Perle nascoste, grandi classici, e variegati film di genere: Netflix accoglie anche molto del nostro cinema italiano di valore. Abbiamo deciso di selezionare per voi 30 film di produzione italiana, per ampliare gli orizzonti cinematografici dei giovani spettatori e mettere in evidenza come le piattaforme streaming possano valorizzare al meglio i progetti “nostrani”. Scoprite con noi quali sono i migliori film italiani su Netflix, dal musical alla commedia, dall’animazione al dramma, consigliati da vedere.
1. Ammore e Malavita (2017)
Presentato in anteprima al Festival di Venezia 74, Ammore e Malavita dei Manetti Bros. è un “pacchetto” sorprendentemente piacevole: un musical “mafioso”, che ruota attorno a un boss della camorra (Carlo Buccirosso) che decide di cambiare radicalmente la sua vita e cerca di uscire dai radar in tutti i modi possibili con l’aiuto dell’astuzia della moglie (Claudia Gerini). Nel frattempo, un’infermiera tra le nuvole (Serena Rossi) e un temuto sicario (Giampaolo Morelli) sono divisi tra il passato e un futuro incerto: le loro strade si intrecciano attraverso la musica, l’azione, l’amore e una raffica di proiettili.
2. Perfetti Sconosciuti (2016)
Un gruppo di sette amici storici (tre coppie e un single) si ritrovano per una cena durante la quale decideranno di fare un gioco particolare e altamente rischioso: sostenendo di non avere nulla da nascondere, poggiano i loro smartphone sul tavolo, in modo tale che tutti possano leggere i messaggi e vedere le chiamate che arrivano a ciascuno di loro, in una sorta di roulette russa con SMS e suonerie. Sceneggiatura “nostrana” più esportata e riadattata all’estero negli ultimi anni, Perfetti Sconosciuti ha riscosso un enorme successo di critica e pubblico, aggiudicandosi anche il David di Donatello al miglior film. Film che racconta molto degli esseri umani e delle pieghe celate nel loro animo: ognuno ha i propri segreti e questo film vi farà riflettere sui vostri.
3. Sulla mia pelle (2018)
Stefano Cucchi, arrestato a Roma per un reato di droga, subisce una terribile settimana di prigionia che si ripercuote per sempre sulla sua famiglia. Sulla mia pelle cerca di visualizzare il desiderio della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, che ha dichiarato: “Ho sempre voluto sapere come stava, cosa pensava in quei momenti“. Il film mira dunque a mostrare come Cucchi ha vissuto i suoi ultimi giorni, dal momento in cui è stato arrestato con 20 grammi di hashish e tre bustine di cocaina, fino a quando il suo cuore si è fermato. Con i suoi primi piani, i colori scuri e l’eccezionale interpretazione di Alessandro Borghi, lo schermo sconvolge costantemente lo spettatore e lo schiaffeggia ai colpi della progressiva distruzione del protagonista: un ricordo che può, e deve, raggiungere milioni di schermi.
4. È stata la mano di Dio (2021)
Il regista premio Oscar Paolo Sorrentino consegna la “propria” e personalissima storia agli occhi e al cuore di Fabietto Schisa (Filippo Scotti), nella turbolenta Napoli degli anni Ottanta. Rinunciando alla rete di sicurezza del suo cinema abituale, Sorrentino torna nella città in cui è nato per raccontare la sua storia più personale: una storia di destino e famiglia, sport e cinema, amore e perdita, candidata come Miglior Film Straniero agli Oscar 2022.
5. Chiamami col tuo nome (2017)
L’estate cinematografica di Luca Guadagnino è filtrata dagli occhi del giovane Elio Perlman (Timothée Chalamet) che trascorre i caldi e soleggiati mesi estivi del 1983 nella casa di campagna dei genitori nel nord Italia. Passa il tempo oziando, ascoltando musica, leggendo libri e nuotando, finché un giorno arriva nella grande villa il nuovo assistente americano del padre, Oliver (Armie Hammer), ragazzo affascinante e che, come Elio, ha radici ebraiche. All’inizio Elio è un po’ freddo e distante nei confronti del giovane, ma ben presto i due iniziano a fare delle gite insieme e, con il passare dell’estate, l’attrazione reciproca si farà sempre più intensa.
