Le serie tv o sitcom hanno sempre rappresentato dei prodotti importanti per la televisione americana. Nel corso del tempo, però, soprattutto dagli anni Novanta a oggi, la qualità della scrittura e della caratterizzazione dei personaggi è andata sempre migliorando, consegnando spesso dei prodotti più identificativi per il pubblico e dotati di alcune innovazioni registiche. Un connubio che ha prodotto delle serie diventate dei veri e propri cult, capaci di sostenere il passare del tempo senza mostrare una sola “ruga”.
Parliamo di titoli indimenticabili ed entrati nell’immaginario di più di una generazione di spettatori come Will & Grace, How I Met Your Mother, Happy Days e, ovviamente, l’immancabile Friends. In effetti, in quanti avrebbero voluto essere stilose come Rachel Green, avere un amico simpatico e imbranato come Chandler, per non parlare dell’originale Phoebe? Sicuramente in molti. Dato per certo questo, dunque, andiamo a stilare una classifica delle 15 migliori serie tv di genere commedia che, ad oggi, possono essere considerate dei classici da vedere e rivedere senza sosta.
1. Friends (1994)
Era il 22 settembre 1994 quando sulla NBC andò in onda il primo episodio di una serie tv destinata a cambiare completamente la storia del piccolo schermo. Ovviamente il riferimento è a Friends, progetto nato dalla fantasia del team David Crane /Marta Kauffman, e interpretato da sei giovani attori, al tempo ancora sconosciuti al grande pubblico. Parliamo di Jennifer Aniston, Courteney Cox, Lisa Kudrow, Matt LeBlanc, Matthew Perry e David Schwimmer che, per ben dieci anni, hanno vestito i panni di Rachel Green, Monica Geller, Phoebe Buffay, Joey Tribbiani, Chandler Bing e Ross Geller, conquistando l’attenzione sempre più vasta del pubblico. D’altronde, come ha rivelato proprio Matthew Perry nella sua biografia Friends, Amanti e la Cosa Terribile, che questo progetto fosse destinato a un grande successo si sapeva fin dall’inizio. Non è un caso, infatti, che i casting per i personaggi centrali siano stati subito affollati da tutti i i giovani attori del momento in cerca della loro occasione.
Ma cosa ha reso così eccezionale quest’avventura tanto da farla durare per dieci stagioni? Sicuramente la scelta innovativa di abbandonare le ambientazioni famigliari e, per la prima volta, seguire le avventure e i progressi personali di un gruppo di venticinquenni alle prese con l’indipendenza e la vita adulta. Se a questo, poi, si aggiunge il fascino accennato di una città come New York e il profondo senso di amicizia che unisce i protagonisti nella finzione e nella realtà ecco che il gioco è fatto.
Ci si trova, infatti, di fronte a un progetto che, per la prima volta, è fortemente identificativo con una precisa generazione e con una fascia d’età. La stessa che sta iniziando ad affrancarsi dalle famiglie d’origine creando un nuovo e personale nucleo con i propri amici. Una visione assolutamente riuscita e ben calibrata da una lettura umoristica ma mai demenziale della realtà che sembra non invecchiare mai. Tanto meno oggi, in cui gli anni Novanta stanno tornando prepotentemente di moda.
2. The Big Bang Theory (2007)
Che Friends abbia fatto scuola all’interno della produzione televisiva è un dato di fatto, visto il riproporsi di una struttura narrativa vincente, anche se con altri archetipi narrativi, negli anni successivi. Non è un caso, infatti, che pur spostandosi in California, la struttura del racconto non cambi poi molto. A dimostrarlo è la serie The Big Bang Theory che, trasmessa dalla CBS nel 2007 fino al 2019, è riuscita a conquistare un posto d’onore tra le produzioni più iconiche. Come abbiamo detto la struttura non è poi molto diversa da quella di Friends. Anche in questo caso ci troviamo a confronto con un gruppo di amici, formato, però, da tre ragazze e quattro ragazzi.
A cambiare è anche la caratterizzazione dei personaggi che portano sulla scena quella che può essere comodamente definita la categoria dei nerd. Menti scientifiche straordinarie, Leonard, Sheldon, Howard e Raj lavorano presso il California Institute of Technology, ottenendo dei successi professionali notevoli. Il problema, però, sorge quando si scontrano con il mondo esterno e, in particolare, con quello femminile, vera variabile sconosciuta delle loro esistenze.
