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    Home » Streaming » Ultime news streaming » 1899: le lingue parlate sul set della serie Netflix: “Un processo complicato”

    1899: le lingue parlate sul set della serie Netflix: “Un processo complicato”

    1899 è una serie multilingua e le tante lingue parlate sul set hanno rappresentato una difficoltà non da poco per gli autori. Ecco come hanno gestito tutto.
    Sofia BiaginiDi Sofia Biagini27 Novembre 20223 min lettura
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    1899 serie
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    Una delle caratteristiche più interessanti di 1899, nuova serie tv Netflix nata dalla mente intricata dei creatori di Dark, è il fatto di essere uno show multilingua. I protagonisti, provenienti da diversi paesi europei proprio come i loro personaggi, hanno infatti potuto recitare nella propria lingua madre. Il risultato? Una decina di idiomi differenti parlati sullo stesso set. Una situazione inizialmente piuttosto complessa che Baran bo Odar ricorda in questo modo:

    “Avevo degli script fonetici e guardavo costantemente il monitor cercando di seguire i dialoghi; il che è difficile in francese, perché parlano velocemente, ed è ancora più difficile in cantonese, perché quella lingua sembra provenire da un altro mondo. Poi un giorno mi sono detto: dimentichiamoci di quello che dicono e ascoltiamo come lo dicono. Vediamoli come strumenti musicali. Le parole non sono tutto, ma impari come suona una lingua e, specialmente se fai molte riprese, ti ci abitui davvero. E poi, guardando l’espressione e il linguaggio del corpo, si ottiene una comprensione completa della performance.”

    Ma anche gli attori hanno dovuto mettersi alla prova in un contesto mai sperimentato prima, recitando di fronte a qualcuno di cui non capivano la lingua.

     “Questo era il punto centrale dello spettacolo” – spiega Jantje Friese – “Possiamo vedere che anche se non capisci veramente quali parole vengono pronunciate, capisci ciò che l’altra persona sta cercando di comunicare. Lo capisci dallo stato emotivo, da come si rivolgono a te e dal loro linguaggio del corpo.”

    In questo modo, ogni cultura, è stata correttamente rappresentata, senza il rischio di cadere nei soliti cliché. Ma più che sul set, le vere difficoltà gli autori le hanno incontrate durante la stesura degli script: “I nostri script sembrano mostri di Frankenstein” – spiega Jantje Friese –  “L’intera sceneggiatura era in inglese, ma tutto era a doppio dialogo. Quindi, il dialogo in inglese sul lato sinistro e poi il dialogo tradotto nella lingua del personaggio sul lato destro. E ogni parte di dialogo aveva una nota di sceneggiatura riguardo alla metaconversazione. Un esempio molto semplice: in francese, puoi rivolgerti a qualcuno in modo formale o informale. E, nel 1899, anche i coniugi si rivolgevano l’un l’altro in modo formale quando si trovavano in un luogo pubblico. Quindi sono come cinque pagine di conversazione tra lo scrittore, il traduttore, l’esperto linguistico.”

    Un processo complicato che, però, ha portato gli autori a sviluppare un’importante consapevolezza sulla lingua “Penso che la cosa più sorprendente sia stata che, in realtà, ci sono alcune parole che non puoi tradurre, o che hanno un sentimento o una sfumatura diversa. E quello che ho trovato così interessante in questo, è che attraverso il linguaggio stai effettivamente esprimendo cultura.”

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