6. Dogman (2018)
Il proprietario di un salone di toelettatura per cani alla periferia di Roma (Marcello Ponte) si lascia condizionare da un criminale locale (Edoardo Pesce), finché la sua vita personale non si complica e decide di prendere in mano la situazione. Con Dogman, Matteo Garrone crea un’atmosfera di prim’ordine a livello di un mondo sotterraneo, in cui gli attori non sembrano recitare ma appartengono direttamente a quell’universo, confezionando narrazioni che contagiano lo spettatore con l’adrenalina, la paura, i dubbi e la violenza interiore che invadono la categoria del piccolo uomo dignitoso quando si sente messo alle strette dalla bestia.
7. Gomorra (2008)
Potere, denaro e sangue: sono questi i valori con cui gli abitanti delle province di Napoli e Caserta devono confrontarsi ogni giorno. Non c’è scampo, non hanno altra scelta che obbedire alle leggi della camorra. Solo pochi fortunati possono condurre una vita normale, ci racconta Roberto Saviano nel suo pluripremiato romanzo. Senza nessuna concessione alla morbosità o al sentimentalismo, dove non c’è possibilità di redenzione, ma solo una realtà angosciosa, devastante e dolorosa, Matteo Garrone racconta con allarmante realismo e veridicità l’impossibilità di sfuggire a questo impero del male, di vittime e carnefici intercambiabili, del controllo che la camorra esercita in tutti gli aspetti dell’esistenza.
8. Il Capitale Umano (2013)
Il giorno della vigilia di Natale, un ciclista viene investito di notte da un SUV di lusso. Lo sfortunato incidente cambierà il destino di due famiglie: quella del milionario Giovanni Bernaschi, uno speculatore finanziario che ha creato un fondo che offre il 40% di interessi annui, attirando e truffando investitori creduloni, e quella di Dino Ossola, un ambizioso agente immobiliare la cui società è sull’orlo del fallimento. Prendendo spunto dal romanzo americano Human Capital di Stephen Amidon, Virzì fraziona la narrazione in tre capitoli, concentrandosi su altrettanti personaggi, un prologo e un epilogo, stabilendo legami probabilmente involontari con le strategie narrative di Scorsese, oltre che con quelle del film stesso. Il Capitale Umano distribuisce il suo vetriolo equamente tra tutte le classi sociali, ma controbilancia la sua ferocia con particolare cura, segnata da una chiara empatia nel definire i suoi personaggi principali.
9. Il Divo (2008)
Film su una delle figure più controverse della politica italiana, Giulio Andreotti, che fu capo del governo per sette volte, Il Divo, per la regia di Paolo Sorrentino, racconta i presunti legami di Andreotti con la mafia siciliana, i reati per i quali è stato processato negli anni ’90 e assolto per insufficienza di prove. Giulio Andreotti è qui simbolo di un potere politico eterno e legittimato, un uomo che ha familiarità con le tenebre, i misteri, le fogne, i patti machiavellici e gli schizzi di sangue versato. Ma il suo ritratto, pur giocando con la smodatezza e l’istrionismo, le congetture, combinando l’immaginazione con la statistica, l’intimità con il pubblico, è stucchevolmente realistico, con una veridicità e una complessità allarmanti.
10. La gabbianella e il gatto (1998)
Kenga, una gabbianella avvelenata dal petrolio, poco prima di morire riesce ad affidare il suo uovo al gatto Zorba, ottenendo da lui tre promesse: non mangiare l’uovo, prendersene cura fino alla schiusa e insegnare al neonato a volare. La gabbianella orfana viene battezzata Fortunata dall’intera comunità felina, che ha aiutato Zorba ad allevare questa figlia “insolita”. Così, la piccola Fortunata dovrà imparare prima a conoscere se stessa e a capire che non è un gatto per poter imparare a volare. Enzo D’Alò adatta il romanzo omonimo di Sepúlveda regalandoci un piccolo trionfo: l’animazione italiana che acquista una dignità e un’anima propria. La sua incredibile capacità di creare una narrazione che riesce a dire tanto senza mai mostrare troppo, nella sua modesta durata, e la sua visione poetica di temi come l’inquinamento, l’anteporre un bene superiore alla propria natura e al proprio ruolo, l’accettazione di ciò che si è realmente nonostante si sia fermamente convinti di essere altro, rendono La Gabbianella e il Gatto un film d’animazione imperdibile.