Una condizione che viene enfatizzata dall’arrivo della bionda e attraente Penny, vicina di casa in grado di irrompere nelle loro vite trovando un giusto compromesso tra i giochi di ruolo, i fumetti, la passione per Star Wars e la presenza come guru inaspettato di Stephen Hawking. A decretare il successo della serie, oltre alle situazioni volte sempre alla commedia, sono soprattutto le interpretazioni di Johnny Galecki, Kaley Cuoco, Simon Helberg, Kunal Nayyar, Melissa Rauch e Mayim Bialik, tra cui spicca quella di Jim Parsons nei panni dell’irritante e, al tempo stesso, irresistibile Sheldon Cooper.
3. Will & Grace (1998)
Mentre i ragazzi di Friends continuano a raccogliere successi e consensi, la NBC mette in cantiere un’altra serie tv destinata a fare storia. Si tratta di Will & Grace, interpretata da Eric McCormack, Debra Messing, Sean Hayes e Megan Mullally. Oltre all’incredibile caratterizzazione dei personaggi di Will, Grace, Jack e Karen a rendere questo progetto eccezionale (tanto da vincere 18 Primetime Emmy Awards con 83 candidature complessive), è la sua capacità di entrare all’interno della cultura popolare come la prima serie televisiva con una ambientazione prettamente gay.
Ben più importante, però, è che la sua sceneggiatura sia riuscita a normalizzare la tematica senza far ricorso a degli stereotipi fin troppo abusati. Proprio per questo motivo Will & Grace è riuscita ad attirare l’attenzione della Casa Bianca. L’attuale Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, infatti, la definì “lo show che, con molta probabilità, ha fatto di più per educare il pubblico americano sulle tematiche LGBT, più di qualsiasi altro, e che ha aiutato a migliorare l’opinione pubblica della comunità”.
Come se non bastasse, poi, nel 2014 il progetto ha ricevuto anche gli onori dello Smithsonian Institution. Questo, infatti, ha deciso di aggiungere una collezione sulla storia LGBT, includendo gli oggetti della serie. Secondo il curatore Dwight Blocker Bowers, la sitcom ha utilizzato il linguaggio della commedia “ per familiarizzare un pubblico mainstream con la cultura gay in un modo audace e aperto”, soprattutto per quanto riguarda la consuetudine della televisione e dei media statunitensi in generale. Non è un caso, quindi, che il pubblico per molto tempo abbia reclamato un ritorno sugli schermi di questo spumeggiante gruppo di amici. Cosa che è avvenuta dopo undici anni dalla prima messa in onda, con una nuova serie dal sapore revival.
4. How I Met Your Mother (2005)
Quando nel settembre del 2005 la CBS mandò in onda la prima puntata di How I Met Your Mother ha approfittato, in modo piuttosto intelligente, dell’assenza e della sensazione di vuoto lasciata negli spettatori dalla fine di Friends. L’arrivo sullo schermo di questo nuovo gruppo di amici formato da Ted, Marshall, Robin, Barney e Lily, infatti, è riuscito a trovare una sua collocazione evitando spiacevoli confronti con chi li aveva preceduti.
Anche se è indubbio che debbano molto ai ragazzi di Friends, una volta sdoganate le storie costruite intorno a quello che viene considerato come lo zoccolo duro dell’audience, ossia il pubblico giovanile, i progetti su questo filone si sono praticamente raddoppiati. Diverso, però, è riuscire a produrre delle alternative valide. Esattamente quello che sono riusciti a fare con How I Met Your Mather.
La chiave di lettura giusta è stata proprio la capacità d’inquadrare una nuova generazione di newyorkesi acquisiti. I protagonisti, infatti, hanno delle caratteristiche e delle esigenze completamente diverse da quelle dei ragazzi di Friends. E anche il mondo intorno a loro sta cambiando, visto che si tratta di una New York d’inizio millennio. Il valore di questa serie, dunque, si deve molto alla caratterizzazione dei personaggi che vede Ted, interpretato da Josh Radnor, la voce narrante, ma è Barney a conquistare la scena grazie al genio di Neil Patrick Harris, credibilissimo nei panni eccessivi di questo rubacuori egoista ma irresistibile.
