangue si trasformano in catene mortali.

Ciò che rende affascinante questo parallelismo tra Jax Teller ed Ed Gein non è la somiglianza dei personaggi in sé, ma il modo in cui entrambe le storie utilizzano la famiglia come campo di battaglia morale. In un caso, abbiamo una serie crime che esplora il tema della lealtà malavitosa attraverso il filtro del melodramma familiare. Nell’altro, un true crime horror che disseziona la psiche di un serial killer attraverso la lente del trauma materno. Entrambe, però, ci pongono di fronte alla stessa domanda. Fino a che punto siamo il prodotto dei nostri genitori, e quando diventiamo responsabili delle nostre scelte.

Condividi.

Nato il 19 Dicembre 1992, ha capito subito che il cinema era la sua strada. Dopo essersi laureato in filosofia all'università di Palermo e aver seguito esami, laboratori e corsi sulla critica, la storia del cinema e la scrittura creativa, si è focalizzato sulle sue più grandi passioni: scrivere e la settima arte. Ha scritto per L'occhio del cineasta ed è stato redattore per Cinesblog fino alla sua chiusura. Ora si occupa di news e articoli per ScreenWorld.it, per CinemaSerieTv.it e CultWeb.it