11. La grande bellezza (2013)
A Roma, durante l’estate, nobili decadenti, arrivisti, politici, criminali d’alto bordo, giornalisti, attori, prelati, artisti e intellettuali tessono una rete di relazioni inconsistenti in palazzi e ville sontuose. Al centro di tutti gli incontri c’è Jep Gambardella (Toni Servillo), uno scrittore di 65 anni – ha pubblicato in realtà un solo libro – e attualmente giornalista. Dominato dall’indolenza e dalla stanchezza, assiste a questa sfilata di personaggi potenti ma inconsistenti, vuoti e deprimenti. Un film dedicato alla notte e alle albe, quelle intrise di lirismo e della “grande bellezza” del cinema di Sorrentino, vincitore dell’Oscar al miglior film straniero nel 2014.
12. La mafia uccide solo d’estate (2013)
Palermo, 1969. Arturo viene concepito mentre nella stessa strada un gruppo di mafiosi compie uno dei più sanguinosi delitti di Cosa Nostra. Da quel momento, la vita di Arturo si intreccerà con quella di mafiosi, poliziotti e giudici in una sorta di “Forrest Gump alla siciliana”. Attraverso gli occhi di un giovanissimo ed ingenuo personaggio, Pif rivisita la storia dello sguardo sicialino sulla magia, che passa dalla cecità volontaria degli anni Settanta all’indignazione generale dopo la morte di Falcone nel 1992.
13. La prima cosa bella (2010)
Cosa significa avere una madre bella, vitale, frivola e inquietante? È questo il tormento che Bruno, il primogenito di Anna, deve sopportare da quando aveva otto anni. Tutto ha inizio nell’estate del 1971 quando, durante l’elezione della reginetta della più famosa località balneare di Livorno, Anna viene sorprendentemente chiamata sul palco e incoronata “la mamma più bella”. Questo provoca un grande scompiglio nella famiglia Michelucci. Da quel momento inizia un’avventura lunga una vita per Anna, Bruno e sua sorella Valeria, che si concluderà con un’inaspettata e commovente riconciliazione. Il film procede per episodi, vicende e sottotrame che si rivelano, lasciando nello spettatore l’impressione di aver conosciuto una serie di personaggi che si portano dietro le loro contraddizioni, le loro storie complicate, e fanno del loro meglio per conviverci.
14. La pazza gioia (2016)
Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) è una contessa milionaria e chiacchierona, convinta di far parte della cerchia dei leader politici mondiali. Donatella (Micaella Ramazzotti) è una giovane donna tatuata, vulnerabile e introversa, avvolta da un alone di mistero. Entrambi sono pazienti di Villabiondi, un istituto psichiatrico delirante, aggettivo che lo distingue dalle due protagoniste, mai deliranti ma pazze, di angoscia, di solitudine, di perdita, di paura, di gioia. Virzì ci racconta una storia tragica, ma con un tocco di grazia grottesca, con una tenerezza trattenuta, che evita sentimentalismi inutili.
15. Lo chiamavano Jeeg Robot (2015)
Enzo Ceccoti, un detenuto, entra in contatto con una sostanza radioattiva. Dopo l’incidente scopre di avere una forza sovrumana, così decide di usare i suoi poteri per iniziare una carriera criminale. Tutto cambia, però, quando incontra Alessia, una ragazza convinta che lui sia l’eroe del manga Jeeg Steel. Con Lo chiamavano Jeeg Robot Gabriele Mainetti ha composto un film che è allo stesso tempo sociale e popolare, un thriller d’azione dalla freschezza inaspettata nel panorama italiano, sulla necessità di continuare a lottare nel nostro mondo cane-mangia-cane ogni minuto della nostra vita.
16. Tre uomini e una gamba (1997)
Aldo, Giovanni e Giacomo si stanno recando al matrimonio di quest’ultimo, che deve sposare la sorella delle loro due mogli. Sebbene i tre non abbiano inizialmente un buon rapporto, la loro amicizia si sviluppa durante il viaggio di andata, mentre trasportano una costosa gamba di legno, opera di un famoso scultore americano di nome Michel Garpez. Un’avventura on the road dai toni malinconici che viene retta dalla spontaneità del trio, protagonisti di peripezie, equivoci e colpi di scena che mantengono un ritmo elevatissimo.
17. Veloce come il vento (2016)
Nella famiglia De Martino la passione per i motori scorre da sempre nelle vene. Mario, il capofamiglia, è costretto a spianare la strada alla giovanissima e talentuosa Giulia, sua figlia. A lei si affianca il fratello maggiore Loris, un ex pilota, inaffidabile ma con uno spiccato senso per le traiettorie e i motori. Insieme devono tornare a gareggiare, cercando di sfuggire ai propri demoni e imparando cosa significa e quanto può essere difficile diventare una famiglia. In Veloce come il vento il melodramma sportivo si alterna a quello familiare, consegnandoci un film che presenta un tour de force tra l’istrionismo di un irriconoscibile Stefano Accorsi (che ha vinto il David di Donatello per questa performance) e la sobrietà dell’esordiente Matilda de Angelis.