5. New Girl (2011)
Per sette anni, ossia dal 2011 al 2018, la Fox entra di diritto tra le produzioni televisive di successo con una serie che ha scombinato le carte della narrazione tradizionale. Si tratta di New Girl, con al centro una star assoluta. Infatti, nonostante la storia proponga ancora lo schema di un gruppo di amici, questa volta possiamo dire con certezza di trovarci di fronte a una voce solista cui loro fanno da supporto. Si tratta di Zooey Deschanel che, grazie alla sua naturale propensione al linguaggio comico, diventa la “nuova ragazza” destinata a scompigliare la vita di Nick, Schmidt e Winston, tre ragazzi con cui divide l’appartamento.
In questo caso l’età del gruppo è leggermente più alta di quelle abituali per una sitcom dal tema friendly. Già nei trenta, infatti, fanno i conti con una vita da adulti che si va delineando a dispetto dei naturali arresti dovuti a un rigurgito di tarda adolescenza.
Nonostante il gruppo formato da Jake Johnson, Max Greenfield, Lamorne Morris e Hannah Simone, però, la star indiscussa è proprio l’irresistibile Zooey Deschanel, perfetta nell’interpretazione di questa ragazza allegra, pasticciona, entusiasta e sempre pronta a mettersi in situazioni imbarazzanti in cui molte persone si sono riconosciute soprattutto per quest’ultima caratteristica.
6. The Office (2005)
Il percorso di The Office è piuttosto lungo. Tutto parte dalla BBC e, nello specifico, dalla BBC Two. Un particolare, questo, che ci porta direttamente in Inghilterra. Il progetto iniziale, infatti, nasce dalla fantasia di Ricky Gervais e Stephen Merchant, riuscendo a ottenere anche un buon successo di pubblico. La serie, infatti, viene trasmessa per due stagioni, ottenendo l’onore di apparire su la BBC One per lo speciale di Natale. Nonostante a caratterizzarla sia soprattutto il classico humor britannico applicato a un ambiente lavorativo, il materiale dimostra di essere tanto universale da poter essere rimaneggiato e adattato anche per la televisione americana. Così, dopo la sua prima messa in onda nel 2001, The Office attraversa l’oceano e quattro anni dopo approda all’NBC per un totale di nove stagioni.
Esattamente come nella versione inglese, anche quella americana non rinuncia alla particolarità della ripresa a camera unica. Una vera innovazione per le sitcom americane, abituate al pubblico in studio e alle risate registrate. In questo modo, dunque, si ha l’impressione di essere all’interno di una sorta di documentario grazie al quale è registrata la quotidianità di un ufficio e delle persone che lo animano.
Inutile dire che il progetto, grazie anche all’interpretazione di Steve Carell, ottiene un plauso generale della critica, vincendo un Peabody Award nel 2006, due Screen Actors Guild Award, un Golden Globe proprio per la performance di Steve Carell e cinque Primetime Emmy Awards, incluso uno nel 2006 per la miglior serie comedy. Per quanto riguarda la programmazione italiana, la serie ha subito una sorte piuttosto travagliata e altalenante, visto che è passata da canale a canale senza una precisa logica. Dal 2021, però, è disponibile nella sua interezza sulla piattaforma Netflix.
7. Modern Family (2009)
Dopo molti anni in cui le ambientazioni strettamente famigliari sono state messe da parte, tornano nel 2009 grazie a un nuovo progetto prodotto dalla Fox. Si tratta di Modern Family che, pur raccontando le vicende di un gruppo famigliare allargato, conduce il genere in ambientazioni ben diverse da quelle cavalcate e conosciute dalla tradizione. Fin dal primo episodio, dunque, è stato chiaro che doveva essere messo da parte qualsiasi ricordo “politicamente corretto” sostenuto da progetti come La famiglia Bradford o I Robinson. Modern Family, infatti, trasporta i suoi spettatori direttamente nel caos caloroso e, a volte, destabilizzante di tre nuclei uniti tutti tra loro da legami affettivi e di sangue.
Da una parte abbiamo Jay, il capostipite, sposato con la procace colombiana Gloria, dall’altra la figlia Claire con il marito Phil e i loro due figli, per finire con il fratello Mitchell, il marito Cameron e la figlia Lily. Un insieme variegato che viene raccontato, ancora una volta, attraverso la tecnica del finto documentario e che raggiunge il massimo del potenziale comico quando interagisce in un disordine ben orchestrato. Lo stesso che regna sovrano all’interno di qualsiasi famiglia numerosa o più volte allargata.
