La seconda stagione del reality ispirato alla serie coreana debutta su Netflix: dieci episodi, 456 concorrenti e un montepremi record tra sfide, strategie e polemiche.
Torna su Netflix la seconda stagione di Squid Game: La sfida, il reality show che prende ispirazione dal celebre Squid Game, serie televisiva sudcoreana ideata da Hwang Dong-hyuk e distribuita dal 2021 al 2025. La nuova edizione, disponibile dal 4 novembre, conferma il successo del format con 456 nuovi partecipanti pronti a sfidarsi in prove di abilità, strategia e resistenza per conquistare un montepremi di 4,56 milioni di dollari, una somma capace di rivoluzionare la vita dei vincitori.
Il format e le regole di Squid Game: La sfida
Squid Game: La sfida ripropone le dinamiche che hanno reso celebre la serie originale coreana, pur adattandole a un contesto di reality dove, fortunatamente, la posta in gioco non è la vita. I concorrenti, provenienti da diverse nazionalità ed estrazioni sociali, sono chiamati a superare prove ispirate ai giochi dell’infanzia, come “Un, due, tre stella” e “Battaglia navale”. Indossano tute verdi, sono identificati da un numero e si confrontano tra loro in un ambiente che ricorda fortemente quello della fiction, compresi i guardiani in tute rosa shocking con maschere metalliche.
Le eliminazioni, pur non essendo mortali, sono trattate con grande pathos e drammaticità, con i concorrenti che simulano la sconfitta in modo teatrale. Il reality scandaglia le dinamiche umane di rivalità, alleanze, inganni e strategie, mettendo a nudo il carattere e la resistenza psicologica dei partecipanti. La competizione si svolge in dieci episodi, pubblicati progressivamente: i primi cinque sono stati rilasciati il 22 novembre, mentre gli ultimi cinque saranno disponibili a partire dal 29 novembre fino al 6 dicembre, data del gran finale.
La serie originale Squid Game ha riscosso un successo planetario, grazie alla sua miscela di azione, thriller e dramma distopico, e alla profonda critica sociale che ne è alla base. Ambientata in Corea del Sud, racconta la storia di Seong Gi-hun, un uomo indebitato e in difficoltà che partecipa a un gioco mortale insieme ad altre 455 persone, tutte accomunate da situazioni di disperazione. Ogni sfida eliminatoria incrementa il montepremi, supervisionato da un enigmatico Front Man, figura centrale e coordinatore del gioco.
Dal 2021 al 2025 Squid Game ha sviluppato tre stagioni per un totale di 22 episodi, arricchendo la trama con nuovi personaggi e colpi di scena. La seconda stagione, uscita nel 2024, approfondisce la lotta di Gi-hun per smascherare il sistema dietro il gioco, mentre la terza stagione, prevista nel 2025, si concentra sulla ribellione dei partecipanti e sull’evoluzione del misterioso universo che circonda l’isola dove si svolgono le sfide.
Uno degli aspetti più intriganti della serie è la sua origine: il gioco prende nome da un tradizionale gioco per bambini coreano chiamato “gioco del calamaro”, reinterpretato in chiave drammatica e letale. La creazione dello Squid Game, come svelato nella narrazione, è opera di un gruppo di milionari annoiati e alla ricerca di un’emozione che potesse dare senso alle loro vite, mentre per i partecipanti rappresenta una disperata occasione di riscatto sociale ed economico.

Nonostante il successo commerciale, Squid Game: La sfida ha suscitato opinioni contrastanti. Se da un lato è apprezzata la cura scenografica, che richiama fedelmente l’estetica della serie originale, e l’intensità delle competizioni che mettono in luce gli aspetti più autentici e talvolta controversi della natura umana, dall’altro è stata oggetto di critiche per l’eccessiva drammatizzazione delle eliminazioni e per alcune dinamiche che appaiono forzate o poco naturali nei dialoghi e nei confessionali.
Critici come quelli di Wired Italia hanno definito il reality una rappresentazione “squallida” e voyeuristica, sottolineando come il programma sfrutti senza scrupoli la vulnerabilità e le debolezze dei partecipanti in nome dello spettacolo. Il paragone con l’opera originale di Hwang Dong-hyuk, che con la serie ha inteso denunciare le ingiustizie del capitalismo e la disperazione sociale, mette in luce come la trasposizione reality abbia perso parte della profondità critica, trasformando l’esperienza in un prodotto di intrattenimento commerciale.