18. L’incredibile storia dell’Isola delle Rose (2020)
L’incredibile storia dell’Isola delle Rose si basa sulla storia vera di Giorgio Rosa e della piccola nazione da lui fondata nel 1968 al largo di Rimini, che incarnava i sogni e le aspirazioni di una generazione. La ridanciana e astuta osservazione dei costumi, la piena consapevolezza del dove e quando si svolge l’azione e la presenza centrale di un personaggio che mescola audacia, sfrontatezza e genuini tocchi di umanità, interpretato da Elio Germano, hanno reso questo film uno dei più grandi successi recenti su Netflix.
19. Le conseguenze dell’amore (2004)
Titta Di Girolamo, un uomo di cinquant’anni, vive da otto anni in una stanza d’albergo in Svizzera. Otto anni senza lavorare, fumando in silenzio, seduto nella hall o nel bar dell’hotel. Una routine atroce, in perenne attesa che qualcosa accada. Titta osserva la vita che passa senza esprimere alcun sentimento o emozione. Non ha nessuno. Ma quali sono gli indicibili segreti di Titta? Sorrentino si libra sul terreno di battaglia dell’ironia più sottile fin dal titolo di quest’opera, pregna di profondità filosofica e di lenta e malinconica tristezza.
20. A Classic Horror Story (2021)
Un camper con cinque peculiari viaggiatori si schianta all’improvviso contro un albero in una cittadina del Sud Italia. Risvegliatisi, si rendono presto conto che la strada che stavano percorrendo è stata sostituita da una foresta impenetrabile e da una casa di legno. Paolo Stripoli e Roberto De Feo firmano con A Classic Horror Story il risveglio dei sensi del cinema italiano di genere, oltre il postmoderno, il folklore stantio e contro la pigrizia spettatoriale.
21. Youth – La giovinezza (2015)
Fred Ballinger (Michael Caine), un grande direttore d’orchestra, trascorre una vacanza in un hotel sulle Alpi con la figlia Lena e l’amico Mick, un regista che sta faticando a finire il suo ultimo film. Fred ha abbandonato da tempo la carriera musicale, ma c’è qualcuno che vuole farlo tornare al lavoro: un emissario della Regina Elisabetta arriva infatti da Londra per convincerlo a dirigere un concerto a Buckingham Palace in occasione del compleanno del Principe Filippo. Youth – La giovinezza si conferma un’opera pulsante e dallo slancio creativo inestimabile di Sorrentino, che ci parla di un luogo che prima o poi tutti abiteremo.
22. Mediterraneo (1991)
Altro Oscar al miglior film straniero vinto dall’Italia a soli tre anni di distanza da Nuovo Cinema Paradiso (1988). Salvatores mette in scena il racconto di un gruppo di soldati che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, deve sbarcare su una piccola isola del Mar Egeo, composta unicamente da un villaggio abitato da bambini, anziani e donne. Questo soggetto simpatico e lineare ha fatto sì che Mediterraneo si convertisse in uno dei capisaldi della commedia italiana contemporanea.
23. Lo chiamavano Trinità (1970)
Un pistolero pigro e poco ortodosso (Terence Hill) e il suo corpulento fratello (Bud Spencer), amante dei cavalli, difendono un insediamento mormone da un sindaco che vuole accaparrarsi ogni terreno, da un bandito messicano e dai loro scagnozzi. Uno dei classici del cinema italiano per eccellenza, Lo chiamavano Trinità è una divertente e scanzonata parodia dei mitici spaghetti western, trainata dalla formidabile accoppiata Spencer-Hill e le loro immancabili “scazzottate”.
24. Chiedimi se sono felice (2000)
Giovanni e Giacomo, dopo tre anni senza parlarsi, si trovano a dover condividere un viaggio in treno con la donna che ha causato la loro inimicizia. Stanno andando a trovare il terzo amico con cui sono in disaccordo, Aldo, che è gravemente malato. I tre erano grandi amici e si stavano preparando a mettere in scena una versione teatrale di Cyrano de Bergerac. Grandi amici che si aiutavano in tutto, anche nelle relazioni con le donne. Ma, come sappiamo, le donne possono anche distruggere grandi amicizie… Si riconferma così la bravura del trio comico, che si districa anche in parentesi drammatiche di spessore con un terzo atto rivelatorio.