L’elemento vincente per eccellenza, comunque, si deve al personaggio di Gloria, interpretato da Sonia Vergara che, nonostante la sua avvenenza, riesce a uscire dagli stereotipi e a imporsi per i tempi giusti e per la naturale vena comica. La seria, conclusa nel 2020, ha conquistato ben ventidue premi Emmy, di cui cinque per la miglior serie commedia, e un Golden Globe per la miglior serie commedia o musicale.
8. Grace and Frankie ( 2015)
Marta Kauffman, la “mamma” di Friends, è tornata a firmare un nuovo progetto con una strana coppia d’eccezione al centro. Protagoniste assolute, come il titolo suggerisce in modo chiaro, sono Grace e Frankie, due amiche così diverse tra di loro da realizzare il connubio perfetto per una sitcom dal carattere dissacrante e ilare. A interpretate la snob e cinica Grace è Jane Fonda, mentre a dare il volto all’anticonformista e un po’ hippie Frankie è Lily Tomlin. A rendere innovativo questo progetto, però, è l’aspetto anagrafico delle due protagoniste. Entrambe, infatti, hanno superato già da qualche tempo i 70 anni e sono costrette a ricominciare da capo e insieme.
Una decisione quasi obbligata, visto che, dopo tanti anni di matrimonio, i loro mariti, anche soci in affari, confessano di amarsi e di voler andare a vivere insieme. Ed ecco, dunque, che alle due donne, stupite degli eventi, non rimane che andare a vivere insieme in un connubio che sembra trarre ispirazione dal genio di Neal Simon e dall’interpretazione di Walter Matthau e Jack Lemmon. Nel cast compare anche un volto noto nella famiglia televisiva della Kauffman. Si tratta di Lisa Kudrow, l’indimenticabile Phoebe che interpreta nella quarta stagione il personaggio di Sheree. Attualmente la serie è disponibile sulla piattaforma di Netflix con le sue sette stagioni.
9. La fantastica Signora Maisel (2017)
Prendete una New York degli anni Cinquanta, aggiungete degli abiti che riproducono alla perfezione il fascino vintage dell’epoca, mescolate con gli ambienti fumosi dei club e, per finire, cospargete il tutto con il talento di una protagonista assoluta. Ecco la ricetta per creare una delle serie più apprezzate degli ultimi anni. Creata da Amy Sherman-Palladino per Amazon Studios, dal 2017 ha conquistato gli spettatori con le vicende di una giovane e frizzante donna che, da moglie devota, si trasforma in una cabarettista da stand up comedy dopo l’abbandono del marito per la sua segretaria.
Midge Maisel, interpretata da Rachel Brosnahan, si spoglia degli abiti classici della perfetta moglie ebrea degli anni Cinquanta, per tentare di riuscire proprio dove il marito traditore ha fallito: la carriera comica. Così, dopo aver riscosso successo durante un numero estemporaneo e scandaloso, a causa del quale viene anche arrestata, si convince che quella possa essere la strada giusta per imporre un’individualità e un talento fino a quel punto negato. Ed ecco che entra in gioco il personaggio di Susie, una dipendente del Comedy Club, grazie alla quale Midge prova ad affinare il suo pezzo. Un intreccio che ha immediatamente conquistato la critica, soprattutto per la combinazione dei dialoghi veloci e particolarmente arguti con il fascino naturale della protagonista. Ed ecco che il successo è servito, soprattutto per Prime Video.
10. Boris (2007)
Ha cambiato il modo di vedere un certo tipo di televisione, ha regalato nuovi modi di dire e un linguaggio iconico con cui definire determinati processi “creativi”. La sceneggiatura di Boris porta la firma di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, una triade che ha, in qualche modo, riprodotto se stessa, anche all’interno della serie. In effetti tutta l’azione si svolge tra la troupe della fiction Gli occhi del cuore 2.
Qui si muovono personaggi improbabili come Stanis, un attore mediocre che si atteggia a divo hollywoodiano, Corinna, anche detta la “cagna maledetta” a causa della sua incapacità alla recitazione, l’assistente alla regia Arianna, l’unica che cerca di risolvere ogni contrattempo, per concludere con il regista René Ferretti, ormai disilluso dall’ambiente tanto da ridursi a realizzare progetti mediocri girati “a cazzo di cane”.
