Joyce Carol Oates ha parlato di Blonde. Secondo l’autrice, quello che è accaduto a Marilyn Monroe sarebbe ben peggio di quanto raccontato dal film di Andrew Dominik. La scrittrice è nota per aver dato vita a Blonde, libro che trasforma in romanzo tutte le esistenze di Marilyn.
A proposito del film presentato in anteprima alla 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Joyce Carol Oates ha dichiarato: “Non è un film che mette di buon umore. Molti film su Marilyn Monroe sono piuttosto allegri e hanno molta musica e canzoni. Lei è molto bella e dolce. Blonde, invece, è probabilmente più vicino a ciò che lei ha realmente vissuto. Gli ultimi giorni della sua vita sono stati brutali”.
In precedenza, la scrittrice aveva condiviso la sua reazione al film dopo averne visto un’anteprima nell’agosto del 2020, twittando che Blonde è una “interpretazione assolutamente femminista, sorprendente, brillante, molto inquietante” del suo romanzo. “Non sono sicura che un regista uomo abbia mai realizzato qualcosa di simile” ha concluso Joyce Carol Oates.
L’autrice ha poi definito il film “uno squisito ritratto di Marilyn Monroe da parte di Ana de Armas e del regista Andrew Dominik; uno senza l’altra, forse, non avrebbe potuto fare questa magia. Il tono del film è difficile da classificare, non è surreale ma non è del tutto realistico, non è horror ma è pieno del terrore dell’horror”.
Nel corso di un’intervista con il New Yorker, la scrittrice ha chiarito di aver “avuto poco a che fare” con l’adattamento cinematografico del suo romanzo. “Ho visto il montaggio quasi definitivo, mi hanno mandato una specie di film sotto embargo e ho dovuto vederlo entro quarantotto ore. Hanno così tanta paura che questi film vengano piratati. Ho dovuto interrompere la visione circa a metà. Il film è emotivamente estenuante”.
Joyce Carol Oates ha aggiunto a proposito del film di Andrew Dominik (di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Blonde): “Tutte le parti sono molto affascinanti. Ma è estenuante. Dura quasi tre ore. Ho dovuto smettere di guardarlo, andare via per un paio d’ore e tornare. È impegnativo per lo spettatore. L’ultimo quarto è molto allucinatorio… Non è un film che si guarda, ma in cui ci si immerge. Non è per i deboli di cuore”.
Infine, Joyce Carol Oates ha chiosato: “Grazie al movimento MeToo, c’è molta più libertà nell’ascoltare o nel portare rispetto alle donne che sono state vittime. Prima di Harvey Weinstein, non ci sarebbe stata altrettanta comprensione. La gente diceva: ‘Oh, stai esagerando’ oppure ‘Non è stato così grave’, ‘Lo stai solo dicendo’ o ‘Non ti ha davvero violentata, te lo stai inventando’. Ma ora, dopo il MeToo, le persone sono più rispettose del modo in cui le donne vengono sfruttate”.