25. Il racconto dei racconti (2015)
Ambientato nel periodo barocco, racconta, con sfumature fantastiche, la storia di tre regni e dei rispettivi monarchi. Quella della Regina di Longtrellis (Salma Hayek) e di suo marito (John C. Reilly), quella di due misteriose sorelle che accendono la passione del Re di Strongcliff (Vincent Cassel) e quella del Re di Highhills (Toby Jones), ossessionato da una pulce gigante, che lo porta a spezzare il cuore della sua giovane figlia. Libero adattamento de “Lo cunto de li cunti”, del napoletano Giambattista Basile, famoso scrittore di racconti del XVII secolo, con Il racconto dei racconti Matteo Garrone rivitalizza un genere dai più dimenticato nel nostro Paese.
26. La dolce vita (1960)
Marcello Rubini è un disincantato giornalista romano in cerca di celebrità, che si muove con insoddisfazione tra le feste notturne della borghesia dell’epoca. Si aggira per i diversi quartieri di Roma, sempre circondato da personaggi di ogni tipo, soprattutto dai rappresentanti dell’élite italiana. Durante una delle sue uscite viene a sapere che Sylvia, una famosa diva del cinema, sta per arrivare a Roma. Crede che questa sia una grande opportunità per “fare notizia” e, di conseguenza, la inseguirà di notte in diversi punti della città. Al capolavoro di Fellini non servono introduzioni, ma è bene ribadire quanto la presenza di una pellicola del genere su Netflix sia preziosa.
27. Smetto quando voglio (2014)
L’intera trilogia composta da Smetto quando voglio (2014), Smetto quando voglio – Masterclass e Smetto quando voglio – Ad honorem, quest’ultimi entrambi usciti nelle sale cinematografiche italiane nel 2017, è disponibile su Netflix. Al centro di questo semi-franchise tutto all’italiana vi sono alcuni cervelloni brillanti, abilitati alle professioni più avanzate, ma rimasti senza lavoro. Hanno un’idea geniale e, soprattutto, efficace per combattere la crisi del 2007: produrre e distribuire droghe sintetiche “legali”. Ancora oggi, Smetto quando voglio ci offre uno sguardo spensierato su alcuni argomenti potenzialmente molto oscuri, grazie alla regia affascinante e ostinatamente ottimista di Sydney Sibilia.
28. Mine Vaganti (2010)
Tommaso è il più giovane della numerosa ed eccentrica famiglia Cantone, proprietaria di un pastificio in una città italiana di provincia. Egli aspira a diventare scrittore finché una sera, durante un’importante cena di famiglia, il padre rivela di voler cedere la gestione dell’attività di famiglia a Tommaso e al fratello. Deciso a difendere le sue scelte personali, Tommaso è quindi pronto a rivelare la propria omosessualità. Özpetek indaga su una tematica allora ancor poco esplorata nel cinema italiano con rinnovato senso critico e una dose di comicità tipica ben calibrata in Mine Vaganti.
29. …altrimenti ci arrabbiamo! (1974)
Due piloti di stock-car (Terence Hill, Bud Spencer) dichiarano guerra a un mafioso (John Sharp) per aver distrutto la loro nuova dune buggy rossa. Una colonna sonora iconica assieme a una sceneggiatura gergale e il mitico duo che si imbarca in una nuova avventura umoristica: …altrimenti ci arrabbiamo! è figlio di una ricetta magica, grazie alla quale ha goduto fino ad oggi del titolo di vero e proprio cult movie.
30. Il ragazzo invisibile (2014)
Michele è un ragazzo di 13 anni che vive in una tranquilla cittadina di mare. Non è molto popolare a scuola, non brilla nello studio e non eccelle nello sport. Ma a lui non importa. A Michele basterebbe avere l’attenzione di Stella, la ragazza della sua classe che non riesce a smettere di fissare. Eppure ha la sensazione che lei non si sia nemmeno accorta di lui. Michele sembra bloccato nella routine, finché un giorno, inaspettatamente, accade qualcosa di straordinario: il giovane si guarda allo specchio e non vede se stesso… Una vera sfida reinterpretare il linguaggio dei cinecomic in Italia, ma Gabriele Salvatores prende la palla al balzo e decide di imporre una sua visione all’interno di questo filone così in voga.