A loro si uniscono anche l’irascibile capo elettricista Biascica, il direttore della fotografia Duccio e la svogliata truccatrice Gloria. Lontani dal set, poi, si trovano i tre sceneggiatori, pigramente interessati solo a guadagnare il più possibile da questo tipo di progetto. A fare di questa serie una satira feroce ma anche lieve di alcune produzioni dal carattere fin troppo popolare è il cast formato da Francesco Pannofino, Carolina Crescentini, Pietro Sermonti, Caterina Guzzanti, Ninni Bruschetta, Antonio Catania, Paolo Calabresi e Valerio Aprea. Un gruppo capace di creare un prodotto iconico che è tornato in una quarta stagione per Disney+, dove è possibile trovare tutta la serie.
11. La Tata (1994)
Ci sono dei progetti che nascono quasi per caso, soprattutto da incontri casuali. Ad esempio, l’occasione giusta può presentarsi anche su un volo di linea. Esattamente com’è accaduto a Fran Drescher che, durante un viaggio, ha avuto la possibilità di parlare della sua idea a un produttore della CBS. Dopo qualche mese da quel volo è nata ufficialmente la sitcom La Tata. Era il 1994 e il pubblicò impazzì per le vicende di un giovane e fascinoso vedovo, produttore di Broadway, che affida i suoi tre figli alle cure di una giovane tata bizzarra, sexy e molto vitale. Francesca Cacace, con le sue minigonne vertiginose, le giacche aderenti, i tacchi alti e i capelli voluminosi diventa l’emblema di una bellezza femminile sui generis.
Tutto nell’estetica del suo personaggio riporta a un gusto pop di fine anni Ottanta. Sotto il trucco, però, un episodio alla volta, viene fuori anche la personalità travolgente di una donna alla ricerca del vero amore. A fare da contorno, poi, delle spalle indimenticabili come l’irriverente maggiordomo Niles, la bionda e algida socia di Maxwell, per finire con l’indimenticabile zia Assunta che, nella versione americana, è la mamma di Francesca. Non tutti sanno, però, che sul set della sitcom andata in onda per sei stagioni dal 1993, c’era anche un raccomandato. Si tratta di Castagna, il cane di C.C. che, in realtà, apparteneva alla stessa Drescher.
12. Seinfeld (1989)
Per molti appassionati di sitcom e serie tv si tratta di una sorta di pietra miliare, il capostipite di tutto ciò che sarebbe venuto dopo e dell’incremento di una produzione televisiva di maggior qualità. Seinfeld viene prodotto dalla NBC nel 1989 per ben nove stagioni e, effettivamente, precede di cinque anni l’arrivo di Friends. Creata da Jerry Seinfeld, che interpreta il personaggio centrale e dà anche il nome al programma, la serie andò a rivoluzionare la struttura narrativa classica utilizzata fino a quel punto.
Basta guardare ai personaggi dalle identità abbastanza vaghe, raccontati in un’età collocata intorno ai trenta o poco più, senza legami famigliari o radici apparenti. A imprimere un’innovazione maggiore, poi, la struttura narrativa va a cancellare completamente la distanza che esiste tra i suoi interpreti e i personaggi. Basta ricordare che il titolo prende ispirazione proprio dal nome dell’ideatore e interprete.
E anche i personaggi all’interno della storia stanno provando a lanciare una serie tv chiamata Jerry. In sostanza, dunque, ci troviamo di fronte a una sorta di finzione nella finzione, dello show nello show. Un progetto innovativo che si aggiudica una carrellata di premi e riconoscimenti, fra Emmy Award e Golden Globe, e porta la televisione americana direttamente nel futuro.
13. Una mamma per amica (2000)
È una delle serie televisive più viste e che, soprattutto, ha avuto un numero quasi imbarazzante di repliche televisive. In definitiva si può dire che ormai tutti conoscono le vicende di Lorelai Gilmore e di sua figlia Rory, interpretate da Lauren Graham e Alexis Bledel. Un progetto che mette al centro il rapporto madre/figlia andando a cancellare, però, la differenza generazionale. Lorelai, infatti, ha solamente 17 anni quando nasce sua figlia. Per questo motivo, dunque, la loro vita insieme è spesso una continua sperimentazione e avventura anche se la giovane mamma riesce comunque a dare un senso di stabilità.
A dire il vero, anzi, è proprio il personaggio di Lorelai a imprimere brio a gran parte della serie, visto che Rory risulta spesso rigida nella sua estenuante perfezione. A fare da contorno, poi, è la cittadina di Stars Hollow in Connecticut e una serie di personaggi secondari essenziali come l’introverso ma solido Luke o Lane, l’amica di Rory di origini asiatiche che inizia la sua personale rivoluzione a tempo di rock. Tra dialoghi consumati a una velocità incredibile e litri di caffè, sostituiti per la Bledel dalla Coca Cola, nel corso delle stagioni la serie ha avuto il merito di mettere in evidenza il talento di due attori: Melissa McCarthy e Milo Ventimiglia. La prima veste i panni della socia e amica di Lorelai, mentre lui sarà uno dei fidanzati di Rory più amati dai fan.
Con il suo fascino ombroso da giovane James Dean ha conquistato una fetta importante di sostenitori, tanto che, ancora oggi, si discute se lui non fosse l’uomo giusto per la ragazza. Una cosa è certa, però, nessuno ha amato particolarmente il finale ideato da Amy Sherman-Palladino. Per questo motivo, per anni, è stato chiesto un prolungamento della serie. Cosa che è avvenuta nel 2016, quando quattro episodi esclusivi sono stati distribuiti su Netflix. Ma, anche in questo caso, la Palladino non è riuscita ad accontentare i fan.
14. Happy Days (1984)
Chi, almeno una volta nella vita, non ha visto Happy Days sognando d’indossare gonne a ruota e suonare al ritmo di un jukebox? Per un attimo in molti abbiamo immaginato di bere un frappè sedute da Al o di andare a vedere un film in un drive in. In questo senso, dunque, la serie tv ideata da Garry Marshall, mandata in onda nel 1984 dalla ABC, ha offerto l’immagine idealizzata della vita americana a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta.
Una trasposizione dove i padri avevano il fisico rassicurante di Howard Cunningham, interpretato da Tom Bosley, la materna tenerezza un po’ svampita di Marion, portata sul piccolo schermo da Marion Ross, e la timidezza da bravo ragazzo che, inevitabilmente, viene associata al volto di Richie Cunningham. Certo non si immaginava che dietro di lui si celasse la personalità di quello che sarebbe diventato uno dei registi più accreditati di Hollywood. Ron Howard, a quei tempi, era solamente una giovane star della televisione con un passato da attore bambino.
Ovviamente la star della serie è il ribelle Fonzie. Sotto il suo giubbetto di pelle e il pollice da conquistatore, però, si nasconde un cuore tenere capace di sciogliersi di fronte a uno sguardo materno della signora Cunningham. In quel periodo Henry Winkler ha raggiunto il massimo della sua popolarità rimanendo, però, legato al suo personaggio a doppio filo. Una relazione che, probabilmente, ha limitato la sua carriera. Non tutti, però, possono vantare di avere una statua tutta per sé a Milwaukee.
15. Il principe di Bel Air (1990)
Come abbiamo già visto, spesso le serie tv offrono la giusta pista di lancio per la carriera di un giovane attore. Questo è accaduto con il cast di Friends e, ancora di più, per Will Smith. Correva l’anno 1990 quando Andy e Susan Borowitz costruiscono una sitcom intorno al personaggio di un ragazzo di Filadelfia che, dopo uno scontro con una gang, viene mandato dalla madre a vivere con gli zii benestanti in una lussuosa villa a Bel Air.Alla base della comicità di questo progetto, dunque, ovviamente c’è il talento di un giovane Wille Smith, chiamato a interpretare una sorta di trasposizione di se stesso, ma soprattutto l’incontro di mondi diversi. Un aspetto amplificato dal rapporto che il protagonista stringe con il cugino coetaneo, il perfettino e un po’ lezioso Carlton, cui si deve un ballo indimenticabile.
A trasmettere le vicende dei Banks, nucleo famigliare di colore che, ben prima dell’arrivo alla Casa Bianca degli Obama, hanno dimostrato che gli afroamericani possono ambire a delle posizioni sociali di rilevanza, è la NBC. Il Network, d’altronde, non si è mai fatto trovare distratto di fronte ai cambiamenti sociali, andando molto spesso ad anticiparli. La serie andrà avanti per sei anni fino al 20 maggio 1996. A quel punto la carriera di Smith era diventata una certezza.